lunedì 18 marzo 2013

Una settimana super


Quella appena passata è stata una settimana intensa, in cui non mi è mancato niente: il martedì mattina sono andato a dar la sveglia ai più piccoli, che hanno un'età compresa fra i 6 e gli 8 anni. Erano le 6 della mattina e il vederli ancora nelle braccia di Orfeo mi inteneriva, meravigliandomi delle posizioni “acrobatiche” in cui riuscivano a dormire e rammaricandomi del fatto che dovevo farli alzare: aiutato da due ragazzi più grandi, Ricardo e Fabricio, li ho svegliati dolcemente e ho invitato chi aveva fatto la pipì a letto di fare la doccia mentre portavo fuori il materasso per asciugarlo (non c'è la tela cerata per impedire che il letto si bagni). Poi li ho spinti a vestirsi ed a pulire la stanza, portando un po' di pazienza in quanto ancora mezzi addormentati, come il sottoscritto, e li ho fatti uscire per andare prima a fare colazione e poi a scuola.
Il mercoledì ha un po' scombinato i piani per il maltempo ma un po' con la televisione e un po' inventando dei giochi il tempo è passato velocemente. La sera ho salutato Jairo, di 8 anni, che è tornato a casa da sua mamma: un bambino vivace che il sabato mattina veniva a bussare alla porta della mia stanza per chiedermi di prestargli una pallina e che, in più di un'occasione, si è addormentato tra le mie braccia. Mi mancherà!
Giovedì sono andato in città coi ragazzi a prendere il pane, visto che non siamo potuti andare il giorno prima: è stato il mio primo approccio con una strada che l'acqua aveva trasformato in fango e presentava alcune pozzanghere in cui veniva sommersa quasi la metà della camionetta! La paura di impantanarsi era tanta ma con un po' di prudenza e procedendo a bassa velocità tutto è andato per il meglio. Prima del pranzo è arrivato Boris, un nuovo ragazzo di 15 anni che presenta i segni di una brutta ustione in tutta la parte sinistra del corpo.
Durante le serate ho cominciato a girare per i vari saloni di studio, vedendo ed interessandomi a quello che i bambini stavano facendo: nel sentire le mie domande, gli vedevo brillare gli occhi ed erano contenti che qualcuno fosse lì a prestare loro attenzione! In queste occasioni mi è capitato di aiutare qualcuno che è al primo anno di scuola e di stare con Ana, una bambina all'ultimo anno di asilo, che ha voluto le leggessi una storia e la tenessi in braccio mentre faceva dei disegni: ho provato un'emozione strana che mi reso felice e mi fa capire che sono sulla strada giusta.
Il sabato invece, oltre a fare le pulizie di camera e cucina, sono stato a fare le prove di canto e una passaggiata con i bambini, concludendo la giornata parlando di astronomia fissando il cielo con il naso all'insù: splendido!
Le domeniche invece si stanno rivelando impegnative, vuoi perchè non c'è scuola sia perchè non ci sono attività che occupi i ragazzi: mi vengono sempre a cercare per un motivo o per un'altro e, dopo avergli spiegato che avevo da fare e dovevano aspettare, non passano nemmeno dieci minuti che ritornano! Il risultato è che dopo un po' abbandono quello che stavo facendo per poi riprenderlo quando, nel primo pomeriggio, guardano la televisione: devo dire però che la cosa non mi spiace affatto!
La mattina verso le 11 c'è la Messa e, appena entro, trovo sempre Capy, di 7 anni, che mi sorride e mi mostra che mi ha tenuto il posto: questa domenica però l'ho passata più fuori dalla cappella dell'hogar che dentro perchè Christian, di 7 anni, piangeva e gridava come un ossesso. Vedendo che non rispondeva alle mie domande e che continuava a piangere, son rimasto con lui coccolandolo e parlandogli dolcemente finchè non si è tranquillizzato ed ha voluto entrare tenendomi per mano e standomi sempre accanto.
Dopo alcune visite impreviste di familiari (che dovrebbero venire soltanto la prima domenica del mese) e aver fatto delle fotocopie di documenti importanti per l'assistente sociale, ho giocato e son stato coi ragazzi fino all'ora della cena, finita la quale ho aspettato con loro l'ora in cui vanno a lavarsi e poi dormire: stavo già pregustando quel momento, consapevole che poi avrei avuto finalmente un po' di tranquillità, quando arriva zoppicare Fernando con un piede sporco di sangue perchè qualcuno gliel'aveva pestato violentemente. Subito sono andato a prendere le chiavi dell'infermeria, provvedendo poi a disinfettare la ferita ed a fasciarla delicatamente per non fargli più male di quanto già ne provava: mi ha ringraziato per essermi preso cura di lui e mi ha sfoderato un sorriso smagliante come ricompensa!
Posso dire che, nonostante ancora qualche difficoltà nella lingua e la fatica che a volte si fa sentire, le cose stanno procedendo bene e stanno pian piano prendendo una piega positiva: speriamo che questo sia solo l'inizio di una bellissima esperienza!
Har baje


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