Ieri per la Messa è venuto ad accompagnare il sacerdote Alex, uno dei ragazzi che è stato trasferito all’hogar Don Bosco per aver compiuto 12 anni: appena mi ha visto mi è venuto incontro sorridendo e mi ha abbracciato. Sono rimasto sorpreso e contento allo stesso tempo, avevo una gran voglia di rivederlo, ero curioso di sapere come sono stati i suoi primi mesi in un centro nuovo e separato dalla sorella: ammetto che non è stato per niente facile congedarmi da lui quando sono venuti a prenderlo per portarlo in quella che sarà la sua nuova casa nei prossimi anni.
La nostra amicizia si è rafforzata l’anno scorso in un modo del tutto inaspettato: nel 2023 il ragazzo di punto in bianco ha abbandonato il catechismo e l’orto senza proferire parola, ho cercato di farlo tornare su suoi passi ma è stato del tutto inutile, non potevo forzarlo a fare qualcosa che non voleva. Persino i suoi compagni di prima Comunione ci sono rimasti male, hanno sperato fino all’ultimo in un suo ripensamento e questo mi faceva ancora più male: credo che si sia sentito così anche lui quando ha visto che l’ho escluso dal premio per aver aiutato nell’orto perché un giorno si è svegliato ed ha deciso di non venirci più.
Non è un cattivo ragazzo, ha un carattere complicato per cui se si arrabbia non c’è verso di farlo ragionare e non parla con nessuno, si isola e basta. Non gli piacciono le critiche e bisogna parlargli con calma per fargli capire i propri errori e come rimediare: l’ho imparato a mie spese, grazie a lui ho imparato che a volte è meglio evitare agire d’istinto e usare la testa, una lavata di capo detta a voce alta e non pesando le parole può produrre un effetto contrario a quello desiderato. Non è nemmeno uno stinco di santo, come dico sempre i fanciulli che arrivano qui sicuramente hanno dei problemi e non sono belli e buoni ma hanno assoluto bisogno di tutto l’appoggio che gli possiamo offrire.
Non l'ho mai costretto a fare qualcosa che non voleva, l'ho lasciato andare sebbene mi sarebbe piaciuto un epilogo differente due anni fa, sognavo che ricevesse la Comunione ma così non è stato però, con lo zampino di Liliana, qualcosa verso fine anno era già cambiato visto che me lo sono ritrovato nella mia stessa tavolata a pranzo: questo è bastato per rompere nuovamente il ghiaccio, cercavo di assecondarlo dove potevo e mi sforzavo di fargli capire quando c’era qualcosa che non andava. Sono convinto che questo ha gettato le basi per l’anno successivo: al mio rientro è tra i primi che viene a cercarmi e mi accoglie con un abbraccio, mi stupisce che ha una gran voglia di fare catechismo e di riprendere l’orto e non posso negarglielo. Ha anche un grande sogno: fare il chierichetto ma preferisco che si concentri sulla Prima Comunione però gli prometto di farsi trovare pronto perché, quando ne avrò bisogno, sarà in cima della lista per le processioni della Via Crucis e per altre attività. E’ visibilmente contento, nel corso dei nostri incontri si crea una certa complicità e lo vedo più sollevato, più contento: non è quel fanciullo scontroso, taciturno e demotivato dello scorso anno, ha voglia di rimettersi in gioco e quando ho bisogno è il primo che si propone per darmi una mano.
Mi racconta della sua famiglia, sorprendendomi perché è uno di poche parole, mi spiega il motivo per cui si comporta male ed io mi ritrovo a dargli dei consigli per evitare che si metta nei casini ma poi, un giorno, mi stupisce perché mi dice cosa l’aveva spinto a mollare l’orto e il catechismo all'improvviso: una ragazzina lo prendeva in giro e non lo lasciava mai stare, non me l’aveva detto prima perché pensava che lo avrei sgridato. Queste sue parole mi fanno capire tante cose, è sensibile anche se all’apparenza sembra uno di cui non gli importa niente: si è costruito una corazza per non sembrare un debole, per nascondere quanto gli faccia male quando lo prendono in giro.
Il nostro camminare insieme ha trovato nuova linfa a seguito della sua espulsione dalla scuola: un brutto incidente di percorso che gli ha negato la possibilità di trascorrere tra i banchi l’ultimo mese di lezione. Visto che doveva rimanere in hogar la mattina me l’hanno affidato come assistente: è stata una crescita per entrambi, lui ha capito a proprie spese che c’è sempre una conseguenza per ogni azione, buona o cattiva che sia, mentre io ho imparato che dietro a certi atteggiamenti e silenzi c’è sempre qualcosa che va capito, come ad esempio quando non mi diceva quanto fosse stanco e dovevo leggere nei suoi passi pesanti o nelle sue espressioni che era meglio farlo riposare per un po’. Ricordo quanta tenerezza ho provato quando mi ha rivelato quanto gli mancassero i suoi compagni di classe ed i professori, voleva chiedere scusa e si rammaricava di essersi comportato male: lo diceva con un’espressione in volto che rendeva chiaro il dolore che provava in quel momento. Ho avuto la fortuna di condividere quel suo stato d’animo, l’ho rincuorato perché ha pagato a caro prezzo quell’errore e non c’era alcuna possibilità di tornare indietro.
A dicembre sapevo che se ne sarebbe andato qualche giorno dopo aver ricevuto per la prima volta l’Eucaristia ed ho voluto fargli un regalo: dargli la possibilità di essere chierichetto la prima domenica disponibile! Dovevate vedere la sua gioia quando gliel’ho detto: quel giorno era al settimo cielo ed era motivo di orgoglio indossare la tunica davanti a tutti! Ho avuto la fortuna di mantenere la promessa giusto in tempo poichè il giorno dopo sarebbe stato trasferito: prima di andarsene mi ha cercato ed abbracciato a lungo, ho intravisto qualche lacrima nel suo volto, cosa abbastanza insolita per lui, mentre gli davo gli ultimi consigli con il groppo in gola. E’ stato un bel camminare insieme e di questo posso solo ringraziare il mio compagno di viaggio: grazie Alex per tutto!
Har baje
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