Ci aveva lasciati a luglio, alla vigilia delle vacanze
invernali, ed ora, da circa un mese, è di nuovo tra noi: Jaime è tornato!
Confesso che quando se ne era andato, con l’obiettivo di
ricongiungerlo ai fratelli più piccoli che stanno in un altro hogar, al centro
pareva mancare qualcosa: tutti avevano nostalgia delle sue stramberie e dei
suoi strani modi di coinvolgerti nei suoi giochi e in quello che gli passava
per la testa, a me personalmente sembrava strano non trovarmelo intorno per
parlarmi o aiutarmi o semplicemente stare in mia compagnia. Non averlo più tra
i piedi mi dava l’idea di aver perso qualcosa, la sensazione che mancasse
qualcosa: ormai mi ci ero abituato e devo dire che vederlo andar via tra le
lacrime non mi ha lasciato indifferente, anche se sapevo che la scelta era
stata fatta per il suo bene.
Quando mi capitava di andare nel nuovo hogar dove Jamie si
trovava, ecco che in pochi attimi questi compariva, mi salutava e voleva salire
nella camionetta perché, parole sue, voleva andare a salutare i suoi amici. Ai
miei no non era del tutto convinto e mi trovavo ad inventarmi 1000 modi per
dissuaderlo e salutarlo, salvo poi ritrovarmelo a seguirmi quando stavo parlando
con qualcuno del centro in cui era ospitato.
Passano quasi due mesi e, in una riunione, Liliana ci
sorprende dicendo che il ragazzo ritorna: motivo? E’ scappato da dove si
trovava ed aveva trovato il modo di arrivare a casa della madre che, allarmata,
ci ha contattato. La cosa mi lascia stupito: mai aveva agito così, nemmeno nei
suoi momenti di crisi più brutti dovuti ai disturbi di cui soffre, e mi
interrogo su cosa l’ha spinto ad un simile comportamento. Non faccio tempo a trovare una
risposta perché ecco che il fanciullo con la mamma varca la soglia dell’entrata:
è un po’ intimorito, l’unico cosa che faccio per metterlo a suo agio è
salutarlo come se nulla fosse anche se mi accorgo che non si è portato con sé quasi
niente da vestire.
La presenza di Jaime inizialmente è momentanea, al fine di
verificare se realmente ha voglia di stare qui o ha nostalgia dei suoi fratelli
e manifesti la volontà di tornare da dove è venuto, e riempie di curiosità
tutti i ragazzi, che mi chiedono perché è qui e per quanto: preferisco non
rispondere, sarà lui a farlo se e quando vorrà.
Passano i giorni e rivedo il fanciullo che ho conosciuto: un
po’ vivace ma alla fine di buon cuore e capace di dire la verità senza paura.
Stavo sistemando qualcosa in giardino quando mi si avvicina e mi confessa che
se n’era andato perché non si sentiva bene dove si trovava, i ragazzi più
grandi lo prendevano in giro ed il maggiore gli aveva rubato i vestiti che si
era portato da qui. Lo ascolto senza dire una parola, mi ricordo che una volta
qualcuno mi disse che se un bambino scappa da un luogo è perché non si sente al
sicuro, so anche che non bisogna credere a tutto quello che i più piccoli
raccontano ma lo vedo sincero, noto un velo di tristezza nei suoi occhi.
In questi anni ho capito che per qualsiasi ragazzo è
difficile ambientarsi alla vita di un hogar, perché ogni centro ha le sue
regole ed i suoi metodi, ed il suo adattamento dura circa un mese: per uno con
i problemi di Jaime deve esserlo di più! A mie spese ho capito che con lui serve
parlare con amore, cercando con le buone di fargli capire cosa è bene e cosa no
altrimenti si intestardisce, non ti dà retta, è capace di farti arrabbiare e di
provocarti, a volte può accennare ad una reazione violenta. Forse al centro
dove era andato non lo hanno capito o forse non sapevano come comportarsi con
lui ma non è una colpa: essendo più grande del nostro ed avendo a che fare con
decine di bambini, ciascuno con una problematica differente, non è semplice gestire
chi presenta una diversità rispetto agli altri. Può essere che noi stessi
abbiamo fatto qualcosa che ha impedito che le cose andassero bene: magari lo
abbiamo coccolato troppo, forse non lo abbiamo preparato abbastanza per un
futuro fuori di qui, ci siamo illusi che un ricongiungimento con i fratelli
producesse più effetti positivi che negativi… Se il ragazzo ha scelto di
ritornare è perché qui si sente maggiormente tutelato, probabilmente si riesce
a seguirlo meglio perché siamo in un hogar misto ed il numero di ospiti è
minore rispetto a dove era andato.
In questi giorni si è deciso che Jaime può rimanere
stabilmente da noi: non andrà a scuola perché ormai l’anno sta per finire e non
c’è tempo per trasferirlo di istituto. A gennaio si vedrà che tipo di aiuto a
livello educativo al fanciullo, visto che ha qualche problema a livello di
apprendimento: ora quel che conta è che si sente tranquillo e al sicuro,
attorniato da gente che gli vuole bene e di cui ha fiducia.
Har baje
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