mercoledì 9 gennaio 2019

Il gruppo pastorale

L'anno scorso, appena tornato dall'Italia, sono stato accolto da una sorpresa: ero stato nominato responsabile del gruppo pastorale del centro! Già vi facevo parte da un paio di anni, grazie alla mia veste di catechista, ed ho sempre cercato di portare le mie idee, confrontandole con quelle degli altri membri: credo sia stato questo il motivo che ha portato a questa scelta.
Le novità non erano certo finite: il gruppo era costituito esclusivamente dalla componente maschile del personale e nessuno avrebbe mai scommesso su di noi, soprattutto per quanto riguardava il modo con cui si sarebbe potuto rendere più bella la cappella. Eravamo io, don Claudio che è anche catechista e membro del consiglio pastorale della sua comunità, don Eliseo e Kevin, un educatore: questi ultimi erano molto perplessi sul fatto di far parte della squadra in quanto non praticanti e quasi del tutto digiuni su ciò che riguarda la fede. Come leader non li ho mai messi da parte e li incoraggiavo, anzi quando si trattava di dividersi i compiti cercavo di non metterli mai assieme, consapevole delle loro difficoltà ed in modo che io o don Claudio potevano consigliargli e guidarli durante lo svolgimento delle varie attività.
Come responsabile avevo il compito di gestire un gruppo eterogeneo e con alcune spiccate individualità: nelle varie riunioni ho sempre cercato il basso profilo, dando un'idea di massima su come far le cose ed accennando a quello che avevo in mente per poi dare loro la parola, accogliendo tutte le proposte, allo scopo di verificare se qualcosa andava cambiato o migliorato, incentivando un confronto che personalmente mi ha arricchito e ha dato ottimi risultati. Ci si divideva i compiti ed io monitoravo che tutto andasse per il meglio, inoltre se qualcuno era in difficoltà gli altri venivano a dargli una mano.
Il nostro scopo era quello di avvicinare i ragazzi ai momenti più importanti della fede con semplicità e rompendo i soliti schemi, cercando di volta in volta cose nuove per catturare la loro intenzione e fargli capire che pregare non è sinonimo di noia. Credo che ci siamo riusciti nonostante all'inizio ci sia stato più di qualche intoppo: il culmine l'abbiamo raggiunto con il Venerdì Santo con la rappresentazione vivente della Via Crucis, affidata a don Eliseo e Kevin con la partecipazione dei ragazzi più grandi. Mi son congratulato con loro perchè da non credenti hanno realizzato un qualcosa di meraviglioso che ha raccolto l'essenza del racconto della passione, ascoltando qualche consiglio da parte mia e di don Claudio: io stesso non sarei stato in grado di farla così bella forse perchè la mia fede mi avrebbe spinto a strafare e quindi a rovinare tutto.
Maggio ha impegnato tutti allo stesso modo visto che volevamo far conoscere ai fanciulli la figura di Maria perchè eravamo convinti che per pregare è utile anche conoscere: a turno ognuno si è preparato su un tema specifico per poi presentarlo. I più nervosi erano i due che poco masticavano i temi religiosi ma se la sono cavata egregiamente grazie anche al fatto che mi avevano chiesto di dargli una mano per fugare qualche dubbio. La cosa che più ci ha soddisfatto è il vedere i ragazzi aver gradito i nostri sforzi e questo ci bastava.
Con il passare del tempo siamo riusciti a vincere l'imbarazzo iniziale, il mio soprattutto perchè onestamente non mi piace dire agli altri quello che devono fare, e siamo arrivati perfino ad essere citati come esempio da Liliana nelle riunioni per la nostra puntualità e per la nostra organizzazione. Ciò ci ha permesso di aumentare la fiducia nei nostri mezzi e ci siamo lanciati in una nuova sfida: far conoscere ai ragazzi la Bibbia divertendosi attraverso dei giochi in cui mischiavamo conoscenza con abilità fisica ed in parte ce l'abbiamo fatta.
L'entusiasmo che ci prendeva nel realizzare le varie attività non ci ha reso però ciechi: alla conclusione di ogni iniziativa ci ritrovavamo per capire quali erano state le difficoltà incontrate e cosa c'era da migliorare perchè sicuramente non tutto era andato come si voleva. Non era semplice farlo per cui cominciavo a parlare io visto che essendo a capo del gruppo dovevo assumerne le responsabilità e dovevo essere d'esempio, poi a poco a poco anche gli altri hanno cominciato a fare autocritica: è stato un percorso graduale e sono contento di averlo fatto.
Il gruppo pastorale mi ha insegnato molto, soprattutto l'imparare a delegare ed avere fiducia delle persone con cui si lavora fianco a fianco, e spero che anche gli altri possano dire altrettanto: abbiamo camminato ed agito come una squadra, certo non sono mancati i battibecchi e le difficoltà, ma sono convinto di essere riusciti a creare qualcosa, a lasciare una parte di noi ai ragazzi. Grazie Kevin, don Claudio e don Eliseo per aver fatto gruppo con me quest'anno!
Har baje

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