Ieri ero un po' triste, era il giorno
in cui i ragazzi che ho preparato dovevano ricevere la Cresima ma per
il paro indefinido non è stato possibile: portarli al Don Bosco sarebbe stato un azzardo, era troppo rischioso, Padre Ottavio mi aveva detto che ai suoi lavoratori
avevano bucato le ruote delle biciclette, cosa poteva capitarmi se
avessi cercato di arrivarci con la camionetta? Il destino per una volta mi
ha giocato un brutto scherzo: è stato proclamato lo stop dello
sciopero a mezzogiorno del sabato, dopo più di un mese di strade
bloccate e non solo, ma non c'era il tempo sufficiente per avvisare le loro famiglie
ed improvvisare sarebbe stato ingiusto nei
confronti di chi ho avuto l'onore di preparare quest'anno.
A malincuore mi ero rassegnato alla
cosa, davanti a certi eventi si è del tutto impotenti, non si può fare niente, ed ho sentito
il dovere di comunicarlo alle adolescenti presenti nel centro, che non vedevano
l'ora di ricevere il sacramento: quello che mi spiazza è di non avere più una data precisa, è tutto sospeso e l'unica cosa di cui sono
sicuro è che dovrò farmi trovare pronto quando sarà il momento e
continuare ad accompagnare questi giovani. Mi hanno ascoltato e
capito, mi hanno rassicurato come solo loro sanno fare e per me è
stato importante.
Sono dei bravi ragazzi e la mente
ritorna a due domeniche fa, quando li ho portati al fiume per
l'ultima lezione. Al diavolo il paro, che mi ha fatto saltare tutti i piani
che avevo sull'uscita da fare con loro e che tanto desideravano, anzi
mi rimproveravano del fatto che i primi a salire con me fossero stati
i bambini di prima comunione, ben più turbolenti e capaci di darmi più di qualche grattacapo: in effetti non avevano tutti i torti, è
stato un bel gruppo con cui poter camminare e meritavano qualcosa di speciale.
Quando ho avvisato che saremmo andati
al fiume non stavano più nella pelle e, all'ora stabilita, si sono
fiondati nella camionetta: una volta arrivati, ho frenato il loro
entusiasmo dicendogli che prima di mettersi nell'acqua dovevamo
affrontare un ultimo tema. Mi hanno guardato un po' perplessi ma poi
si sono incuriositi quando sul prato ho ordinato sandali, un elmo,
uno scudo e una spada: dovevo parlargli dell'armatura di Dio, quella
che da ora in poi dovranno indossare solo se vorranno. Non è
stata una cosa lunga ma sentivo che andava fatta e doveva concludersi con un piccolo regalo: un libro coi quattro Vangeli che sono certo gli sarà utile.
Alla fine tutti in acqua, io sulla riva
e loro giocando, correndo, gridando: ero contento nel vederli così,
sebbene fossi un po' in imbarazzo vista che la maggioranza erano
ragazze. Fortuna che è venuta Liliana e suo marito a farmi compagnia
e mi hanno fatto vincere questa sorta di timidezza: quando mi hanno
preso di sorpresa con degli schizzi ho rotto gli indugi e mi sono
ritrovato a giocare con loro. Era quello che desideravano, il loro
catechista giocare con loro ed è stato un momento indimenticabile
perchè quella sottile linea di separazione che esisteva durante il
catechismo si era spezzata, ero semplicemente Marco che si stava
divertendo con loro. Vedevo i loro volti raggianti e questo mi
bastava, sebbene pensassi che ormai mancava davvero poco dal dover salutare questo piccolo gruppo e di come si sia rivelato unito fin da subito rispetto a quelli che l'hanno preceduto: sono fortunato ad averci fatto
un pezzo di strada assieme ed un po' mi dispiace che questo sia stato
l'ultimo giorno di catechismo.
Non era però ancora il momento per questi
tristi pensieri e, per concludere la passeggiata, gli ho offerto una
merenda, uno spiedino di carne che vendevano lì vicino: hanno
apprezzato e siamo tornati a casa cantando e con il sorriso sulle
labbra. Mi mancheranno, lo so, ma non c'è tempo per i rimpianti: ci
sono ancora dei passi da fare insieme, vogliono che li accompagni a
confessarsi e per ultimo la cerimonia della Cresima, dove starò con
il cuore pieno d'orgoglio per tutto il tempo passato insieme.
Har baje
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