I quattro gemelli Choque Llanos |
Il comun denominatore degli arrivi e delle partenze è rappresentato dai bagagli: una o due borse di plastica (i più fortunati hanno uno zainetto) in cui sono racchiusi tutti i loro averi, i loro ricordi più preziosi, la loro vita. Nel vederli rimango sempre a bocca aperta, sebbene mi sia trovato a vivere più volte questa situazione ma non riesco a farmene una ragione: stupito dalle poche cose che si portano appresso, quasi incredulo di fronte alla scena che mi trovo davanti e che, con un pizzico di imbarazzo, mi fa dire che non mi basterebbero nemmeno due/tre scatoloni per imballare tutto ciò che si trova soltanto nella mia camera da letto in Italia. Una volta mi è capitato di aiutare a disfare la “valigia”: c'era qualche giocattolo malconcio, un peluche rattoppato, magliette con qualche buco ed asciugamani in cattive condizioni... Sono rimasto attonito, come può essere giusto un mondo in cui dei bambini di 8 anni possono avere soltanto questo?
Le partenze meritano un discorso a parte: dover salutare dei ragazzi con cui ho condiviso del tempo assieme, scherzato, chiaccherato, discusso ed a cui ho cercato di dare una parte di me, ritrovandomi pure arricchito del loro essere semplicemente sé stessi, è dura, spesso mi ritrovo con un groppo in gola difficile da mandar giù. Alcuni se ne sono tornati a casa, sperando che li attenda un roseo futuro, mentre altri, per motivi di età, sono stati trasferiti in altri hogar: qui attraverso vari laboratori verranno aiutati amterminare gli studi ed ad inserirsi nel mondo del lavoro.
I saluti non sono mai facili, spesso e volentieri si cerca di allontanarli dalla memoria ma ne ricordo con piacere un paio: il primo ha come protagonisti Gilberto e Boris. I due non volevano andar via, nei giorni precedenti mi hanno chiesto di fare una foto con loro e di stampargliela per avere un ricordo di me: al momento di congedarsi avevano gli occhi lucidi e preoccupati perchè li aspettava un nuovo inizio, mi hanno abbracciato e io facevo altrettanto mentre cercavo di rassicurarli e di dissimulare quanto provavo in quel momento.
Il secondo episodio di cui vi voglio rendere partecipi è accaduto la scorsa settimana e mi ha colto di sorpresa, in quanto spesso si sa almeno un paio di giorni prima chi se ne andrà e in questo caso ciò non è avvenuto: a salutarci erano i quattro gemelli Choque, che son tornati dalla mamma dopo che questa è ricomparsa dopo alcuni anni di totale assenza. Uno di loro, quello un po' più ribelle, ha voluto congedarsi da me da solo stringendomi forte mentre con gli altri tre c'è stato in un grande abbraccio collettivo e le due gemelline son ritornate indietro per salutarmi singolarmente un'ultima volta: quanto affetto nei miei confronti! Ammetto che in questi primi giorni mi mancano, eccome!
Se da una parte il distacco è doloroso, dall'altra penso che sia la miglior soluzione per loro: il poter tornare nella loro casa, in mezzo ai loro cari sperando che possano crescere con quell'amore di cui hanno tanto bisogno o il trasferirsi in un altro hogar in cui possano crescere e cominciare a pensare al loro futuro è una grande opportunità. Spero soltanto che parte di quello che ho fatto per loro ed ho cercato di trasmettergli lo conservino da qualche parte nel loro cuore e che di tanto in tanto gli possa servire e si possano ricordare di quel missionario italiano un po' matto che era lì per loro.
Agli addii però corrispondono altrettanti benvenuti: i nuovi arrivi sono gruppi di fratelli, bisognosi di qualcuno che li ascolti, passi il tempo con loro e dandogli la giusta importanza. Dopo alcuni giorni, cominciano a cercarmi, a vedermi come un saldo riferimento a cui rivolgersi ad occasione e soprattutto i più piccoli non vedono l'ora di starmi vicino. Per loro venire qui rappresenta un nuovo inizio mentre per me è il punto di partenza di un nuovo cammino insieme, cercando di potergli offrire almeno una piccola parte di quello di cui hanno bisogno.
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento