Grandi movimenti in questi giorni all’hogar: si sta
cominciando la nuova gestione e si saluta chi, per età o per ricongiungimento,
deve andarsene e si dà il benvenuto ai nuovi arrivati.
Mai come quest’anno mi ha rattristato il dovermi congedare
dai ragazzi, anche se consapevole che li potrò reincontrare in qualche
occasione, e non dipende dal fatto che li abbia accompagnati di persona al nuovo
centro in cui sono stati destinati: ho avuto la fortuna di conoscerli e di
vivere accanto a loro per tre anni, apprezzando i loro pregi e notando i loro
difetti, apprendendo i loro problemi ed i loro sogni, imparando a sapere quando
non era il momento di andargli vicino e quando invece sì… Insomma siamo
cresciuti insieme perché anch’io sono diventato più grande insieme a loro perché
mi hanno arricchito con le loro risate, le loro riflessioni, i loro gesti, i
loro capricci, le loro confidenze, il loro modo di essere semplicemente sé stessi.
Con alcuni non sono mancati i battibecchi ma avevo la sicurezza che se avevo
bisogno di qualcosa erano subito lì a darmi una mano, senza chiedere niente in
cambio… Ed in questi giorni è questo che più mi manca: a volte mi chiedo perché
non stanno arrivando ad aiutare me e don Claudio e poi ricordo che non sono più
qui, se ne sono andati.
La nostalgia si fa sentire soprattutto quando noto che
mancano nella fila per andare a mangiare o pregare oppure quando mi trovo nel refettorio coi bambini: mi mancano le loro mille domande e le molte battute che
mi facevano! Non per fare preferenze ma sento soprattutto l’assenza di un
ragazzo che non perdeva l’occasione per abbracciarmi e farmi sentire che per
lui sono importante: non è tornato dalle vacanze perché la sua famiglia vive
lontano da qui e sa che non potrà restare, visto che quest’anno compierà 18
anni, ma non ho avuto modo di salutarlo come si deve… Spero fortemente di avere
quest’occasione, visto che ha lasciato molte cose qui e dovrà venire a
riprenderle prima o poi!
C’è una scena che in questi giorni si è ripetuta spesso: i
partenti venivano accompagnati alla camionetta da una sfilza di ragazzi e dai
fratelli e non si contavano i saluti, gli abbracci, le lacrime… Non mi è stato
semplice chiedere loro se erano pronti e mettere in moto la macchina: la mente
mi si affollava di pensieri, di ricordi e stentavo a credere che questa era l’ultima
volta che li avrei accompagnati da qualche parte. A ciascuno di loro ho voluto
regalare una mia maglietta, sicuro che servirà più a loro che a me: non è molto
ma è un segno di gratitudine per quanto hanno saputo darmi.
Una volta arrivati a destinazione qualcuno mi ha salutato un
po’ incredulo di quanto stava succedendo, il volto evidenziava la tristezza e la
paura di non sapere a cosa andrà incontro, gli occhi a stento trattenevano
qualche lacrima e mi ha abbracciato forte ed io non sono stato di meno: ecco,
forse è questa l’immagine più significativa perché rappresenta cosa è stato per
entrambi il camminare insieme così a lungo! Grazie Pamela, Luis, Santiago,
Abel, Pricila, Arabel, Juan Carlos e Rodrigo per quanto mi avete dato: sarà
sempre una gioia rivedervi!
Har baje
Sicuramente un velo di tristezza c'è ma è la bellezza di quando si costruiscono dei rapporti umani veri e sinceri. ...
RispondiEliminaAntonella, san Nicolò mira