lunedì 20 marzo 2017

Dia del padre

Una bella serata fatta di giochi, risate e tanto affetto: è il modo con cui i ragazzi, aiutati dal personale, hanno voluto fare festa a Padre Ottavio, Don Eliseo, Don Claudio e a me per essere i loro “papà”, quelli che si prendono cura di loro ogni giorno.
E' stata la ciliegina sulla torta di un susseguirsi di giornate iniziato venerdì, quando Liliana mi è venuta a cercare e mi ha chiesto se quella mattina me la sentissi di fare il papà. La prima reazione è stata di perplessità ed avevo seri dubbi sull'aver capito la domanda ma poi la spiegazione fornita mi ha chiarito tutto: a scuola c'era in programma una recita per l'occasione e, visto che gran parte dei bambini vi prendeva parte, sono stato invitato a parteciparvi assieme a Don Eliseo. Non ho avuto alcuna esitazione e così ci sono andato, forse intimidito dal ruolo di cui ero stato investito: devo dire che i fanciulli erano contenti nel vedermi, mi hanno letteralmente circondato e mi hanno portato a sedere, facendomi compagnia per tutto il tempo dello spettacolo. Non sono mancati i biglietti di auguri e i gesti d'affetto: devo dire che alcuni mi hanno proprio sorpreso perchè non mi sarei mai immaginato di ricevere qualcosa da loro. La cosa più importante però era la mia presenza, il fatto di aver lasciato le faccende dell'hogar per stare con loro, per ammirare quello che avevano organizzato con i loro maestri: lo vedevo dai loro volti che si sentivano contenti del fatto che qualcuno era venuto a scuola per loro, li faceva sentire importanti.
Dallo stesso pomeriggio è stato un susseguirsi di piccoli segni che mi hanno scaldato il cuore: Bautista mi ha dato il suo lavoretto per la festa del papà fatto con le proprie mani e nel consegnarmelo nel suo viso si notavano le tracce di una grande felicità; c'era chi compariva con una letterina di auguri e chi si felicitava con me; non mancava chi mi abbracciava e qualcuno che faceva finta di niente salvo poi chiamarmi in disparte per mettermi in mano qualcosa che avevano fatto per me... Sono cose da cui capisco che davvero tengono a me, mi vedono come un punto di riferimento anche se il colore della pelle non è lo stesso, tanto meno le origini, e pazienza se a volte sono monelli, mi fanno uscire dai gangheri o litighiamo: mi vogliono bene, come traspare dalle loro parole e dai loro scritti, e sanno anche quanto ne voglio io a ciascuno di loro.
Molti sanno che non mi piace essere accostato alla figura di genitore in quello che faccio ma oggi, grazie a quanto ho ricevuto in questi giorni anche da ragazzi che sono arrivati da poco in hogar e che conosco appena, ho capito una volta di più il peso di queste parole: “non è né il carne né il sangue ma il cuore a farci padri e figli”. Grazie ragazzi per avermi scelto come papà!
Har baje

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