La vita dell’hogar riserva sempre delle sorprese e non dà
mai certezze: pensavo che il giorno più difficile per chi era rimasto fosse il
Natale ed invece lo è stato l’ultimo dell’anno!
Una giornata in cui tutto era andato bene e non faceva
presagire niente di brutto: il pomeriggio era volato con i preparativi per la
serata spostando dei tavoli nella sala di fisioterapia per la cena, come i
ragazzi volevano e mi pareva giusto assecondarli, e facendo un piccolo
cartellone per dare il benvenuto al 2015. Nel campo da gioco si improvvisa una
piccola pista da ballo, portando uno stereo e delle panche, che servirà per passare
la serata in compagnia in attesa di brindare al nuovo anno con un po’ di sidro
e una fetta di panettone.
Alle 18 mando tutti a lavarsi ed a mettersi i vestiti della
festa, facendomi convincere dai ragazzi a fare altrettanto visto che di solito
indosso cose abbastanza semplici e la mia scelta ricade su una camicia di lino
tipica della zona, comprata l’anno scorso in occasione del battesimo della mia
figlioccia. Appena mi hanno visto ne sono rimasti soddisfatti perché gli ho dato
retta, così come per il loro desiderio di mangiare in quest’occasione in un
luogo diverso dal solito refettorio. La cena è stata un po’ una sorpresa per
loro ed è stata molto apprezzata: era il majadito, piatto a base di riso,
patate, spezie colorate, carote, cipolla e per l’occasione charque, una carne
essiccata che don Eliseo aveva provato a fare su mio suggerimento per offrire
qualcosa di nuovo nel menù.
Finito di mangiare si va al campetto ed è qui che succede il
patatrac: Ruth Karen si allontana dagli altri e la vedo triste e piagnucolare,
è questione di qualche attimo che ritorna nel gruppo, evitandomi così di
avvicinarmi per sapere cosa non va. Subito però è la volta di Leidy seguita da
Cindy… Sembra che si stia diffondendo un virus che rende cupo il cuore dei
ragazzi, riempiendolo di brutti pensieri perché vedo Luis e poi Juan Pablo
cominciare a piangere di brutto! Che fare? Mi ero già trovato davanti ad un
fanciullo in crisi ma cinque, sei in un colpo solo proprio no! Qui è venuta
fuori tutta la mia inesperienza nel gestire una cosa del genere, volevo avere
la bacchetta magica per spazzare quella coltre di tristezza dal loro animo ma
non l’avevo… Mi sono avvicinato a due, ho cercato di distrarli, di parlargli ma
niente da fare: dai loro occhi sgorgavano fiumi di lacrimi e non mostravano
alcuna reazione ai miei tentativi, erano un muro impenetrabile! I più grandi
cercavano di consolarli, di scoprire che stava succedendo ma risultati zero…
probabile che non riuscendo a coinvolgerli la nostalgia, la mancanza della
mamma, del papà e di casa in questa notte stavano prendendo il sopravvento!
Mi sento impotente,
mi gioco una delle ultime carte a disposizione andando dall’educatore
che si occupa della musica dicendogli di metterne una molto ritmata, che li
sappia entusiasmare visto che quella che sta suonando è un qualcosa tra il malinconico ed il romantico e di certo non aiuta. Niente da fare, anche chi cerca di
consolare non ottiene risultati… Si prova col karaoke e poi con le barzellette…
Provo anche a scattare foto a più non posso, cosa che di solito anima tutti,
anticipiamo il panettone e stappiamo le bottiglie… Le cose cominciano a
migliorare poco alla volta e con i fuochi d’artificio torna finalmente un poco
di allegria, come doveva essere nelle mie intenzioni! Visto che si riesce a
ravvivare la serata concedo qualche minuto in più al ballo, finalmente la
musica è quella ideale e mi spiace interrompere questo momento dopo quello
passato… Opto per la preghiera della buonanotte lì nel campetto da gioco e la
facciamo tendendoci tutti per mano perché nelle difficoltà c’è sempre qualcuno
che ci prende per una braccio se stiamo cadendo.
Il primo dell’anno lo passo interamente con loro, dalla
colazione fino al momento della buonanotte: non è soltanto per quanto successo
la sera precedente, mi sembra giusto così e forse anch’io inconsciamente ho
bisogno di qualcuno che mi tenda la mano in questa giornata, anche se soltanto
per dirmi “Marco, mi stanno infastidendo”, “mi leggi un libro?”, “giochiamo?” e
per una qualsiasi altra richiesta o vengono a sedersi nelle mie ginocchia. La
mente ritorna alle parole di Padre Henk che in mattinata mi ha ricordato che i più grandi
tra pochi giorni se ne andranno e probabilmente un po’ di tristezza c’è,
difficile non pensare al cammino e all’amicizia fatta con loro, a tutto quello
passato assieme: stare coi ragazzi oggi è stato un vero toccasana per sfuggire
a cattivi pensieri e credo lo sia stato anche per loro.
Har baje
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