Oggi è il quindicesimo giorno da
quando è cominciato il paro indefinido per protestare contro i
presunti brogli elettorali: posso affermare che la situazione si è
fatta più difficile in quanto ci sono scontri tra i manifestanti ed
i sostenitori del presidente Morales, con decine di feriti e purtroppo
con 2 morti accertati fino ad ora, ed è più problematico
oltrepassare i vari blocchi stradali nonostante si sia provvisti di
un'autorizzazione speciale per transitare in auto.
Chi passa deve subire una perquisizione
del veicolo mentre la targa ed il luogo a
cui si è diretti vengono annotati su un registro. Non ci sono problemi per i pedoni ed i ciclisti, a
condizione che non portino uno zaino con sé altrimenti devono subire
un controllo sul suo contenuto; i motociclisti invece devono scendere
dal mezzo ed attraversare lo sbarramento a piedi. Rispetto ai primi
giorni i vari punti che interrompono le varie vie si sono
intensificati e più si va verso la città più risulta faticoso
andare avanti visto che aumentano in maniera esponenziale fino ad arrivare a
trovarne uno ogni 50/100 metri. L'ho potuto sperimentare sulla mia
stessa pelle proprio ieri quando ho accompagnato Liliana e tre
ragazze a ritirare una generosa donazione di prodotti alimentari che,
altrimenti, sarebbero destinati al macero visto che non c'è modo di distribuirli alle scuole per l'attuale situazione: c'è chi
vedendo il logo dell'hogar nella camionetta ci lasciava passare,
informandosi però sul motivo del nostro spostamento; altri, per darci il permesso di proseguire, ci
chiedevano i documenti in cui risulta che siamo autorizzati a
circolare e purtroppo non mancava
chi si rifiutava di farci continuare nel nostro cammino malgrado
avessimo tutti i requisiti richiesti per transitare, costringendoci
così a cercare un percorso alternativo. A volte avevo l'impressione di
trovarmi in un labirinto in cui risultava un'impresa trovare una
stradina sgombra da pneumatici, recinti di fortuna, corde e
manifestanti per proseguire verso la meta desiderata, senza doversi
fermare continuamente e pregare di poter passare. Diventava davvero
snervante dover ripetere la stessa solfa ad ogni blocco, sperando nel
buon cuore di chi ci ritrovavamo davanti e ringraziandolo davvero di cuore
per averci concesso di poter transitare, ma ho imparato anche cosa
significa fare bel viso a cattivo gioco quando l'unica opzione
possibile per poter continuare in una certa direzione è dover
scendere dalla camionetta, rimuovere le gomme dell'auto, i rami, i
coni e le corde che intralciano il cammino e, una volta che il veicolo sia passato, rimetterle esattamente come stavano mentre il
responsabile di quel punto di blocco mi guardava seduto e mi
redarguiva di sistemarlo il più velocemente possibile oppure quando due o
tre persone ci negavano l'attraversamento perchè il passaggio si
trovava a qualche decina di metri da loro ma ci avrebbero evitato delle complicate manovre di inversione se solo avessero alzato di
qualche centimetro la corda con cui inibivano il passaggio. In quei
momenti ho ammirato Liliana per la pazienza e per il modo con cui
parlava ad ogni barriera, il suo non perdersi d'animo quando ci
toccava tornare indietro e trovare un percorso alternativo per
arrivare nel luogo dove ci sarebbe stata consegnata la donazione.
Per l'intero tragitto mi ha fatto
specie vedere le strade prive del grande traffico che
contraddistingue Santa Cruz ma ora piene di decine, di centinaia di
persone che a piedi o in bicicletta cercano di andare a comprare
qualcosa da mangiare o si recano al lavoro, affrontando il forte calore
di questi giorni: a tal proposito mi ha impressionato la
testimonianza di un'anziana signora, alla quale abbiamo dato un
passaggio, che mi raccontava che per andare a vendere al mercato era
costretta a camminare per più di 10 chilometri poichè l'unica
strada ancora libera che permetteva a suo nipote di portarla in auto
l'avevano interrotta alcuni giorni fa con pietre e veicoli posti di traverso ed i mototaxisti avevano più che raddoppiato la tariffa per quella
tratta... Ormai era già passata una settimana e le sue articolazioni cominciavano a farle male ma non aveva
alternativa: o faceva così o lei e la sua famiglia non sarebbero arrivate nemmeno alla fine della giornata, aveva bisogno di lavorare!
Fortunatamente in hogar stiamo bene, la
nostra preoccupazione è come gestire i ragazzi con metà personale
ma tra passeggiate al fiume, televisione, giochi ed attività varie
si riesce a fargli passare delle belle giornate. Anche per loro però
non è facile e a volte mi spiazzano quando mi chiedono “Marco,
mañana hay clase?”, per sapere se il giorno dopo andranno a
scuola: non so proprio cosa dirgli visto non ho la più pallida idea di
quando tutto questo finirà, la situazione cambia di ora in ora ma
non si sa quando tornerà alla normalità e non posso di certo
raccontargli una bugia per farli star buoni. Mi trovo in difficoltà
pure con i fanciulli che seguo nella preparazione di Prima Comunione
e Cresima perchè alla loro domanda sulle date delle due cerimonie
non posso fornire alcuna certezza: erano già state fissate ma con
tutto quello che sta avvenendo sicuramente cambieranno... Quando? Non
posso dare loro alcuna certezza al riguardo e mi costa vedere che
quei volti carichi di aspettativa, di fronte alle mie parole, a poco
a poco si ingrigiscono e vengono colpiti da un'ondata di delusione e
tristezza: l'unica cosa che posso fare è prepararli al meglio in
modo che saranno pronti quando arriverà il momento.
L'unico grande problema che finora
abbiamo affrontato è stato con il gas: non essendoci gli allacciamenti si
cucina con le bombole e purtroppo in questi giorni i due serbatoi
principali ed i tre contenitori di riserva si sono esauriti...
Conseguenza? Il pane l'ho cucinato con il forno a legna mentre la
cuoca finiva di preparare il pranzo con il poco gas rimasto. La
fortuna vuole che in piazza nel pomeriggio arrivi il camion che vende
le bombole ma la coda è lunga, inoltre ne vendono solamente una per
famiglia. Non mi tiro indietro e vado con due ragazzi, ci mettiamo in
fila, dopo un po' mi faccio coraggio e vado dai titolari del furgone
a domandare se possono fare un'eccezione visto che si tratta di un
hogar. Mi chiedono se mi avevano dato già il numero e, alla mia
risposta negativa, mi dicono di rimettermi in coda, rassicurandomi però che potrò comprare due pezzi: rimango perplesso, ho molte persone
davanti e dubito che riuscirò nel mio intento ma bisogna aver fede.
Dopo circa mezz'ora sotto il sole un ragazzo mi chiama e mi indica di
andare all'inizio della fila: lì mi informano che hanno finito di vendere a
chi avevano assegnato il numero e che parte del loro carico è
rimasto invenduto per cui hanno deciso di dare priorità al centro,
nonostante abbia varia gente davanti a me. Qualcuno ai primi posti
della coda mugugna, una persona protesta ed ad alta voce afferma che
non gli importa niente se i miei ragazzi non potranno mangiare nulla
di cotto e che non sono affari suoi, visto che anche lui
ha bisogno del gas: gli animi si scaldano nonostante i proprietari
del furgone cercano di spiegare la loro decisione, temo di essere
linciato perchè l'atmosfera si fa tesa e coi miei piccoli amici
cerco di fare in fretta e porto le due bombole di corsa alla
camionetta per tornare rapidamente a casa. Nonostante gli attimi
concitati non ho potuto fare a meno di notare che il numero che
assegnavano alla gente veniva indicato sia sul recipiente vuoto che
sul braccio della persona: ciò serviva ad evitare che qualcuno
facesse il furbo ma questa soluzione mi ha lasciato alquanto
perplesso, anche se mi ha fatto capire come le cose si stessero
complicando.... Non si fa solo coda per il gas ma anche per comprare
frutta, formaggio, i supermercati si stanno svuotando mentre ci sono
lunghe file per andare a prelevare o per entrare in banca: sono scene
surreali, a stento riesco a crederci nonostante mi ritrovi io stesso
ad aspettare pazientemente il mio turno per diverso tempo.
In tutto questo però non manca mai
qualcosa da apprezzare e che fa strappare un sorriso: oggi, dopo due
settimane, mi sono felicemente sorpreso nel vedere arrivare il furgone che ci
porta la verdura e la frutta... Gli hanno dato un permesso speciale
per poter circolare e così ci ha portato tutto ciò che ci serve per
dare da mangiare ai fanciulli per una settimana: stentavo davvero a
crederci! Era un piccolo assaggio di quella normalità che comincia
un po' a mancarmi e non potevo che gioire per questo! E la cosa più
bella era poterlo fare assieme ai miei ragazzi!
Har baje
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