Eccomi di nuovo a Santa Cruz: credo sia la prima volta che sia rimasto assente per così tanto tempo, sebbene mi sia servito per ricaricare le energie. Non vedevo l'ora di rivedere i ragazzi, che mi sono terribilmente mancati, e di riprendere quello che avevo interrotto ma... devo portare ancora pazienza!
Mi ritrovo in quarantena per arrivare dall'estero, manca ancora qualche giorno e finalmente potrò mettermi all'opera: dire che mi sento come un leone in gabbia è dir poco, mi sento carico e pieno di energia ma è giusto aspettare ancora un po' e rispettare soprattutto le regole del Paese che mi ospita. L'ho fatto al mio ritorno in Italia e non c'è motivo per non farlo anche qui: è per il bene dei fanciulli e di quanti lavorano nel centro, inoltre credo che non sarei un buon esempio se fossi il primo a trasgredire delle norme quando dico che vanno sempre osservate, anche quando non mi sono favorevoli.
Non è tempo sprecato perchè mi aiuta a riordinare le idee, le priorità, a sistemare la mia stanza e la cucina, a riabituarmi al clima e al caldo di qui, di prepararmi meglio a quello che verrà dopo. Mi permette di confrontarmi con le mie paure, quelle collegate alla mia assenza prolungata che in qualche modo mi spinge a rimettermi al passo con il ritmo del centro, e con la consapevolezza che non devo ricominciare con ritmi frenetici, visto che ancora sto recuperando da un'operazione all'ernia: questi giorni mi sottolineano una volta di più l'importanza della pazienza, non si può volere tutto e subito ma le cose vanno fatte un poco alla volta.
Nel corso di queste giornate mi è stato accennato ai problemi avuti mentre ero in Italia, legati alla manutenzione della struttura ma soprattutto alla condotta dei ragazzi: venirne a conoscenza mi ha fatto male ed allo stesso tempo preoccupare. Avrei voglia di parlargli, stare con loro ma devo aspettare: nel frattempo posso solo intravederli da lontano, dalla finestra della mia cucina. Li vedo passare avanti e indietro per il corridoio davanti alla cappella mentre vanno a mangiare, oppure si recano o tornano da scuola (finalmente hanno riaperto dopo quasi due anni!) o giocano e si rincorrono. Posso sentire le loro risate, le grida, i pianti e soprattutto le loro voci, ne sento di conosciute, di bambini molto piccoli e altre mai sentite prima che non fanno altro che aumentare la mia curiosità, la mia voglia di conoscere i volti dei loro proprietari.
Sorrido quando ascolto il mio nome oppure mi salutano per darmi il buongiorno o la buonanotte: è una bella sensazione e me la godo tutta in attesa di poter stare nuovamente insieme a loro, ormai è questione di qualche giorno.
Har baje
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