Quella appena passata è stata una
settimana intensa, in cui non mi è mancato niente: il martedì
mattina sono andato a dar la sveglia ai più piccoli, che hanno
un'età compresa fra i 6 e gli 8 anni. Erano le 6 della mattina e il
vederli ancora nelle braccia di Orfeo mi inteneriva, meravigliandomi delle posizioni “acrobatiche” in cui riuscivano a dormire e
rammaricandomi del fatto che dovevo farli alzare: aiutato da due
ragazzi più grandi, Ricardo e Fabricio, li ho svegliati dolcemente e
ho invitato chi aveva fatto la pipì a letto di fare la doccia mentre
portavo fuori il materasso per asciugarlo (non c'è la tela cerata per impedire che il letto si bagni).
Poi li ho spinti a vestirsi ed a pulire la stanza, portando un po' di
pazienza in quanto ancora mezzi addormentati, come il sottoscritto, e
li ho fatti uscire per andare prima a fare colazione e poi a scuola.
Il mercoledì ha un po' scombinato i
piani per il maltempo ma un po' con la televisione e un po' inventando
dei giochi il tempo è passato velocemente. La sera ho salutato
Jairo, di 8 anni, che è tornato a casa da sua mamma: un bambino
vivace che il sabato mattina veniva a bussare alla porta della mia
stanza per chiedermi di prestargli una pallina e che,
in più di un'occasione, si è addormentato tra le mie braccia. Mi
mancherà!
Giovedì sono andato in città coi
ragazzi a prendere il pane, visto che non siamo potuti andare il
giorno prima: è stato il mio primo approccio con una strada che
l'acqua aveva trasformato in fango e presentava alcune pozzanghere in cui veniva sommersa quasi la metà della camionetta! La
paura di impantanarsi era tanta ma con un po' di prudenza e
procedendo a bassa velocità tutto è andato per il meglio. Prima del
pranzo è arrivato Boris, un nuovo ragazzo di 15 anni che presenta i
segni di una brutta ustione in tutta la parte sinistra del corpo.
Durante le serate ho cominciato a
girare per i vari saloni di studio, vedendo ed interessandomi a
quello che i bambini stavano facendo: nel sentire le mie domande, gli
vedevo brillare gli occhi ed erano contenti che qualcuno fosse lì a prestare loro attenzione! In queste occasioni mi è capitato di
aiutare qualcuno che è al primo anno di scuola e di stare con Ana,
una bambina all'ultimo anno di asilo, che ha voluto le leggessi una
storia e la tenessi in braccio mentre faceva dei disegni: ho
provato un'emozione strana che mi reso felice e mi fa capire che sono
sulla strada giusta.
Il sabato invece, oltre a fare le
pulizie di camera e cucina, sono stato a fare le prove di canto e una
passaggiata con i bambini, concludendo la giornata parlando di
astronomia fissando il cielo con il naso all'insù: splendido!
Le domeniche invece si stanno rivelando
impegnative, vuoi perchè non c'è scuola sia perchè non ci sono
attività che occupi i ragazzi: mi vengono sempre a cercare per un
motivo o per un'altro e, dopo avergli spiegato che avevo da fare e
dovevano aspettare, non passano nemmeno dieci minuti
che ritornano! Il risultato è che dopo un po' abbandono quello che
stavo facendo per poi riprenderlo quando, nel primo pomeriggio,
guardano la televisione: devo dire però che la cosa non mi spiace
affatto!
La mattina verso le 11 c'è la Messa e,
appena entro, trovo sempre Capy, di 7 anni, che mi sorride e mi
mostra che mi ha tenuto il posto: questa domenica però l'ho passata
più fuori dalla cappella dell'hogar che dentro perchè Christian, di
7 anni, piangeva e gridava come un ossesso. Vedendo che non
rispondeva alle mie domande e che continuava a piangere, son rimasto
con lui coccolandolo e parlandogli dolcemente finchè non si è
tranquillizzato ed ha voluto entrare tenendomi per mano e standomi
sempre accanto.
Dopo alcune visite impreviste di
familiari (che dovrebbero venire soltanto la prima domenica del mese)
e aver fatto delle fotocopie di documenti importanti per l'assistente
sociale, ho giocato e son stato coi ragazzi fino all'ora della cena,
finita la quale ho aspettato con loro l'ora in cui vanno a lavarsi e poi
dormire: stavo già pregustando quel momento, consapevole che poi
avrei avuto finalmente un po' di tranquillità, quando arriva zoppicare Fernando
con un piede sporco di sangue perchè qualcuno gliel'aveva pestato
violentemente. Subito sono andato a prendere le chiavi
dell'infermeria, provvedendo poi a disinfettare la ferita ed a
fasciarla delicatamente per non fargli più male di quanto già ne
provava: mi ha ringraziato per essermi preso cura di lui e mi ha
sfoderato un sorriso smagliante come ricompensa!
Posso dire che, nonostante ancora
qualche difficoltà nella lingua e la fatica che a volte si fa
sentire, le cose stanno procedendo bene e stanno pian piano
prendendo una piega positiva: speriamo che questo sia solo l'inizio
di una bellissima esperienza!
Har baje
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