martedì 30 dicembre 2014

Un Natale differente

Quello appena trascorso è stato un Natale molto diverso da quelli passati, costellato da tante prime volte: quella di trascorrerlo così lontano da casa e dagli affetti; quella di festeggiarlo in terra boliviana e, di conseguenza, qui all’hogar; quella di viverlo senza la frenesia di trovare a tutti i costi un regalo adatto alle persone più care e con l’unico desiderio di far passare una bella giornata ai miei piccoli amici.
I giorni precedenti sono stati una vera e propria corsa contro il tempo per terminare i preparativi e per verificare che non mancasse proprio nulla: tra una cosa e l’altra mi son ritrovato a preparare per ciascun bambino una borsa che contenesse i vestiti comprati col loro buono scolastico, un profumo o un elastico per capelli che avevo portato dal mio ultimo viaggio in Italia ed un pacchetto regalo, contenente un giocattolo, che una ditta locale ha voluto donare a ciascuno; mi ingegnavo su come organizzare e gestire il programma della vigilia, qui molto sentita, e del Natale; mi accertavo con cura quasi maniacale che in cucina ci fosse tutto l’occorrente per realizzare il menù delle grandi occasioni. Questo periodo mi ha riservato anche delle piacevoli sorprese visto che sono arrivate parecchie donazioni che hanno reso contenti i ragazzi: nonostante mi abbiano procurato un po’ di lavoro in più, la soddisfazione più grande era vedere un sorriso dipinto sui loro volti e sapere che qualcuno aveva pensato a loro in questo tempo di festa! Se si vuole trovare una pecca è che la gente di qui sembra ricordarsi dell’hogar soltanto in questo periodo: magari quest’interesse e questi aiuti ci fossero tutto l’anno! Non posso comunque lamentarmi, meglio così che niente!
Col passare dei giorni e l’avvicinarsi del 25 si faceva sempre più frequente la domanda “Marco, ma quest’anno chi si vestirà da Babbo Natale?” ed io facevo finta di niente, anzi trovavo delle risposte il più fantasiose possibile per non rovinare l’effetto sorpresa… Sì, perché sarei stato io a vestirmi di rosso e a consegnare i regali ai bambini e loro non lo immaginavano minimamente poiché mi dicevano che ero troppo magro e non avevano tutti i torti visto che nel costume ci stavo dentro quasi due volte: è bastato però un cuscino ed il gioco era fatto!
Già dalla mattina del 24 dicembre avevo capito che sarebbe stata una giornata lunga e speciale: si presenta alla porta il papà di Stuarth e Briyith che, con gli occhi che trattenevano le lacrime a stento, mi dice che il giudice aveva finalmente deciso stabilito che i suoi figli tornassero con lui e mi consegna l’atto legale che lo confermava.  Ero molto contento per loro, visto che sono molto legati e praticamente non c’era fine settimana che il genitore venisse a trovarli, ed il fatto che potessero passare le feste di nuovo assieme mi faceva quasi gridare ad un miracolo perché di solito le sentenze dei giudici tardano spesso ad arrivare anche se sembrano scontate.
Nel pomeriggio abbiamo avuto una visita speciale di un gruppo di persone che ci hanno regalato un bel po’ di borse piene di vestiti nuovi, palloni a tutti i maschietti presenti (una ventina circa) e delle bambole alle bambine (11) con un ulteriore pacchetto regalo, una quarantina di panettoni e poi un maialino ripieno cotto al forno con 4 tipi di contorni! Poiché non ci avevano avvisato per tempo e la cena era già pronta, visto che era ora delle merenda ho optato per qualcosa di speciale: mangiare tutto quel ben di Dio che ci avevano portato! I ragazzi ne son rimasti talmente felici che qualcuno mi chiede se sarà possibile ancora una volta avere uno spuntino pomeridiano così prelibato! Devo ringraziare per questo i nostri benefattori che hanno partecipato a tutto ciò cercando di stare il più possibile coi ragazzi e con il sorriso sempre sulle labbra: mi hanno detto che per loro sembrava giusto condividere la loro fortuna con chi vive nelle difficoltà, era una cosa che ognuno dovrebbe fare e che dà gioia perché si fa del bene e vedere la gente contenta è il massimo che si può chiedere.
Finita la scorpacciata ci si prepara per la Messa in cui, durante la lettura del Vangelo, si è fatta una breve rappresentazione vivente, semplice ma efficace visto che tutti in qualche modo si sono sentiti protagonisti. A seguire la cena e poi tutti nella stanza di fisioterapia, dove un po’ tiro le fila della giornata cercando di far capire cos’è per me il Natale e come deve essere vissuto e poi comunico che ho ricevuto una telefonata da parte di Babbo Natale che si è perso e mi ha anche riferito che una delle sue renne si è impantanata nella sabbia nel tentativo di arrivare all’hogar… Non vi dico le facce sconcertate dei ragazzi! Li rassicuro dicendo che a breve mi ritelefonerà per dirmi dov’è così vado ad aiutarlo e sparisco mentre cominciano a servire coca cola e panettone. Non facendomi vedere, vado a mettermi il costume di Babbo Natale e, non appena metto il cuscino, mi rendo conto che comincio a sudare di brutto per il gran caldo di qui (circa 30 gradi) ma poco importa: per i miei piccoli questo ed altro! Don Eliseo, la guardia notturna, viene da me per dirmi quale sarà il segnale per la mia entrata in scena: lo spegnimento di tutte le luci della sala.
Dopo qualche secondo, che sembrava un’eternità, dalle finestre mi accorgo che dentro è tutto buio e comincio a suonare la campana gridando “Oh oh oh”, fermandomi di tanto in tanto a qualche vetrata per sentire le voci concitate dei fanciulli. Arrivo alla porta, busso e mi aprono: entro mentre si accendono le luci notando dei volti stupiti con i più grandi che dopo un po’ mi hanno riconosciuto mentre i più piccoli rimanevano a bocca aperta. Dopo aver parlato a qualcuno comincio a distribuire le borse coi regali: quel che più mi ha colpito sono stati i sorrisi e gli abbracci di molti, anche di qualcuno che mai avrei pensato! Conclusa la consegna dei doni, mi congedo per tornare poi in abiti “normali” e dire di andare dal campetto da calcio perché abbiamo comprato qualche fuoco artificiale ed è qui che c’è stato il momento più triste della serata: al primo botto, Alejandra mi si avvicina, mi abbraccia e comincia a piangere a dirotto, provo a chiederne il motivo ma non risponde. Non so che pesci pigliare, cerco di tranquillizzarla ma niente: solo dopo un bel po’ mi rivela che quei botti e la vigilia le ricordano il momento in cui sua mamma la rifiutò… Non so che dirle, provo a consolarla dicendo che finchè sarà qui nessuno la abbandonerà o la farà sentire sola, pur sapendo che per lei questa non è che una magra consolazione…
Il giorno dopo mi sveglio presto per vedere se in cucina tutto fila liscio e dò una mano assieme agli educatori: visto che è Natale voglio far colazione, pranzo e cena coi ragazzi perché siamo parte di una grande famiglia. Scopro che sono venuti a regalarci del latte appena munto: senz’altro un ottimo inizio!
La mattina passa velocemente perché giochiamo a tombola con premi per tutti ed un sacco di risate e guardiamo un cartone animato tutti insieme. A mezzogiorno il menù delle grandi occasioni: pane tostato, zuppa di arachidi, mais con maionese e pollo al forno con aranciata. Al pomeriggio si cerca di mettere in scena delle rappresentazioni per far capire ai ragazzi cos’è l’amore e poi nuovamente tutti a vedere un film rigorosamente sul Natale: tutto abbastanza semplice ma c’era una gran voglia di star insieme, di passare bene questa giornata di festa anche se, volenti o nolenti, distanti dai propri cari per i motivi più disparati. Dopo la preghiera serale ecco che ricevo l’abbraccio della buonanotte da parte di chi non immaginavo: forse un ringraziamento per essere stato presente con lui o con lei tutto il giorno, forse il bisogno di sentirsi amato o di un po’ di affetto in questo periodo di festa.
Prima di mettermi a letto ripenso alla giornata e soprattutto ad una domanda che mi è stata rivolta da uno dei più piccoli “ma tu cos’hai ricevuto?”. Lì per lì non avevo risposto perché non sapevo che dire ma ora avevo trovato le parole… Questo Natale non ho ricevuto in regalo delle cose ma 32 ragazzi che, con la loro semplicità e voglia di star con me, lo hanno reso uno dei più belli che abbia mai vissuto: Juan Carlos Z.; Santiago; Dairo; Cristian; Fabricio; Pablo; Ricardo; Fernando; Brandon; Luis; Gilberto; Luis Israel; Gustavo; Juan Carlos A.; Juan Pablo; Rodrigo; Teodoro; Luis Enrique; Alex; Josuè; Victor; Abigail; Sonia; Zulma; Alejandra; Ruth Karen; Cindy; Lidia; Carolina; Ana; Mariela e Leidy.
Har baje





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