Il paro continua, si aspetta che il Parlamento rettifichi quanto detto dal Presidente ed è un'attesa snervante, qui tutti sperano l'annuncio che finalmente ci riporti alla normalità ma questo tarda ad arrivare. Nel frattempo i blocchi si fanno più duri, si rinforzano con cumuli di calcinacci e si moltiplicano, sorgendo in posti dove prima si poteva circolare liberamente, passare è sempre più difficile anche a volte la cosa si semplifica mettendo mano al portafoglio.
Ormai è passato più di un mese dall'inizio di questa forma di protesta ed a mio avviso la situazione per certi versi è peggio del 2019: nonostante ciò la Provvidenza non ci abbandona e mi son ritrovato ad andare a ritirare una donazione di pollo. Non sarei andato da solo, con me sarebbe venuta l'assistente sociale che poi sarebbe rimasta in città per tornare a casa dopo qualche giorno passato in hogar ed ho voluto la compagnia di Daniel, il tuttofare, perchè non me la sentivo di affrontare da solo il ritorno visto il momento delicato che sta vivendo Santa Cruz.
Partiamo il sabato prestissimo, alle 6: è uno dei giorni che le autorità locali hanno stabilito per permettere alla popolazione di rifornirsi per cui circolare dovrebbe essere più semplice. Liliana farà da apriprista con la sua macchina in quanto deve andare in città per delle commissioni e ci separeremo solo in prossimità della zona industriale. Partiamo e ci immettiamo sulla strada principale che porta a Santa Cruz per l'unico accesso rimasto ancora aperto nella zona, gli altri sono stati interrotti con rami, pneumatici e mucchi di detriti. Optiamo per transitare per la via che ci porta in prossimità della nostra destinazione e dopo neanche un chilometro ci ritroviamo davanti al primo punto dove si deve dare qualcosina per circolare: è Liliana a pagare e lo farà fino a quando non ci separeremo. Ci troviamo in una rotonda, praticamente sono solo due uscite dove è possibile transitare, le altre risultano bloccate da ogni genere di materiale: mi muovo lentamente, limitandomi ad osservare quasi incredulo quello che ho davanti agli occhi, ed il cuore batte all'impazzata, avverto un po' di timore in quanto so che non sarà una passeggiata.
Qualche chilometro più in là, dopo aver notato che avevano rimosso delle pietre per assicurare il passaggio, ecco che le barricate si moltiplicano, la distanza tra loro è irrisoria e la più breve non raggiunge il centinaio di metri: per passare sono necessari degli spiccioli, qualcuno ringrazia ed è proprio in quel tratto del cammino ho davvero paura. Tra i custodi dei vari posti di blocco c'è chi è armato di bastone, si nota qualche ubriaco o chi è sotto l'effetto di colla o di non so quale sostanza: i miei compagni di viaggio mi dicono che è in questo modo che si procurano i soldi per la loro dipendenza. Con sorpresa vedo una postazione in cui ci sono solo bambine, la più grande avrà avuto massimo 15 anni mentre più avanti è un uomo in carrozzina ad esigere il pedaggio.
Arriviamo in prossimità della zona industriale, mi congedo di Liliana ed a vicenda ci auguriamo di avere fortuna: qui le strade sono più percorribili, c'è più traffico e persino si notano i micro. Tiro un respiro di sollievo, in quella zona non ci sono ostacoli e questo mi fa pensare, trovo insolito che qui dove ci sono industrie, camion e un viavai di lavoratori le vie risultano libere mentre in altri luoghi meno frequentati ci sono più impedimenti al proprio cammino. Nonostante qualche contrattempo ed uno scambio di idee con rappresentanti di altre case di accoglienza che mi confermano l'idea di un aggravarsi della situazione, ricevo la donazione ed imbocco la strada per tornare all'hogar, dopo essermi congedato dall'assistente sociale augurandole il meglio. Rispetto all'andata ci sono meno barricate ma non ce n'è uno che, vedendo il logo del centro, mi esenti dal lasciare un'offerta: sorrido, pensando al fatto che visto che, trattandosi di un giorno in cui ci si può rifornire, non dovrebbero nemmeno fermarci e pretendere dei soldi ma è inutile discutere, loro hanno il coltello dalla parte del manico. Per onor di cronaca c'è da dire che, spesso, la somma raccolta in ogni punto va per quella che chiamano la "pentola comune", che garantisce da mangiare a tutti coloro che sorvegliano i vari blocchi per cui va bene così, si tratta di appoggiare una buona causa. A parte qualche eccezione, non ci sono molte brutte facce in giro ma qualche bambino ancora è presente.
Ormai credo che il peggio sia passato, manca solo passare per la rotonda dell'andata: quando mi avvicino vedo più di qualche vettura fare inversione e tornare indietro. Mando Daniel a parlare con quella che credo sia una delle dirigenti del punto di blocco: questa ci guarda attentamente, vede la camionetta e dice che ci lascerà passare, a condizione di stazionare su un lato fino a quando i camion dell'altra parte saranno passati. Passano i minuti, fa caldo e temo che i polli vadano a male, chiediamo nuovamente lumi quando sentiamo i clacson e le urla dei conducenti dei tir che si trovano nel lato opposto al nostro: vogliono passare e litigano con chi per protesta non permette loro di continuare il loro cammino. Gli animi si accendono e per non correre il pericolo di trovarmi nel mezzo di tafferugli opto per tornare indietro e trovare una via alternativa, consigliatami proprio dalla donna con cui avevamo parlato in precedenza. Sebbene quella via fosse dissestata, eccomi a pagare per poter transitare nel punto dove il cammino è più brutto. Usciamo per la strada principale che porta a Santa Cruz passando per un piccolo varco tra i detriti e corriamo contenti al centro, ringraziando di avercela fatta nonostante il tanto tempo impiegato, stavamo bene e questo era l'importante.
Unica nota stonata il fatto di non rendermi conto che in prossimità dell'ultimo ostacolo fra noi e l'hogar fossero stati sparsi dei chiodi che mi hanno bucato uno dei pneumatici del veicolo: grazie al Cielo la cosa non mi ha dato problemi fino a destinazione, è stato soltanto dopo qualche ora che la ruota si è sgonfiata del tutto. Poco importa, quel che conta è essere riusciti a portare a casa da mangiare per i ragazzi e che siamo arrivati sani e salvi al centro, grazie alla Provvidenza che una volta di più non ci ha lasciato soli.
Har baje
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