Ci sono due cose molto importanti che cerchiamo di infondere
ai ragazzi: il ringraziare sempre per quanto ricevuto, perché non è mai scontato,
ed il cercare di condividere con gli altri quello che si ha.
Se per la prima ogni occasione è buona per ricordarla ai
fanciulli perché a volte se la dimenticano, la seconda invece è un po’ più
difficile perché spetta soprattutto a me, a Liliana ed al personale fare da
esempio ma in questi ultimi giorni speriamo di aver offerto ai ragazzi un’esperienza
concreta su cosa significhi condividere grazie al fatto di aver portato a Vila
Warnes (o Ignacio Warnes, come la denominano altri), un villaggio di povera
gente, un bel po’ di cose che avevamo in abbondanza.
Non è la prima volta che mi reco in questo posto a donare ed
anche Liliana ci è andata, forse colpita da questo mio gesto, e le sensazioni
sono sempre le stesse: davanti a tantissimi bambini di tutte le età, lasciati
soli per tutto il giorno, in mezzo ad una strada sabbiosa e tra “case” fatte di
assi di legno e lamiere contorte mi sento impotente, incredulo davanti a quanto
sto vedendo e mi chiedo se si può fare qualcosa di più. Non riesco ad abituarmi
a vedere frotte di bambini correre dietro la camionetta appena la vedono,
aspettando che si fermi, e la calca che la circonda in attesa che si cominci la
distribuzione di quanto portato. Non posso dimenticare i mille occhi che mi
osservano pieni di trepidazione e speranzosi di ricevere qualcosa, qualunque
cosa possa essere, e le mamme che mi chiedono a gran voce se ce n’è anche per
il loro neonato… E’ un posto che mi attrae e non ne so il motivo, anche se nel
vedermi circondato da tutta questa gente mi sento soffocare perché tutti reclamano
una parte di quello che c’è nella camionetta e il mio dubbio, la mia ansia è se
risulterà sufficiente quanto portato.
Visto che negli ultimi mesi ci sono arrivate parecchie
donazioni di vestiti e di pasta, abbiamo pensato di portarle qui per il forte
bisogno che c’era: i ragazzi hanno avuto parte attiva perché hanno fatto tanti
pacchetti di cibo e hanno aiutato a selezionare le magliette ed i pantaloni, nonché
caricato le macchine ed aiutato a distribuire. Li abbiamo voluti portare a Vila
Warnes perché capiscano quanto sono fortunati ad avere gente che pensa a loro e
regala quanto necessitano mentre c’è gente che non ha avuto la stessa sorte: è
per questo che è giusto condividere questa buona stella con chi ne ha più
bisogno.
Nella ripartizione di quanto portato ci siamo fatti aiutare
da delle donne del posto, che fungono da responsabili del villaggio: a loro va
un grande grazie perché non sapevamo affrontare da soli tutta quella folla.
Oggi mi hanno ammesso la loro frustazione e la loro tristezza per quanto accaduto
ieri: stavano procedendo con la consegna dei vestiti quando più di qualcuno ha
portato via interi sacchi di vestiti… Le ho viste realmente dispiaciute ed anch’io
ero triste per il fatto ma penso che quando non si ha veramente niente si può
arrivare a compiere questi gesti, forse spinti dalla disperazione o chissà dall’egoismo,
dalla voglia di avere tutto per sé.
In quest’esperienza, forse complice l’Epifania appena
passata, ho più volte pensato a me, Liliana ed i ragazzi come tanti Re Magi che
portavano qualcosa a Gesù Bambino, che in questo caso vestiva i panni ed aveva
il volto di tutti quei piccoli e di tutta la gente di Vila Warnes: l’abbiamo
fatto perché pensavamo che fosse la cosa giusta e perché l’amore passa
attraverso anche attraverso questi gesti.
Har baje
Marco come sempre il tuo raccontare arriva dritto al cuore e rende partecipi anche noi delle tue esperienze... noi sicuramente più fortunati di questi bambini ma forse meno disposti a condividere perchè ci hanno terrorizzato con la crisi economica...
RispondiEliminaUna bella lezione...
Antonella,san Nicolò, mira