Faccio subito una premessa: l'hogar è fortunato perchè, tra le tante difficoltà, c'è sempre chi ci aiuta regalandoci qualcosa da mangiare. A volte capita che le donazioni siano così generose da riempire il magazzino per qualche settimana per cui ringraziamo il Cielo per quanto ricevuto (magari fosse sempre così!) ma può nascere anche un piccolo inconveniente quando ci arriva qualcosa facilmente deperibile, come ad esempio la farina che a lungo andare può riempirsi di piccoli insetti.
Non è un problema insormontabile, sia chiaro, perchè con la quantità che ci donano è possibile fare il pane per tutta la settimana, dopo ovviamente averla setacciata, ma a volte in magazzino ce n'è in abbondanza e ciò mi interroga su come utilizzarla per evitare che vada a male: personalmente buttare del cibo lo trovo ripugnante, figurarsi poi nel contesto in cui vivo. Così ogni tanto vado in cucina e preparo pizze e biscotti coi ragazzi: nonostante ciò però negli ultimi tempi i sacchi di farina non sembrano terminare mai.
Da qui nasce in me l'idea di inventarmi qualcosa di nuovo, parlo con più di qualcuno su come trasformare la farina in qualcosa da mangiare in modo da non sprecarla e pian piano si fa strada l'intenzione di fare la pasta in casa o perlomeno tentarci. L'ostacolo più grande era conoscere il procedimento per realizzarla e qui nessuno ne era a conoscenza: che fare allora? Mancava poco al mio rientro in Italia e lì avrei avuto la possibilità di chiedere ad una persona cara di insegnarmi come preparare la pasta fresca: mia nonna! Colgo l'occasione per ringraziarla di cuore per la pazienza ed i consigli dati perchè ci ha fornito un'ottima soluzione su cosa fare della farina in eccesso.
Tornato a Santa Cruz ero desideroso di mettere in pratica quanto imparato ma si è posto un altro problema: comprare la macchina per la pasta a mano, assolutamente necessaria per realizzare quanto mi ero messo in testa. Non è stato facile conseguirla perchè sembrava sparita, nei negozi o nelle bancherelle dove mesi fa l'avevo notata semplicemente non c'era più: mi ci è voluto un mese per trovarla ed è stato per puro caso. Ho deciso di comprarne due per coinvolgere anche i ragazzi e per la quantità che avevo in mente di elaborare: averle finalmente nelle mie mani mi faceva sentire come un bambino a Natale, non vedevo l'ora di usarle!
L'occasione si è presentata questo fine settimana: il sabato pomeriggio provo a fare i primi due chili di pasta. Ci vuole più tempo di quanto avessi pensato, noto che manca uno spazio dove seccare la pasta ed un tavolo che mi permetta di lavorare al meglio ma mi adeguo, mi dico che è la prima volta e sicuramente le prossime andranno sicuramente meglio: il risultato ottenuto non è male anche se mi accorgo che avrei dovuto aggiungere un poco di farina in più all'impasto.
Quanto fatto non sarebbe bastato per la cena del giorno dopo così la domenica mattina e nel primo pomeriggio mi ritrovo ad impastare altri 4 chili: stavolta la massa è della consistenza desiderata e se ne accorgono anche le ragazze che mi stanno dando una mano. Per motivi di spazio decido di utilizzare il mio stendibiancheria per seccare al sole le tagliatelle che stiamo realizzando: la cosa funziona. Chi non aiuta si affaccia incuriosito alla cucina facendo mille domande su cosa stessi preparando e se sarà buono, lo rassicuro che gli piacerà ma dentro di me si sta insinuando un dubbio: sarà che la pasta cucinando rimarrà separata oppure darà vita ad un unico grande ammasso informe? La preoccupazione aumenta col passare dei minuti e mi faccio prendere un poco dall'ansia perchè non ho pensato ad un'alternativa nel caso le cose andassero male...
Nel pomeriggio mi aiuta Rosa, una delle educatrice, che si occupa di preparare il sugo e di cuocere le prime tagliatelle mentre termino di ammassare. Il risultato dopo aver scolato la pasta rende felici i miei aiutanti e mi sorprende, facendomi tirare un respiro di sollievo: la consistenza è ottima, non è né troppo dura né troppo cotta, forse l'unica nota stonata è il colore troppo pallido ma il sapore copre ampiamente questa pecca.
Non resta che servire la cena, sapendo che sarà il test decisivo per sapere se gli sforzi profusi daranno esito positivo: piacerà ai ragazzi o no? La prima risposta è che mangiano in silenzio, e questo significa che apprezzano quello che si sono trovati in tavola; c'è chi lecca letteralmente il piatto e chi ne vorrebbe mangiare di più... Praticamente un successo e non conto i grazie e gli abbracci per quanto ho fatto per loro: vederli così contenti per quanto hanno mangiato è il miglior riconoscimento che potessi ricevere! Vista la loro reazione ora so che potrò preparargli ancora la pasta in casa ed ogni volta sarà migliore della precedente, regalandogli così un piccolo motivo per sorridere.
Har baje
Ciao Marco, sono Gian Mario ti ancora ricordi di me? Complimenti per la bella idea, senza bisogno di fondare una scuola di alta cucina. Ciao un abbraccio...
RispondiEliminaCiao Gianmario! Certo che mi ricordo di te! Troppo buono per i complimenti, cerco soltanto di dare il mio contributo per aiutare questi fanciulli. Spero che stia bene, un abbraccio!
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