giovedì 22 gennaio 2015

Una notte da sereno

“Sereno” in castigliano indica il guardiano notturno che, nel nostro caso, ha il volto di Don Eliseo, il quale vigila sui ragazzi e sulla struttura dal tramonto all’alba. Due volte al mese osserva un giorno di riposo e, fino all’anno scorso, a sostituirlo era don Claudio che però da gennaio ha deciso di non farlo più, per vari impegni che ha nella parrocchia.
Visto che Liliana non c’era sono stato il primo ad essere informato della cosa: potevo soltanto prenderne atto visto che sono convinto che il lavoro non è tutto e nella vita c’è di più ma da un lato ero preoccupato… Che si fa? Che soluzione verrà presa? Una delle alternative, vista la carenza di personale, era chiudere tutti i ragazzi a chiave nelle loro camere, sperando che nessuno stesse male, ma restava la questione di chi fa la pipì a letto oppure… Col passare dei giorni mi ronzava qualcosa per la testa sempre più forte fino a quando non decido di andare da Liliana a svuotare il sacco: mi offro per rimpiazzare don Eliseo, non ho la più pallida idea di quanto difficile sia e quanto costerà ma sono venuto qui per cercare di farmi trovare pronto per qualsiasi necessità e questa lo era. Sulle prime l’amministratrice non era convinta, non voleva lo facessi perché non se la sentiva di chiedermi di fare questo e cercava di farmi cambiare idea dicendo che in passato era capitato di non avere un sereno d in quelle occasioni non era successo mai niente: le sue argomentazioni però non hanno scalfito la mia decisione, forse anche perché quando voglio so essere molto testardo, anzi forse l’hanno addirittura rafforzata poiché le ho risposto che, vista la mia presenza, valeva la pena almeno tentare.  Visto che ero irremovibile, non le è rimasto che accettare la mia scelta e così sabato scorso mi sono cimentato nell’esperienza di sereno.
Dopo aver cercato di riposarmi durante la giornata, cosa per me quasi impossibile perché qualcuno sempre mi cercava ed io stesso non riesco a star fermo, ecco arrivare la sera: tocco la campana della cena, quella per andare a bagnarsi e quella per la cappella, accendo le luci dislocate in vari punti dell’hogar e poi, una volta andati via gli educatori inizio a controllare che i ragazzi cominciassero a dormire e non facessero altro. Sono i maschietti la fonte di maggiore preoccupazione perché più irrequieti mentre per le bambine basta passare vicino alle finestre per verificare che non ci fossero problemi, visto che per motivi di sicurezza sono chiuse a chiave nelle loro stanze: tutto è andato bene anche grazie ai consigli e agli appunti di don Eliseo.
Durante la notte non ero solo: a farmi compagnia erano Princesa e Choca, le due cagne dell’hogar, che mi seguivano dappertutto ed ogni tanto faceva la comparsa pure Chulin, il gatto. A volte si udiva qualche rumore strano e faceva un certo che passare per i corridoi e per la struttura a quelle ore, l’oscurità pare trasformare tutto in qualcosa di sconosciuto e misterioso: persino andare a chiudere a chiave il cancello della prima entrata, dove c’era una luce soffusa che illuminava il cammino, dava l’impressione di passare per un luogo mai visto prima. Camminando qua e là per per vedere che era tutto in ordine, i rumori di sottofondo si ingigantivano per effetto del silenzio che dominava la scena ma, invece di spaventarmi, destavano la mia curiosità e cercavo di scoprirne la fonte.
Le cose più difficili sono state passare il tempo tra le 11 e mezzanotte e tra le 2 e le 3, in quanto le lancette dell’orologio sembravano muoversi al rallentatore, e svegliare i “bomberos”, ovvero chi si fa la pipì a letto, per farli andare in bagno tre volte durante la nottata: per due di loro è stata quasi un’impresa perché non ne volevano sapere, appena riuscivo a metterli seduti ed a infilargli le ciabatte ai piedi si rimettevano distesi sul letto e, quando erano in piedi, sembravano degli zombi e dovevo accompagnarli per tutto il tragitto. Quando mi avvicinavo ai loro letti per svegliargli ero in preda a dei rimorsi perché stavano dormendo così profondamente che era un peccato farlo: il rischio però di trovarli bagnati al mattino mi ricordava che farli alzare per orinare era l’unica soluzione possibile.
Come prima volta non posso lamentarmi e nel complesso tutto è andato bene: ci sono aspetti su cui devo lavorare, visto che in alcune situazioni ho avuto un paio di dubbi, ma sicuramente la prossima volta andrà meglio!
Har baje

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