Spesso capita che quando mi faccio
aiutare dai ragazzi la cosa si trasformi in un'avventura così
appassionante e divertente che sarebbe un peccato non raccontare: in
questi giorni è successo nuovamente e la vicenda si sta ripetendo
così tante volte che ormai non viene più vista dai fanciulli come
un semplice lavoretto ma più come un gioco, tanto che fanno a gara
per vedere chi tra loro potrà venire a darmi una mano.
Protagoniste loro malgrado delle
vicenda sono le nostre pecore: da quando sono tornato mi avevano
informato ed avevo io stesso notato che un esemplare adulto
presentava delle protuberanze nel corpo ed era arrivato il momento
di doverla esaminare da vicino per capire se e come si dovesse
intervenire. C'era un problema ed anche bello grosso: le cinque
bestiole pascolano nell'area verde presente tra i due cancelli di
entrata dell'hogar, che corrisponde grosso modo a quella in cui è
costruita la struttura, e non sono facili da avvicinare... O meglio per
quanto riguarda Negrita, la capobranco, non ho alcuna difficoltà
perchè ormai mi riconosce e si lascia persino accarezzare ma le
altre, specialmente il maschio, se ne vanno via correndo soprattutto
se mi avvicino ed inavvertitamente faccio un movimento un po' troppo
rapido: la sorte ha voluto che fosse proprio una di queste quella da
controllare.
All'inizio ho provato ad andare loro
vicino lentamente e sussurrandogli qualcosa o porgendogli del cibo o
del sale ma l'unica che mi veniva incontro o rimaneva comunque
tranquilla nonostante la mia presenza era Negrita: non mi rimaneva
altra soluzione che cercare di metterle in un angolo o nel recinto
più piccolo che avevamo realizzato qualche tempo fa in modo da
riuscire ad acchiapparle... Avevo bisogno dei ragazzi in quanto non sarei mai riuscito a farlo da solo: con il loro appoggio ero sicuro di
riuscire nell'intento. Alla mia richiesta di aiuto hanno risposto in
tanti ma la scelta doveva andare sui più grandi perchè più forti e
robusti e puntare su un gruppetto composto da massimo 5 elementi, più
facile da gestire e che non avrebbe spaventato il nostro gregge.
La nostra strategia era circondare le
pecore senza gridare e cercando di non fare movimenti troppo bruschi,
l'ideale era quello di isolare il nostro obiettivo e di metterlo
nella possibilità che non potesse scappare per poi afferrarlo: cosa
più semplice da dire che da fare! Quando siamo entrati nell'area
destinata ai nostri animali, armati anche dello spray che
eventualmente sarebbe servito per curarli, alcuni dei ragazzi si sono
fatti prendere dall'entusiasmo e gli sono corsi incontro: il
risultato, scontato, è che gli ovini se la sono andata a gambe
levate. Gli ho ribadito di agire con calma ed ho indirizzato due dei
fanciulli da una parte e due dall'altra mentre io con l'ultimo rimasto ci
saremmo avvicinati piano piano sussurrandogli qualcosa... Come
previsto Negrita si è lasciata accarezzare mentre le altre a sorpresa si
sono fatte sempre più prossime, quasi riuscivo a toccarle ma proprio
sul più bello sono fuggite via! E dietro di loro a rincorrerle
c'erano i miei aiutanti! Lascio immaginare quello che è seguito: a
turno ci siamo avvicendati nel dirigere il branco, o meglio il nostro
bersaglio, dove volevamo ma invano... Io stesso, tra le risate
generali, mi sono ritrovato a correre dietro le bestiole e quanti
rimproveri mi sono preso quando sono riuscito ad afferrarle ma non a trattenerle perchè il loro dorso è piuttosto
scivoloso visto che sono degli esemplari a pelo corto.
La nostra caccia praticamente dura
all'incirca tre quarti d'ora e lascia sfiniti sia noi che le pecore:
la fatica però è ben ripagata nel vedere la faccia dei ragazzi
quando finalmente siamo riusciti nel nostro intento! Il nostro
obiettivo è ormai nelle nostre mani e posso notare che i gonfiori
che presenta sono dovuti al boro-boro, una larva di una mosca che nel
crescere provoca questo rigonfiamento. Mentre la tengo ferma indico
ad uno dei fanciulli di spruzzare lo spray che ci eravamo portati
dietro allo scopo di prevenire l'infezione e di eliminare il
parassita, sapendo che quest'operazione deve essere ripetuta per diversi giorni: tutti guardano interessati, incuriositi e rimangono
affascinati da quella che mi piace definire come una lezione pratica
di scienze naturali.
Raggiunto il nostro scopo accontento la
richiesta dei ragazzi perchè se lo sono proprio meritato: gli
concedo di dirigersi verso il pacay, un albero che produce dei
baccelli commestibili e si trova proprio nella zona
di pascolo delle pecore, e non posso far altro che aggregarmi,
ridendo e scherzando con loro mentre saltano tra un ramo ed un altro
alla ricerca di quella che ho scoperto essere una vera e propria
prelibatezza.
Har baje
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