Non so se l’ho mai raccontato ma da circa 3 anni sono stato istituito Accolito, un ministero laicale che mi permette di servire all’Altare durante le Celebrazioni: qui in Bolivia l’ho esercitato esclusivamente in hogar e, sebbene ne fossi felice, sentivo che mi mancava qualcosa, mi mettevo in relazione "solo" coi ragazzi quando in cuor mio qualcosa mi suggeriva che questo non era sufficiente, dovevo fare di più.
Il dono più grande è poter dare la Comunione a ciascuno di questi fanciulli che mi son stati affidati, ammetto che abbozzo un sorriso in quel frangente perché ho la fortuna di poter consegnare loro il Regalo più grande e questo è motivo di gioia, addirittura il Vescovo locale mi ha concesso di celebrare la Liturgia della Parola quando non ci sono sacerdoti che possano venire il fine settimana (eh già, anche qui il numero di preti sta diminuendo) ma, nonostante tutta questa ricchezza, mi sentivo incompleto, volevo servire alla comunità che mi circondava e che conoscevo a malapena. Per questo avevo chiesto al Parroco locale se aveva bisogno di aiuto, gli ho mostrato quello che, a mio avviso, dimostrava che avevo le carte in regola anche per visitare gli ammalati ma non ho mai avuto risposta: questo mi impediva di crescere, perché sentivo il mio servizio limitato, circoscritto in una realtà come l’hogar che è particolare, molto diversa rispetto a quella che c’è fuori dalle sue mura. Ho provato più volte sull'argomento ma niente da fare: per la mia indole e per quanto mi è stato insegnato ho smesso di provarci perché se non ottieni risposta significa che probabilmente non c'è bisogno della tua presenza e del tuo aiuto. Non riuscivo proprio a capire il motivo del suo silenzio: forse non mi riteneva ancora pronto, eppure quando veniva in hogar sembrava contento del mio operato, mi correggeva e dava preziosi consigli, insisteva sul fatto che continuassi a fare l'adorazione eucaristica, era sempre disponibile quando avevo bisogno di ostie consacrate. Questa cosa non mi faceva stare bene, non riuscivo a capire perchè quando torno in Italia ho la sorte di non vedermi chiudere le porte e così, grazie ai miei amici Accoliti ed a vari Don, ne approfitto per crescere, imparare e correggere certe mie pecche mentre qui mi mangiavo letteralmente le mani quando portavo i ragazzi ad assistere Messa nel vedere il Sacerdote in evidente difficoltà perché nessuno lo aiutava e faceva tutto da solo: la tentazione di alzarmi e dargli una mano era davvero forte!
A novembre mi sono incontrato con il nuovo Vescovo di Santa Cruz e mi ha chiesto il motivo per cui il mio servizio fosse limitato al centro e non andavo anche nella Parrocchia vicina: gli ho dovuto dire la verità, ammettendo che probabilmente la mia presenza non era richiesta in quanto quella realtà era già ben coperta in ogni ruolo e non avevo mai ricevuto risposta alla mia richiesta, motivandola con i problemi di memoria del prete. Gli ho confidato anche il mio timore di chiudermi, di accontentarmi dell’hogar e di farne la mia zona di comfort in cui le possibilità di crescere erano pari a zero, anzi rischiavo di cristallizzarmi in certe convinzioni.
Dopo avermi ascoltato mi ha informato che sarebbe cambiato il Parroco e lo avrebbe informato della mia presenza ad una sola condizione: come missionario la mia priorità sarebbero sempre stati i ragazzi e su questo ne ero più che consapevole. Adesso era solo questione di aspettare: due settimane fa ho potuto finalmente conoscere il nuovo Sacerdote che si sarebbe occupato della nostra zona e mi ha colpito molto il fatto che parla un poco di italiano. Mi ha chiesto varie cose ed è contento che ci sia qualcuno disposto ad aiutarlo nelle Celebrazioni: mi sono reso disponibile per giovedì e domenica sera mentre lui ha promesso di farsi vedere spesso qui al centro. Nonostante voglia entrare in punta di piedi ho capito che conta molto sulla mia presenza: vuole che sia presente alla sua possessione come Parroco, aprendo la processione, e davanti ad alcuni collaboratori della Parrocchia ha detto che tutto quello che riguarda l’altare è compito mio ed io devo sempre stare al suo fianco! La cosa mi ha creato un certo imbarazzo perché credo che debba imparare ancora molto e devo ringraziare per aver ricevuto un caloroso benvenuto, soprattutto la scorsa settimana quando sono stato presentato nel mio ruolo davanti alla comunità: un’emozione grandissima che corrisponde anche ad una bella responsabilità!
A tutto questo si aggiunge anche una cosa ancora più bella: visto che nella Chiesa principale della Parrocchia mancano i chierichetti porto i ragazzi che sto formando per questo servizio, non solo per farli esercitare ma anche per non fare il tragitto da solo e soprattutto poter condividere con loro questa mia nuova esperienza che sicuramente ci farà crescere insieme!
Har baje
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