E' passata una settimana da quando è
cessato il paro indefinido e finalmente, dopo ben 4 settimane, potevo
andare in centro! Ho aspettato a lungo questo momento, non ne vedevo
l'ora e mi sentivo come un bambino che con ansia attende di aprire i
regali sotto l'albero di Natale! Ad onor del vero ci sono ancora dei
disordini, con tanto di morti, dovuti al fatto che i sostenitori più
accaniti dell'ex presidente stanno bloccando le strade ed impedendo
gli approvvigionamenti delle grandi città.
Le ultime giornate sono state zeppe di
emozioni di ogni sorta, in modo particolare il mercoledì, primo
giorno in cui si poteva ricominciare a circolare senza problema: è
stata una gioia poter rivedere i volti di educatrici e del personale
in generale che per 3 settimane non potevano venire a lavorare! Ne
ero contento in quanto mi sono veramente mancate, in questi giorni ho
potuto apprezzare ancora di più quanto fanno per i ragazzi e
vederle arrivare con un bel sorriso è stato stupendo: si vedeva
lontano un miglio che avevano nostalgia dei fanciulli, molti dei quali le hanno attorniate per dare loro il bentornato. Con il loro ritorno
non nascondo di aver tirato un respiro di sollievo perchè ora potevo
davvero finalmente rallentare, la stanchezza si faceva sentire e
sapere che dopo tanto eravamo al completo era motivo di allegria: la
grande famiglia dell'hogar si era finalmente riunita!
Nei giorni successivi il lento ritorno
alla normalità mi ha fatto provare un certo senso di sicurezza nel
poter constatare che il viavai di auto e pulmini davanti all'entrata
del centro era ricominciato e mi impressionava passare per la piazza
di Valle Sanchez e vederla desolatamente vuota, priva dei furgoni da
cui la gente si comprava frutta, verdura e tutto ciò di cui aveva
bisogno e senza l'ormai famosa fila di persone in attesa di comprare
le bombole del gas. Non potevo credere di averle potute comprare da uno dei tanti negozi di ferramenta della zona
senza limitazioni di alcuna sorta, senza troppo aspettare sotto il sole
ed essere testimone di qualche zuffa: questo momento l'ho vissuto con una grande gioia, l'ho visto come un lusso che finalmente
mi potevo permettere. L'apoteosi però è arrivata il sabato sera: è
arrivato il camion a caricarci i serbatoi di gas e questo significa
che per almeno un mese e mezzo non dovremmo avere problemi... Addio
timori che il contenuto dei bomboloni finisca sul più bello, arrivederci al
dover cucinare il pane nel forno a legna, un saluto al fatto di dover
sostituire ogni giorno i recipienti che ci permettevano di cucinare!
E' una comodità non da poco e credo che questi giorni mi hanno fatto
apprezzare una volta di più quelle piccole cose che ci migliorano la
vita ma di cui spesso ne dimentichiamo l'importanza.
Uscire per andare al centro è stato poi davvero liberatorio: ho potuto finalmente riprendere il micro, che è
un autobus di piccole dimensioni, e posso dire che mi era davvero mancato nonostante la posizione scomoda che ho dovuto assumere per
tutto il tragitto, visto che tra un sedile e l'altro non c'era lo
spazio sufficiente per poter mettere le gambe. Guardavo fuori del
finestrino ed i ricordi andavano ai posti di blocco che ho dovuto
passare nelle settimane passate mentre ora sembravano spariti nel
nulla, salvo lasciare qualche traccia come pneumatici, rami o pietre
lungo il ciglio della strada. Mi ritrovavo nel traffico caotico di
Santa Cruz ed ero sorpreso nello scoprire che ne avevo nostalgia, nonostante spesso mi è fonte di stress.
Sceso dal micro comincio a camminare e
non posso fare a meno di visitare un mio conoscente che ha un negozio
che vende film: è una persona buona perchè mi chiede sempre dei
ragazzi e mi fa degli sconti su ciò che compro. E' bello poterlo
salutare dopo tanto tempo, scambiamo due parole che confermano ad
entrambi che l'ultimo periodo non è stato facile per nessuno ed anche
lui, come altri, mi racconta di come il prezzo di frutta e verdura stia
aumentando per effetto dei blocchi delle strade: poco più tardi lo sperimenterò sulla mia propria pelle facendo la spesa, visto che ho comprato delle banane a 7,5
boliviani mentre prima le prendevo massimo a 4!
Continuo a camminare, la sensazione che
provo nel poterlo fare è un misto tra felicità ed il sentirmi finalmente libero di muovermi dove volevo: mi
mancava il brulicare di gente dei mercati e per le tante strade di
cui è fatta Santa Cruz, il fermarmi da un venditore ambulante per
poter bere il succo di arancia appena spremuto o comprarmi un
sacchettino di arachidi caramellate... Tante piccole cose di cui ne
sentivo la mancanza e che ora cercavo di assaporare fino in fondo. Non
tutto però è rosa e fiori: nella mia passeggiata mi imbatto in
diversi senzatetto, inconfondibili con i loro abiti sudici ed i piedi
neri dallo sporco delle strade... Mi sembra che ce ne siano di più
rispetto all'ultima volta e non riesco proprio ad ignorare il fatto di averli
incrociati.
Arrivo finalmente alla mia meta, al mio
angolino personale dove in pochi attimi riesco a ricaricarmi e trovare
un poco di pace e serenità: è una chiesa vicina ad uno dei mercati
più grandi della città ed è una delle poche che è sempre aperta.
Mi basta solamente entrarci per ritrovare la tranquillità e catapultarmi in
un'altra dimensione dove il tempo sembra scorrere rapidamente: a
volte resto lì per più di un'ora senza accorgermene! Stavolta
però c'è qualcosa di diverso, o meglio c'è qualcuno che si trova
dalla parte opposta rispetto a me e richiama la mia attenzione: dal
suo aspetto non ci metto molto a capire che si tratta di un giovane
che vive in strada. E' lì seduto con le sue poche cose, un cartone
ed un sacco di iuta, e la sua presenza non mi disturba nemmeno quando
si sdraia sulla banca, preso dalla stanchezza o dal gran caldo della
giornata: sembra quasi paradossale ma il sapere che lui ci sia mi
conforta, mi rassicura in un momento in cui ho più dubbi che
sicurezze ed ho la certezza, non so come, che rappresenta ciò in cui
credo. Ringrazio per averlo incontrato perchè mi ha dato nuove forze
e convinzione, in una giornata che per certi versi è stata splendida
in cui ho potuto riassaporare la grandezza di quelle piccole cose che
sempre mi accompagnano.
Har baje
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