In tutti gli incontri a
cui vengo invitato per parlare della mia esperienza c'è sempre una
domanda che si ripete e mi mette un poco in imbarazzo: di cosa mi
occupo nel centro? Non mi è facile rispondere visto che sono uno di
quelli che preferiscono i fatti alle parole ed a cui piace lavorare
nell'ombra, senza pensare ed eventuali complimenti e cercando di fare
qualcosa spinto dalla passione, inoltre non mi sono veramente mai
fermato a pensare al mio operato.
L'unica certezza è che
la mia giornata inizia intorno alle 7,30 della mattina, quando devo
somministrare le medicine ai ragazzi che ne hanno bisogno, per finire
non so quando tenendo presente che gli imprevisti sono sempre dietro
l'angolo e capaci di scombinare i piani.
In hogar mi occupo un po'
di tutto: la manutenzione della struttura mi occupa gran parte del
tempo visto che devo organizzare il lavoro di don Claudio ma mi
prendo cura anche del catechismo della prima comunione e della
cresima e della preparazione della cappella per la messa, oltre ad
essere il responsabile del gruppo liturgico del centro. Aiuto in
dispensa della cucina portando i viveri che mancano dall'altro
deposito che abbiamo e mi dedico all'infermeria di solito la mattina,
nei fine settimana e quando è assente chi ne è la responsabile. Mi
interesso di fissare gli appuntamenti e di portare i ragazzi dal
dentista, seguendoli nell'igiene orale, e faccio da barbiere. A volte
mi capita di sostituire la guardia notturna o gli educatori o Liliana
quando non è presente e succede di ritrovarmi in cucina, facendo la
pizza o la pasta oppure qualcosa che sicuramente i bambini
apprezzeranno.
Assieme ad alcuni dei
piccoli ospiti del centro realizzo un piccolo orto perchè credo che
la cosa più importante sia passare del tempo assieme a loro, che
sebbene non lo dicano apertamente hanno bisogno di qualcuno che gli
dia affetto e stia con loro. L'importante è condividere, camminare
per un po' in loro compagnia lungo il sentiero della vita e guidarli
perchè possano fare la scelta più giusta: succede così di giocare
con loro (gli scacchi ed calcio sono i loro passatempi preferiti), di
ascoltare della musica, di vedere insieme la televisione o di passare
ore e ore a chiacchierare ed a ridere in compagnia ma capita anche di
essere partecipi dei loro momenti di tristezza o di rabbia. Se hanno
bisogno di una mano nei compiti perchè l'educatore non può vengono
subito a cercarmi, tanto sanno già che non riesco a dirgli di no e
farò il possibile per aiutarli.
Quando potrei prendermi
una pausa mi capita di vedere un bambino isolato e/o che sta
piangendo e non riesco a fare finta di niente: mi avvicino a lui e,
nel caso in cui non abbia voglia di parlare, mi ci siedo accanto
finchè non inizia a guardarmi ed a dirmi qualcosa. Lo stesso accade
quando hanno fatto qualche marachella o si sono messi in qualche
guaio: li chiamo e mi siedo con loro per capire il motivo che li ha
spinti a comportarsi così e per farli ragionare sulle loro azioni,
arrivando a volte a dare dei castighi. Ci sono volte che rimango in
refettorio con chi non ne vuole sapere di mangiare per aiutarlo a
finire quello che ha nel piatto: magari resto con lui per più di un
ora ma non è mai tempo perso, tutt'altro. Per me è una cosa
naturale: non potrei voltarmi dall'altra parte dicendomi che in quel
preciso istante dovrei riposare, che non è far mio perchè sono lì
per loro, sono la mia priorità.
Più di una volta ho
bisticciato con Liliana perchè nota che ci sono giorni in cui non ho
tregua, tra personale che mi cerca o ragazzi che mi chiamano, e mi
dice di prendere una pausa per riprendere fiato: ha ragione, per
fortuna riesco a ritagliarmi degli attimi di tempo per rilassarmi ma
poi riparto perchè la mia coscienza mi dice di farlo.
Mi occupo anche della
preghiera serale che forse è il miglior modo per chiudere la
giornata: nell'augurarmi la buona notte qualcuno mi abbraccia e resta
con me fino all'ultimo... Lo considero il miglior segnale che mi
indica la bontà di quanto sto facendo e la gratitudine dei miei
ragazzi per esserci sempre per loro.
Quando vado a dormire mi
piace pensare a quanto fatto durante la giornata, che quasi sempre è
intensa (soprattutto dal punto di vista delle emozioni) e mai noiosa,
e la valuto in base all'essere riuscito o meno a strappare un sorriso
ai ragazzi: se ce l'ho fatta a farli felici posso dire che le mie
fatiche sono valse davvero la pena, nel caso contrario so che il
domani avrò una nuova possibilità per migliorarmi.
Har baje
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