Alcuni giorni fa ho letto le relazioni dell’ente predisposto
alla difesa dei bambini relative ai nuovi arrivati: mi ci è voluto un bel po’
per assimilarle, per renderle mie sebbene siano molto simili a quelle che avevo
già visto in precedenza. Non riesco a farmene una ragione ed ogni volta che mi
trovo davanti a quei fogli che riportano il motivo per cui i ragazzi vengono
portati qui è come se fosse la prima: le sensazioni di incredulità, sgomento ed
impotenza sono sempre le stesse.
La prima documentazione che ho letto riguarda una coppia di
fratelli che sono stati abbandonati a scuola: la madre non si è fatta più viva dopo aver affermato che era stanca di loro e non sapeva cosa farsene, visto che
sono soltanto un peso. Parole che mi sono sembrate un macigno: come può una
mamma dire questo, che cosa l’ha portata a questa considerazione? Continuando,
vengo a scoprire che il contesto familiare in cui i bambini vivevano era un
inferno, dove il padre quasi sempre ubriaco li picchiava senza motivo e molte
volte si presentavano in classe con occhi neri ed ematomi su tutto il corpo….
Come è possibile? Per quanto tempo tutto questo è andato avanti senza che
nessuno lo abbia denunciato? Che senso ha prendersela con dei bambini, di cui
il maggiore ha 7 anni, se quel giorno ti è andato storto qualcosa? Domande che
forse non troveranno risposta.
Visibilmente scosso pongo gli occhi sulla seconda relazione
relativa ad altri due fratelli: sono qui perché il padre ha abusato e
violentato la loro sorella maggiore, col risultato di lasciarla incinta. Mi fermo
e dico no, non è vero e stento a credere a quelle righe: in che mondo viviamo?
Come si può insegnare qualcosa a questi ragazzi se la prima persona che doveva
prendersene cura, amarli e difenderli è stata la prima a tradirli? Come
insegnargli l’amore, l’importanza di aiutare i più deboli, a dare fiducia alla
gente se gli è capitato questo?
Finito di leggere e con la testa piena di pensieri, non
faccio ora ad uscire dalla mia stanza che un educatore mi informa che uno dei ragazzi
più difficili che abbiamo ne ha combinato una delle sue: ha offeso pesantemente
e cercato di picchiare una bambina. Gli vado a parlare perché sono uno dei
pochi che ascolta, forse l’unico: mi guarda con quegli occhi bisognosi di tanto
affetto e mi dico che se si comporta così non è colpa sua ma di quel padre che
disprezzava il genere femminile e gli ha frantumato le ossa dalla vita in giù solo perché stava facendo i capricci. Cerco di spiegargli per l’ennesima volta che così non
va bene e che deve dimostrarmi che è buono, perché in tutti noi c’è una parte
buona ed una cattiva: spetta a noi decidere quale delle due far emergere. Lui
mi sorride e mi abbraccia: mi chiedo se stavolta ha capito la lezione, sperando
di non trovarmi a rimproverarlo nuovamente tra qualche ora.
Inizio a passeggiare per l’hogar, per controllare che vada
tutto bene, ed ecco una delle ragazze venirmi incontro, stingendomi a sè forte
forte: è da un paio di giorni che lo fa e non le ho mai chiesto il motivo, non
vorrei metterla in crisi visto che è qui da poco e nessuno conosce la sua
storia. Ieri mi ha finalmente svelato il segreto di questo gesto: fin da
piccola non ha mai avuto un solo abbraccio da parte della mamma e del papà per
cui ora sente il bisogno di abbracciare la gente perché vuole recuperare tutto
quello che ha perso nei suoi 12 anni di vita… Rimango basito, non avrei
immaginato un pensiero così profondo da una della sua età! Grazie alle sue
parole comprendo che, prima di tutto, a questi ragazzi è necessario dar affetto ed il resto verrà di conseguenza: non è una strada facile, anzi, ma
probabilmente è l’unica percorribile per fargli riacquistare la fiducia negli
altri.
Har baje
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