Non credo di essere un buon padrino. Il
motivo? Non si può pensare di aspettare ben due anni prima di
rivedere la tua figlioccia, la prima persona che ti ha scelto per
questo importante ruolo, ben sapendo dove si trovasse. Non ci sono
scuse che tengano: né l'essere preso nelle tante cose che
caratterizzano l'hogar né la sua distanza dal centro in cui la
ragazza si trova, a poco più di un'ora di distanza.
Nonostante tutto questo tempo Andrea,
questo il nome della mia figlioccia, non mi ha mai dimenticato
sebbene si trovi in una specie di casa famiglia in cui probabilmente
c'è chi si occupi meglio delle sue necessità, non mi ha scordato
anche se nei vari incontri degli hogares che si sono susseguiti ci
siamo incontrati solo una volta di sfuggita, anzi ha avuto la voglia e
la forza di venirmi a cercare, di chiedere dove fossi ai “miei”
ragazzi, a Liliana perchè aveva una gran voglia di rivedere il suo
padrino.
Come ho avuto già modo di dire
desideravo realizzare questo suo desiderio che era anche il mio:
negli ultimi mesi pensavo a lei, a come stava e a cosa combinava
nella vita. Sapevo che poteva essere difficile realizzare questo
sogno in quanto ai padrini è complicato che diano il permesso di
visita a causa della mancanza di vincoli familiari ma devo
ringraziare l'assistente sociale dell'hogar in cui vivo per averlo
reso realtà.
Quando mi è stato comunicato che
martedì potevo andare da Andrea ero contento ma allo stesso tempo
sono stato assalito da mille dubbi: quale sarebbe stata la sua
reazione nel vedermi dopo così tanto tempo? Cosa le potrei portare?
Ero dell'idea di regalarle qualcosa di ci avesse bisogno ma poi ci ho
ripensato, era meglio prima parlarle per capirne le necessità per
cui ho optato per una torta e una bottiglia di succo per condividere
quest'occasione che era un motivo per far festa, accompagnati da un
peluche ed una scatola di cioccolatini.
Quando sono arrivato al cancello di
entrata del centro in cui si trova la mia figlioccia ero teso, il
cuore batteva all'impazzata in quanto era giunto il momento tanto
atteso. Suono il campanello, entro ed aspetto che una delle
responsabili mi conceda il permesso di accedere alla casa in cui vive
Andrea: sono minuti interminabili, in cui cerco di stare calmo e mi
ripeto quello che le vorrei dire, le domande che vorrei farle. Mi
dico che è troppo il tempo passato dall'ultima volta che ci siamo
parlati, che non è stato giusto nei suoi confronti, completamente
abbandonata dai suoi genitori, ed i sensi di colpa mi assalgono. Mi
dicono che posso entrare, mi guardo attorno, muovo i primi passi in
direzione dell'abitazione dove vive la ragazza e faccio in
tempo a notarla che è uscita a vedere chi sta arrivando per poi rientrare rapidamente: il cuore ha un sussulto, mi sento felice di
osservare la sua curiosità circa l'identità del suo visitatore.
Mi apre la porta Ximena, sua sorella,
che mi accoglie con un abbraccio e la gioia di rivedermi: rimango
sorpreso di quanto sia cresciuta. Mi dice che Andrea sarebbe arrivata
tra qualche minuto poichè doveva finire di pulire la sua stanza, nel
frattempo chiacchieriamo mentre consegno la torta alla responsabile
della casa. Mentre mi fa un sacco di domande a cui rispondo ecco che
arriva la mia figlioccia: mi saluta con un sorriso smagliante, segno che
è contenta di vedermi, e mi abbraccia. Non è cambiata affatto, è
cresciuta di qualche centimetro ma è come la ricordavo. Si siede
accanto a me, rompe il ghiaccio chiedendomi dell'hogar e di chi è
rimasto dei suoi amici: le rispondo a tutto ciò che vuole sarebbe
ed alla nostra conversazione partecipa anche la sorella.
Sentire che è tra le alunne più brave
della sua scuola mi rallegra e mi rende orgoglioso sapere che alla
sfilata per la festa nazionale ha fatto da portabandiera. Mi racconta
delle materie che più le piacciono e di quelle in cui non va molto
bene, mi informa che ha imparato a cucinare e mi parla anche di come
passa la vita qui, sia delle cose positive che di quelle negative. Ha
il tempo di chiedermi un parere su delle pastiglie che deve prendere
ma che non le piacciono perchè sono cattive, motivo per cui ha
smesso di prenderle e non sa se siano scadute. Si confida dicendo che
con la sorella più piccola non va molto d'accordo e non riesce a
farsi ascoltare, poi mi fa capire di cosa ha bisogno. Chiede di me,
di come sto e mi ascolta attentamente, quasi ride quando sente le mie
scuse per non essere un buon padrino, per non essere stato molto
presente: per lei è acqua passata, l'importante è che sia lì in
quel momento, che non l'abbia dimenticata. Noto in lei una certa
gelosia nell'apprendere che ho altri figliocci e vuole sapere chi
sono, conoscere i loro volti: sebbene la cosa la trovi un po' buffa, cerco di sviare i discorsi verso altri argomenti per evitare che prendano pieghe spiacevoli.
Le due sorelle mi raccontano che non
ricevono molte visite: il fratello non si è mai fatto vivo da quando
sono qui (all'incirca 3 anni), le volte che sono venuti i genitori si
contano sulle dita di una mano mentre c'è una zia che si presenta
più frequentemente (due/tre volte l'anno). É una cosa triste perchè sono due belle persone, molto positive nonostante la vita non gli
abbia riservato molte gioie. Hanno nostalgia dell'hogar, sognano di
ritornarci per la vivacità che lo caratterizza, vista la monotonia della routine quotidiana di qui, e per le amicizie che hanno lasciato:
mi spingono a mostrarle delle foto che ho nel telefonino che mostra
il centro e sono contente dei cambiamenti che abbiamo apportato.
Il tempo passa velocemente, parliamo di
tutto e di più e rimango sorpreso nel vedere che ormai erano le 4.30
del pomeriggio: erano due ore e mezzo che stavo con loro e sono
letteralmente volate! E' stato un bell'incontro: mi sono sentito
rinato, accettato e ben voluto in un modo del tutto diverso
dall'affetto che i ragazzi dell'hogar mi dimostrano ogni giorno, è
stato come tornare in famiglia dopo essere mancato da tanto tempo. Ha fatto
bene a me ma anche ad Andrea e Ximena visto che hanno voluto
accompagnarmi fino alla porta e salutato con un sorriso, segnali che
indicano che ci tenessero al fatto che le avessi fatto visita. Prima di
allontanarsi però la mia figlioccia ha un'ultima richiesta: quella di
tornare a vederci presto. Non ti preoccupare Andrea: ho capito i miei
errori e sicuramente non tarderò a farmi vivo molto prima di quanto
potresti pensare.
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento