Ci son tante tante prime volte qui in
Bolivia, esperienze che non avevo mai sperimentato nemmeno in Italia,
ma stavolta ne avrei fatto volentieri a meno: due notti fa mi son
trovato a fare assistenza notturna in ospedale a Bautista, uno dei
miei figliocci.
Il fanciullo l'avevo portato al pronto
soccorso il martedì sera perchè mi era venuto a dire che aveva male
ad un orecchio ed Ines, la fisioterapista, aveva riscontrato che era
infettato, inoltre aveva febbre alta e diarrea. L'unica cosa da fare
era portarlo d'urgenza a farlo visitare, viste le precarie condizioni
in cui si trovava, e così lo portiamo alla cassa di salute che si
trova a Santa Cruz, a circa 13 chilometri da noi.
Mi dava una gran pena vederlo così e
l'attesa mi snervava perchè aspettavo con ansia di sapere come si
poteva curare: per ingannare il tempo parlavo al ragazzo e cercavo di
fargli pensare a qualcosa di bello, a farlo sorridere anche se mi son
trovato nella situazione di consolarlo e di asciugargli le lacrime
perchè aveva paura di dover rimanere lì.
Quando è entrato con la fisioterapista
nell'ambulatorio per la visita il tempo sembrava non passare mai e
con lo scorrere dei minuti la mia preoccupazione cresceva perchè non
vedevo uscire nessuno. Nel vedere la porta aprirsi speravo di
vederli entrambi ma non fu così: sebbene non mi avessero ancora
detto niente ho subito capito che Bautista sarebbe stato ricoverato
per accertamenti. Mentre Ines era indaffarata con le pratiche
dell'ospedale ho avvisato prontamente Liliana per capire cosa fare:
bisognava vedere chi poteva rimanere lì la notte e chi la mattina
seguente perchè non potevamo lasciare il ragazzo da solo, visto che
l'hogar ne è responsabile. Fortunatamente si trova qualcuno che dà
la disponibilità ma si dovrà verificare che chi resterà con lui
durante il ricovero: il problema è la notte e la mattina, visto che
Ines può assisterlo nel pomeriggio. Si opta per un'educatrice la
mattina mentre la notte del mercoledì sarebbe toccata a me: non
potevo tirarmi indietro visto che il centro si trovava in difficoltà
nel gestire la cosa e il numero del personale non dà molte scelte,
d'altra parte la mia presenza qui si motiva nel dare un aiuto dove
più c'è bisogno e soprattutto ero un mio figlioccio a stare male,
che mi vuole un bene da matti e mi ha scelto come padrino perchè ha
fiducia che gli sarò sempre vicino e non esiterò a dargli una mano
quando servirà.
Quando sono entrato al pronto soccorso
la prima cosa che mi ha colpito è che l'ho trovato lì dove l'ho
lasciato 24 ore prima, su una barella improvvisata come letto lungo
il corridoio: l'unica differenza era che avevano aggiunto un comodino
per i medicinali ed una sedia. L'ho aiutato a fare la nebulizzazione
ed a mangiare, insistendo affinchè mangiasse tutto, l'ho fatto
ridere perchè ero giù e voleva tornare a casa, l'ho ripulito quando
si sporcava durante il pasto o vomitava catarro: mi sembrava una cosa
talmente naturale che mi ha sorpreso il fatto che una signora mi ha
chiesto se ero il papà ed è rimasta incredula alla mia risposta
negativa.
Alle undici di sera l'hanno finalmente
trasferito in reparto e lì il tempo è passato per sistemarlo e
mettere in ordine le cose: faceva uno strano effetto vedere tanti
bambini piccoli qui, che piangevano e gridavano per il dolore,
svegliandomi di soprassalto o mantenendomi sveglio. Ogni tanto
l'occhio buttava uno sguardo attento sul mio piccolo amico, per
vedere se dormiva o aveva bisogno di qualcosa: vedendolo più
tranquillo e con un colorito migliore della notte precedente mi
sollevava il morale. Quando si è svegliato mi ha fissato e mi ha
sorriso: è stato un bel modo per cominciare la giornata.
Prima di salutarlo e tornare all'hogar
mi sono trattenuto ancora un po' perchè era arrivata una dottoressa
per la visita: volevo sapere bene la situazione di Bautista,
conoscere cos'aveva e quanto dovesse stare lì. Mi dice che ha del
catarro nei polmoni e ci vorranno dai 5 ai 7 giorni prima di portarlo
a casa: questo complica un po' le cose per il centro ma l'importante
è la salute del ragazzo, tutto il resto passa in secondo piano. La
cosa che più conta ora è che sta migliorando un poco alla volta ed
è felice nel vedermi quando riesco a trovare un attimo per andarlo a
trovare, inoltre tutti i ragazzi sono preoccupati per lui e chiedono
quando tornerà: dai Bautista rimettiti presto che ti stiamo
aspettando!
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento