Due settimane fa, al mio rientro
all'hogar, ho potuto conoscere due tipi di calore: quello che mi ha
accolto scendendo dall'aereo con temperature intorno i 35 gradi,
accompagnato da tassi di umidità elevati, e quello travolgente dei
ragazzi che, una volta superata la sorpresa nel rivedermi, sono
venuti a salutarmi.
C'era chi non nascondeva la sua gioia e cercava
un abbraccio, chi mi veniva incontro con un sorriso stampato in
faccia, qualcuno un po' più timido aspettava che gli altri se ne
andassero per salutarmi, non mancava quello che veniva da me con le
braccia aperte o che mi informava delle novità successe in mia
assenza: nel rivederli ero felice, mi erano davvero mancati!
Nei primi giorni me la sono presa un
po' comoda, guardandomi intorno per riabituarmi alla vita del centro
e per capire eventuali cambiamenti e problemi, ed ero sempre in buona
compagnia visto che avevo sempre con me qualche fanciullo, forse
desideroso di recuperare il tempo in cui non siamo stati assieme: la
cosa che forse più mi ha sorpreso è che abbiamo cominciato a
parlare, a ridere ed a scherzare come se non fossi mai andato via
mentre la mia assenza si era protratta per un mese e mezzo! Mi sono
divertito a parlare ed a giocare con loro, non potevo sottrarmi a
questa loro piccola richiesta perchè so che faceva bene sia a loro
che a me, e mi sono ritrovato spesso a lavorarci fianco a fianco,
stupendomi una volta di più della fila di volontari che mi si
presentavano davanti quando chiedevo una mano per fare qualcosa.
L'emozione più grande forse è quella
che mi hanno regalato i più piccoli, subito pronti a prendere la
palla al balzo per farmi diventare il loro compagno di gioco e per
stare con me: un paio di giorni fa mi sono allontanato da loro per
qualche istante e subito tre di loro mi sono corsi incontro
gridandomi “Papà, papi!” per circondarmi ed abbracciarmi sotto
gli occhi di qualcuna delle ragazze più grandi che a stento
trattenevano un sorriso di fronte a questa scena.... Difficile
descrivere quello che ho provato, il cuore mi si è riempito di
allegria ed era come se avessi toccato il cielo con un dito! Che dire
poi dei nuovi arrivi? Qualcuno mi viene incontro e mi abbraccia,
altri mi fissano e poi sorridono, c'è chi non perde un secondo per
starmi vicino e chi è un po' diffidente: ci vuole pazienza, non
ancora non ci conosciamo però il tempo è dalla nostra parte e ci
permetterà di farlo.
Non sono però tutte rose e fiori: c'è
qualche grana da risolvere come l'erba che per le piogge frequenti è
cresciuta a dismisura o qualcosa che si è rotto e va aggiustato; gli
imprevisti sono sempre dietro l'angolo per cui si scopre che le batterie delle camionette sono da cambiare al più presto o
in piena notte mi sveglio di soprassalto perchè un pezzo del
soffitto del corridoio ha ceduto. Quel che più mi preoccupa però è
il comportamento di alcuni ragazzi: uno dei più piccoli ha dei
momenti di rabbia così forti che è capace di distruggere tutto
quello che gli capita a tiro e urla come se lo stessero picchiando,
l'altro è un po' più grande ma si comporta come se avesse 6 o 7 anni,
gli piace disturbare gli altri imbeccandoli spesso con epiteti
pesanti, grida e si mette a piagnucolare se gli altri fanciulli
rispondono alle sue provocazioni. Più vedo questi atteggiamenti e
più mi interrogo su quale sia il miglior modo per rapportarsi con
loro, è chiaro che soffrono un disagio e che questa condotta è il
frutto di qualcosa ma a volte è davvero difficile sapere come
intervenire: ci vuole davvero tanta pazienza e tanto amore per
prendersene cura. L'unica certezza che ho nei loro confronti è che
rappresentano le prime sfide di quest'anno, so che ne verranno altre
e vanno tutte affrontate senza paura, con la serenità e la
convinzione che non sarò mai solo nel tentativo di fare sempre il
bene dei bambini: a rafforzare questa mia idea è stata la
comparsa di un arcobaleno sopra l'hogar la sera stessa del mio
ritorno, il miglior segnale che potessi ricevere e mi dà un'ulteriore conferma circa i motivi che mi hanno riportato ancora una volta qui.
Har baje
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