Ieri c'è stato il consueto incontro
degli hogares organizzato dal Proyecto Don Bosco: a differenza degli
altri anni l'ho vissuto con un po' di amarezza, legata al fatto che i
miei figliocci che si trovano ora in altri centri non erano presenti
mentre in cuor mio speravo di poterli vedere tutti insieme in
quest'occasione.
Mi faceva un poco strano partecipare a
quest'edizione perchè mancava una figura a mio avviso molto amata
dai ragazzi: Padre Ottavio, che è stato destinato ad altri
incarichi. Non vederlo lì in mezzo a tutti questi giovani un po' mi
stupiva e dall'altra mi dava l'idea che mancasse qualcosa, che ci
fosse un vuoto: non è colpa di nessuno né tantomeno del nuovo
direttore che lo sta sostituendo da poco tempo e che avrà tutto il
tempo per dimostrare il suo valore ma respiravo un'atmosfera
differente dalle altre volte... Non mancava la voglia di stare
assieme e divertirsi, di reincontrarsi fra vecchi amici ma tirava
un'aria dismessa, sottotono rispetto allo scorso anno: si sapeva che
sarebbe arrivato il momento in cui Padre Ottavio non sarebbe stato
presente all'annuale incontro degli hogares ma non avrei mai pensato
che la sua assenza si sarebbe sentita così tanto, almeno da parte
mia.
Nonostante questo come sempre questo
momento particolare mi ha regalato dei buoni ricordi: ho potuto
scambiare qualche parola con altri italiani che lavorano presso altri
centri e ciò mi lascia sempre qualcosa dentro e sopratutto ho
rivisto molti dei ragazzi che son passati per l'hogar,
meravigliandomi di come siano cresciuti e scambiandoci qualche battuta che mi ha permesso di capire come stanno. Mi ha colpito il fatto che mi hanno cercato
in molti per scambiare il segno della pace durante la Messa ma non è
stato da meno l'incontro con Abel, un ragazzo che è andato via dal
centro due anni fa, che ha voluto parlare con me e raccontarmi a tutti
i costi le sue disavventure scolastiche: segni che c'è ancora un
legame che ci unisce, malgrado non ci si veda spesso.
L'episodio che più mi ha scaldato il
cuore però riguarda Roly, l'unico figlioccio che mi è rimasto
all'hogar: l'ho invitato a fare la comunione assieme a me, sulle
prime ha tentennato sorridendomi come solo lui sa e poi è venuto da
me, accettando la mia proposta. Una volta ricevuta l'Eucaristia si è
messo al mio fianco e proprio in quell'istante ci è passata davanti sua
sorella Pamela, che da qualche anno si trova in un altro centro:
appena hanno incrociato gli sguardi nel volto di entrambi si è
stampato un sorriso che raccontava tutta la gioia nel potersi
rivedere e si sono lasciati andare ad un lungo abbraccio che faceva
ben capire l'affetto che c'è fra i due. Questo gesto mi ha fatto una
grande tenerezza e non potevo che essere contento per tutti e due,
sopratutto per Roly perchè so quanto tiene a Pamela ed ammetto che gli voglio bene, anche se a volte il suo essere monello mi mette a dura prova:
non riesco ancora a togliermi dalla testa quel suo sorriso che gli dipingeva il viso, quel suo
sguardo che mi fissava mentre teneva stretto a sé la sua sorellona ed era espressione di quell'immensa felicità che stava provando proprio in quegli attimi. Quel
momento ha dato un senso in più alla mia giornata e mi ha fatto
capire quanta magia racchiuda ancora l'incontro degli hogares che, malgrado qualche assenza o speranza andata a male, permette
ai fratelli ed alle amicizie più vere di reincontrarsi.
Har baje
Ok, Marco, quanti ricordi mi risvegli con le tue cronache... Conserva l'allegria e la capacità di sorprenderti... i bimbi non cesseranno di farlo per il tuo bene... e buona caccia alle capre!!!
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