Lo avevo subito notato nei primi giorni
che son tornato: i maschietti più grandi non avevano affatto voglia
di dare una mano quando ce n'era bisogno e se aiutavano lo facevano
male e con un'espressione in volto che diceva tutto. Si comportavano
all'esatto contrario delle ragazze e dei più piccoli che
praticamente litigavano tra loro per essere tra coloro che avrei scelto nel caso avessi avuto bisogno di due braccia in più in quello che stavo facendo.
Pensavo fosse soltanto una mia
impressione ma, parlando con gli educatori, ho avuto conferma che ciò non era soltanto una mia idea:
dalle vacanze i ragazzi si erano fatti più pigri, si facevano
pregare mille volte per qualsiasi cosa ed accadeva che sfruttavano i
buoni propositi degli altri per farsi rimpiazzare in ciò che gli era
stato chiesto di fare. Ritenevo fosse soltanto un momento passeggero,
dovuto al fatto che si dovessero abituare nuovamente alla vita del
centro, ma con il passare dei giorni la situazione non cambiava, anzi
tendeva a peggiorare perchè, ad esempio, chi doveva aiutare in cucina ci
stava soltanto una manciata di minuti per poi andare a giocare
visto che aveva trovato delle volontarie che si erano offerte di
rimpiazzarlo oppure c'era chi, all'ora di lavorare in giardino,
letteralmente spariva e non si faceva vedere fino alla campanella che
sanciva la fine dell'attività.
Al dir il vero non tutti i fanciulli si
comportavano così, a farlo erano 4 o 5 ma c'era il rischio che gli
altri copiassero il loro esempio visto che erano i più grandi: se da
una parte questo atteggiamento lo scusavo con l'arrivo
dell'adolescenza dall'altra mi preoccupava in quanto chiedevano senza
dare nulla in cambio, nemmeno un grazie, e cominciavano a pensare
che ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe fatto le cose al
posto loro per cui si potevano permettere di non fare niente. Sapevo
che la soluzione era quella di attirare la loro curiosità, il loro
interesse perchè se qualcosa li attrae non c'è verso di fermarli ma
non è cosa semplice: si trattava di una novità che mi ha un poco sorpreso perchè
fino a qualche mese fa questo problema non esisteva.
L'apice è stato raggiunto il sabato in
cui ho chiesto chi voleva partecipare all'attività dell'orto: lo
scopo è quello di lavorare con fanciulli motivati e non di forzarli,
inoltre per me rappresenta un modo interessante con cui interagire
con loro. Si sono candidati in molti e quest'anno ho scelto di non
escludere nessuno e, quindi, di dare a tutti questa possibilità: la
parte del leone l'hanno fatta chi frequenta la scuola primaria mentre
tra i più grandi avevo soltanto tre ragazze, complice qualche
esclusione fatta in virtù degli impegni che le altre avranno durante
l'anno. A sorpresa non si era candidato nessuno dei maschietti più grandi e la cosa mi fa fatto
male perchè fino al giorno prima qualcuno di loro mi aveva ribadito
l'intenzione di darmi una mano nel coltivare qualche ortaggio e
perchè chi aveva fatto l'esperienza l'anno passato mi sembrava ne
fosse rimasto contento.
Ero amareggiato e mi son sfogato con
Liliana, che subito ha capito come mi sentivo ed inoltre era
infastidita dall'atteggiamento che i fanciulli stavano assumendo. Mi
ha suggerito che dovevo inserirli nel mio progetto senza chiederlo ma
sono riuscito a strapparle un'ulteriore possibilità per spingerli ad
offrirsi volontariamente, anche se non ha rinunciato a dare una
lavata di capo ai cinque adolescenti che si erano in qualche modo negati alla mia proposta.
Alla sera ho approfittato del momento
della preghiera serale per mettere in atto quello che avevo in mente:
ho letto davanti a tutti la parabola dei talenti per poi chiedere se
qui, al centro, tutti avevamo dei doni, delle capacità da sfruttare.
Alla risposta affermativa dei ragazzi ho detto che a ciascuno di noi
è stato dato qualcosa di meraviglioso ed è compito nostro
sfruttarlo, non dobbiamo aspettare o essere pigri per tirarlo fuori.
Non dobbiamo e non possiamo affermare che tanto ora ci sono più
ragazze grandi rispetto ai maschi per cui questi ultimi possono
sentirsi in qualche modo autorizzati a non fare niente perchè se Dio
ha creato l'uomo e la donna è perchè possano lavorare insieme ed
essere una cosa sola: il primo sa fare cose che la seconda non può
realizzare e la seconda riesce in settori dove il primo non arriva.
Collaborando tra loro riescono a fare grandi cose e gli ho spiegato
che deve essere così anche nel nostro centro visto che siamo una
grande famiglia, che si voglia o no. Gli ho consigliato di
sfruttare tutte le possibilità che qui hanno ogni giorno per
scoprire le loro capacità per evitare di pentirsene un domani,
quando usciranno da questa struttura: non devono vergognarsi o farsi
vincere dalla pigrizia perchè tutto dipende dalle loro mani e non da
quelle di qualcun altro e la colpa sarà soltanto loro se non
coglieranno la palla al balzo. Gli ho raccontato che con l'orto ci
sono stati fanciulli che hanno scoperto le loro doti nascoste e mi
hanno personalmente sorpreso: ho fatto qualche nome che loro stessi
conoscevano perchè le mie parole facessero più effetto. Ho
terminato chiedendo a chi non l'avesse ancora fatto di venire da me
per dirmi se voleva partecipare alla mia iniziativa perchè
personalmente non mi piace imporre qualcosa e non vorrei vedermi
costretto a fare qualcosa che non è nelle mie corde.
Credo che questa specie di romanzina ha
prodotto qualche effetto visto che il giorno dopo tre dei fanciulli
più grandi sono venuti a cercarmi per chiedermi se c'era ancora la
possibilità di prendere parte all'attività da me proposta e potevo leggere nei
loro occhi la speranza di ricevere un sì e la vergogna di aver forse tirato un po' troppo la corda con un certo atteggiamento: non potevo
non accogliergli con un sorriso e non ho negato loro questa
possibilità perchè in questo modo avremo la possibilità di continuare
a crescere insieme.
Har baje
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