Ieri l’hogar si è finalmente
riempito: tutti i ragazzi che erano andati in vacanza son tornati! Devo
ammettere che mi son mancati, ho provato nostalgia di quel rumoreggiare che
riescono a fare soltanto quando sono al completo, delle loro grida, delle loro
risate e dei loro volti tant’è che risentire nuovamente quel brusio
inconfondibile che veniva dal refettorio durante la cena mi ha rallegrato e
messo di buon umore.
La giornata mi ha fatto vivere
dei bei momenti, facendomi meravigliare di come alcuni siano cresciuti molto e
rallegrare che lo stare con le persone care sia stato positivo, ma ci sono
stati dei flash che più di altri hanno lasciato un segno indelebile nella mia
mente: uno di questi è senza dubbio l’arrivo di Israel che mi sfoggia un sorriso
smagliante e con grande orgoglio mi dice che ora ha la carta d’identità e, soprattutto,
porta anche il cognome del padre… Una cosa importante perché prima portava solo
quella della mamma e si avvertiva che ne soffriva, si notava dal suo
comportamento che sentiva come se la sua identità fosse incompleta mentre ora
lo vedo più felice perché almeno porta con sé qualcosa che gli ricorda di avere un padre…
Credo che queste vacanze se le ricorderà a lungo proprio per questo bel regalo!
Non posso però dimenticare la tristezza che lo stesso ha provato nel salutare
la madre, consapevole che potrà vederla tra un mese a condizione che questa
ottenga il permesso del giudice, e ho cercato di consolarlo quando qualche
lacrima gli ha rigato il volto.
Lacrime come quelle della sorella
di Abel e Alejandro, che non riusciva a non singhiozzare e a trattenere il
pianto nel riaffidarmi i due: era profondamente commossa, come i suoi fratelli,
e non riuscivo a mostrarmi indifferente, ero quasi intimidito nel domandargli
come si erano comportati durante questo periodo con lei e dirgli di salutarli…
Gli ho lasciati da soli perché si congedassero, si trattava di un momento tutto
loro e mi sentivo un intruso al solo assistere alla scena: spesso questa è la
cosa più triste che capita quando c’è il ritorno dalle vacanze, si nota che c’è
la voglia di non separarsi anche se i familiari e i padrini sono consapevoli di
non aver le risorse necessarie per far crescere questi piccoli e traspare l’amore
reciproco che provano.
Ci sono stati anche pianti di
gioia: è il caso di Sandra, che nel vedermi prima si è nascosta per poi
abbracciarmi scoppiando in un mare di lacrime. La sorella che l’ha riaccompagnata
mi confida che non vedeva l’ora di vedermi e che gli mancavo molto. L’ho dovuto
consolare a lungo e l’ho coccolata un po’: è da pochi mesi che è qui e si è
rapidamente affezionata a me, tanto da chiedermi di essere il suo padrino di prima
comunione. Forse è stato il momento più forte di tutta la giornata: mi riempie
di orgoglio il fatto che questa bambina abbia scelto proprio me come una figura
importante nella sua vita, visto che ha perso sia la mamma che il papà, e il
cuore si è colmato di gioia nel ricevere questo gesto, che rappresenta la più
spontanea e semplice manifestazione d’affetto che ricordi di aver ricevuto.
Non sono mancate le recriminazioni
e qualche delusione, come nel caso di Daniel che, restando un po’ in mia
compagnia, mi confida che voleva stare a casa ancora per qualche giorno, almeno fino a
quando non fosse iniziata la scuola perché voleva essere d’aiuto ai suoi
genitori: sua madre ha gravi problemi di salute, ha un fratellino di appena un
anno e suo papà lavora tutto il giorno per garantire le spese sanitarie della
coniuge per cui la sua presenza sarebbe stata preziosa vista la latitanza dei
fratelli più grandi.
Ora, con tutti i ragazzi
presenti, comincia un periodo intenso: dovremo gestirli tutta la giornata
finchè a febbraio non ricomincerà la scuola e la parola d’ordine sarà di
portare molta pazienza, soprattutto con quelli che hanno avuto la possibilità
di passare le vacanze fuori dal centro perché è come se la loro mente si fosse
resettata e si sono dimenticati le regole della nostra comunità. Saranno giorni
in cui dovrò dare il benvenuto a nuove facce, come già successo in questi primi
giorni dell'anno, e congedarmi da qualcuno, destinato ad altri hogares o al
ritorno tra i propri cari: nel secondo caso so che non sarà facile, è uno degli
aspetti negativi della vita del centro, ma ringrazio il Cielo per avermi dato
la possibilità di aver potuto camminare per un po’ con ciascuno di loro.
Har baje
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