domenica 10 novembre 2019

Le ultime notizie dalla Bolivia

Il presidente Morales si è dimesso: è questa la notizia più importante della giornata! Una domenica convulsa che è cominciata con l'annuncio, da parte di una commissione dell'Organizzazione degli Stati Americani, che effettivamente le elezioni dello scorso 20 ottobre erano macchiate da numerosi brogli: iniziano ad arrivare note che informano che verranno indette delle nuove elezioni, una volta cambiati tutti i membri del Tribunale Speciale Elettorale; giungono voci poi confermate di dimissioni di ministri, governatori e di altre cariche dello Stato che fanno parte del partito del presidente; dai social confermano che l'Esercito consiglia a Morales di lasciare la propria carica mentre il presidente del comitato civico di Santa Cruz entra nel Palazzo di Governo con la carta di richiesta di dimissioni del Capo dello Stato. La sede però è vuota perchè Morales con i suoi più fedeli collaboratori se n'è andato da La Paz con l'aereo verso una non ben precisata meta.
Al momento dell'annuncio stavo cucinando la pizza con alcuni ragazzi e ci sembrava strano il sentire scoppi di petardi e di fuochi d'artificio, inusuale per quell'ora: era il segno che qualcosa di grosso stava per accadere. Non riesco a resistere e guardo sul cellulare: non riesco a credere ai miei occhi, il primo post che vedo nella mia bacheca mi informa che Morales sta rinunciando alla sua carica... Non sto nella pelle, lo comunico ai tre fanciulli che mi stanno aiutando che gridano dalla felicità, mi dirigo poi al campetto dove gli altri stanno giocando, chiamo alle educatrici e le comunico la notizia mentre da fuori si sentono colpi da sparo e i clacson delle auto: tutti stanno festeggiando come se si fosse vinto un mondiale di calcio! I bambini mi circondano increduli, sorridono, urlano di gioia, vogliono ascoltare l'audio delle parole di chi fino a pochi secondi fa era il loro presidente e più di qualcuno mi dice pieno di gioia “Evviva domani si torna a scuola!”... Mi fa una certa impressione sentire da loro queste parole ma mi rendo subito conto del loro desiderio di ritornare alla normalità, che è pure il mio, perchè effettivamente più passano i giorni e più la situazione si fa pesante.
Il paro indefinido sta mettendo alla prova un po' tutti e gli animi purtroppo cominciano a scaldarsi, come mi è successo di vedere venerdì, quando sono andato a comprare due bombole di gas per la cucina. Memore di come erano andate le cose l'ultima volta mi faccio accompagnare da due dei ragazzi più grandi e da Jones, il nuovo tuttofare. Appena arrivato mi accorgo che la fila è molto più lunga rispetto a qualche giorno fa, per cui opto per metterci in coda senza richiedere favoritismi e con la speranza di riuscire nel nostro intento. Non sarà passata mezz'ora ed ecco che ci informano che la vendita è finita ma vedo che davanti al camion pieno di bomboloni si forma un gruppo di persone che parlano vivacemente tra loro e cominciano a poco a poco ad alzare la voce: devo andare a verificare cosa sta succedendo, così incarico a Jones di rimanere ad aspettare e di sorvegliare i fanciulli. Arrivato lì rimango sorpreso nel vedere che il carico del veicolo è costituito per più di metà da recipienti pieni: i proprietari dicono che devono andare a rifornire un'altra zona ma c'è chi gli fa osservare che non avevano nemmeno avvisato che avrebbero venduto solo un numero preciso del proprio prodotto. Comincia un tiramolla in cui volano le parolacce e una delle persone della fila mette la propria macchina di traverso per impedire al furgone di andarsene: solo in questo modo riprende la possibilità di comprare il gas che però si interrompe dopo una quindicina di minuti. I venditori se ne vogliono andare, cercano di spiegare le proprie ragioni ma la gente non vuole che se ne vadano, c'è chi ha aspettato sotto il sole per ore e non vuole giustamente tornare a casa a mani vuote. Per impedire al veicolo di muoversi si forma una catena umana mentre inizia un'accesa discussione tra i proprietari del camion e chi sta in fila: mi avvicino nuovamente, constatando la presenza di molte bombole piene, e rimango di stucco quando viene proposto a chi sta lì aspettando il proprio turno di fare gruppo in modo da andare direttamente a comprare il gas per tutti, una proposta allucinante!
Dicono che ci sono altre zone che devono essere approvvigionate e che hanno bisogno di loro ma qui ci sono almeno 6 urbanizzazioni, popolate da più di qualche migliaio di individui, che hanno questa necessità. La tensione sale in maniera esponenziale finchè vengono alle mani, mi allontano per non rimanere coinvolto: stento a credere ai miei occhi, si stanno prendendo a pugni per avere una bombola del gas! Che la situazione era difficile già lo sapevo ma mai avrei pensato si sarebbe arrivati a così tanto! Si riesce a stabilire la calma, arriva la polizia che purtroppo non può far molto perchè rischia di prenderle e non può imporre la vendita: rimango in attesa di vedere quello che succede, non ho alternative perchè mi servono assolutamente quelle due bombole, non sono per me ma per i ragazzi... Se desisto l'unica alternativa è cucinare a legna, con tutte le difficoltà del caso! Poichè gli animi sono accesi prendo la decisione di mandare i due ragazzi alla camionetta se le cose precipitassero ma per fortuna non è così: la vendita riprende un'altra volta, con la condizione che ciascuno acquisti solo un contenitore. All'udire questo, passo a Jones i soldi necessari per prenderne una mentre io mi sarei incaricato di comprarne un'altra: non sarebbe onesto ma è la sola opzione che ho, in caso contrario mi sarei ritrovato l'indomani nella stessa situazione ovvero all'hogar non avremmo avuto il gas sufficiente per cucinare. Mentre aspettiamo il nostro turno c'è un nuovo principio di zuffa, prontamente sedato dalla gente stessa: per fortuna ho poche persone davanti a me e potrò andarmene, l'aria che si respira è molto tesa e mi sembra di vivere un incubo, francamente comincio ad avere un po' di paura anche se cerco di dissimularla per non far preoccupare i fanciulli. Una volta terminato l'acquisto corriamo verso la camionetta: per evitare discussioni e malintesi, una bombola la carichiamo nel bagagliaio e l'altra la posizioniamo dentro il veicolo, dal lato dei passeggeri in modo che da fuori non si possa vedere. Per sicurezza faccio un percorso alternativo per tornare al centro, per non dare nell'occhio e per evitare il drappello di individui che ancora è presente vicino al camion del gas. Una volta arrivati tutti non possiamo che tirare un respiro di sollievo e guardiamo il nostro acquisto come un premio sudato ma meritato.
La sera stessa abbiamo vissuto altri attimi di tensione: si comincia a parlare che la polizia si sta ammutinando e il blocco del ponte che porta a Valle Sanchez, il nostro paese, si sta rafforzando per cui si decide di terminare prima la giornata del centro, per dare al personale presente la possibilità di tornare a casa incolume e per chiudere i cancelli quanto prima. Per fortuna tutto è andato per il bene ed è stato davvero confortante vedere che i lavoratori che vivono ad una decina di chilometri da qui siano potuti arrivare senza problemi il sabato mattina: la preoccupazione c'è sempre in quanto ogni volta spero non gli capiti niente nel tragitto che devono percorrere per venire qui e per rincasare.
Ora, alla luce degli ultimi avvenimenti, mi auguro che ci sia una svolta in positivo della situazione in modo che le scene a cui ho assistito in questi giorni possano essere solo un brutto ricordo: lo desidero non solo per me ma per tutti i miei amici boliviani.
Har baje

stampa la pagina

Nessun commento:

Posta un commento