Il martedì continua ad essere il
giorno in cui riposo cercando di mettere da parte i problemi dell'hogar:
spesso ne approfitto per andare in centro e girovagare per il mercato
che, grazie agli sprazzi di vita quotidiana che mi offre, mi permette
di capire sempre di più la realtà in cui vivo.
Col passare del tempo ho imparato a
conoscere dove comprare la frutta più buona o la verdura più a buon
prezzo, a capire dove le cose che mi interessavano maggiormente
costavano meno a parità di qualità ed ho avuto modo di farmi amico
di qualche venditore, che spesso mi abbassa il valore della loro
merce perchè sa che la compravo per i ragazzi e con cui era
piacevole fare quattro chiacchiere. Non è stato semplice giungere a
questo risultato perchè dove vado di solito le bancarelle erano
talmente numerose da impedire alle auto di circolare senza problemi
ed a volte risultava difficile persino muoversi a piedi visto
l'affollarsi di così tanti ambulanti, ognuno dei quali proponeva la
propria mercanzia ai passanti, per cui ero costretto quasi ad una
costante ricerca del miglior punto dove acquistare quello che volevo
ad un prezzo onesto e con una certa qualità.
Quando ormai ero arrivato ad avere i
miei rivenditori di fiducia ecco che arriva il piano di riordino dei
mercati: chi non aveva una regolare licenza doveva trasferirsi in
una nuova struttura, realizzata dal comune, mentre i proprietari dei
vari negozi dovevano provvedere a rimuovere insegne, tettoie ed
espositori dal marciapiede pubblico. In poco meno di tre giorni la
zona ha cambiato faccia ed era quasi irriconoscibile da quasi tutti i
suoi frequentatori: io compreso mi sentivo smarrito perchè le strade
erano sgombre dalla marea di venditori a cui mi ero abituato, c'era
molta più pulizia ed addirittura notavo botteghe che prima non avevo
mai visto perchè nascoste dai tanti tendoni e bancarelle presenti
fino a poco tempo prima. Molti dei miei fornitori se n'erano andati
e, vista la penuria dei mezzi di trasporto per arrivare fin da loro,
ho dovuto riprendere la mia ricerca per trovare l'esercizio che
meglio si adattava ai miei gusti: dovevo ricominciare da capo, magari
prendendo all'inizio qualche cantonata, ma l'ho presa con filosofia.
Col passare del tempo ho ritrovato
qualche vecchia faccia amica che è tornata a vendere nella zona
perchè dall'altra parte, a suo dire, non ci va nessuno e quindi non c'è guadagno ma ho osservato che soprattutto sono ritornati gli
ambulanti senza licenza, alcuni dei quali propongono quello che hanno
prodotto con le proprie mani mentre altri offrono merce di dubbia
provenienza. Il comune ha deciso di mandare la polizia per mandarli
via: spesso ho avuto modo di sentire e di leggere
nei giornali locali che tra forze dell'ordine e venditori non
autorizzati ci sono stati dei tafferugli derivanti dall'applicazione
della legge che vieta a questi ultimi di ritornare nei mercati che
frequentavano prima del riordino deciso dall'autorità e non posso
non notare le facce timorose di certa gente non appena intravede gli
agenti perchè ha paura della pena che questi possono comminare.
Fino all'altro giorno ero dell'avviso
che la legge debba essere sempre applicata e che ci sono delle sedi
appropriate per poter protestare circa la sua validità ma un paio di
martedì fa sono stato testimone di un fatto che sta facendo
vacillare questa mia convinzione: ero appena sceso dall'autobus e
stavo per entrare nel mercato de “Los pozos”, uno dei più grandi
di Santa Cruz, quando corrono verso di me cinque o sei donne, che dai
vestiti e dai lineamenti s'intuiva venissero dalla campagna, cariche
di tutto ciò che stavano offrendo ai passanti mentre urlavano
“Batida, batida!”, che tradotto in italiano significa “Retata,
retata!”. Non faccio ora a rendermi conto della cosa che davanti a
me vedo una decina di poliziotti rincorrere le signore mentre dietro
ci sono due camion, uno carico di agenti e l'altro di forze
dell'ordine con gli scudi antisommossa e manganelli: rimango
impietrito, non riesco a credere ai miei occhi. Una delle guardie a
piedi si dirige verso una vecchietta che con il suo carrello stava
vendendo delle spremute: la afferra e la blocca mentre altri
scaraventano il carretto per terra, rovesciando e rompendone tutto il contenuto. La signora
stava gridando disperata, trattenuta da due persone, ed era trattata
come se fosse un criminale pericoloso: qualche passante ha tentato di
prenderne le difese ma invano. Non
riesco a capire un simile accanimento: la donna ha infranto un
regolamento ma un gesto così non è giustificabile, mi è sembrato
un atto di pura prepotenza che condanno ancora di più
nell'accorgermi che, in quegli stessi istanti, a pochi metri di distanza chi vende merce di dubbia provenienza è lì tranquillo e nessuno dice niente o fa qualcosa per
allontanarli. Il sangue mi ribolle dentro, mi vien voglia di gridare:
dov'è la giustizia? La povera signora avrà pure sbagliato, probabilmente si ritrova come molti altri nella situazione di improvvisarsi venditrice di torte fatte in
casa, di ortaggi coltivati nell'orto, di bevande o chissà cos'altro
per poter sopravvivere in quanto non trova lavoro o l'ha perso per
le difficoltà economiche che vivono le imprese private, e deve subire
questi trattamenti dalla polizia mentre a chi si comporta volutamente in maniera disonesta e cerca poi di
rivendere la propria refurtiva alla luce del sole non viene
sanzionato nulla: è possibile una cosa del genere? Se c'è una legge
deve essere fatta rispettare da tutti, nessuno escluso, e c'è
modo e modo per punire chi non la osservi per cui la violenza pura e
gratuita non è uno di questi: questi sono i principi da cui partire per creare una società più giusta.
Har baje
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