Nonostante
sia affetta da una forma di disabilità che le provoca problemi nel muoversi e
nell’afferrare gli oggetti, opera come educatrice e gestisce la dispensa della
cucina, facendolo molto bene grazie alla sua grande forza di volontà con la
quale riesce a superare i propri limiti. Attualmente vive nella struttura e
riceve 1500 boliviani al mese (una somma che si aggira sui 210 euro), a cui si
aggiungono 1000 boliviani annuali che lo Stato le riconosce per il suo
handicap.
Come tutti noi Lili ha un sogno nel cassetto: non voglio
svelarlo in quanto vi invito a scoprirlo leggendo la sua storia, che ha scritto
chiedendomi di pubblicarla e che trovate tradotta qui di seguito. Se c’è
qualcuno che volesse aiutarla a realizzarlo non abbia timore a contattarmi.
“Avevo una famiglia, con genitori e fratelli, ma quando ero
molto piccola mi ammalai. La malattia che avevo contratto non ti lascia muovere,
ti manda in coma: è la meningite, che ho avuto all’incirca ai 5/6 anni di età.
Da allora sono rimasta sola: quando mia madre capì che non potevo essere
normale mi abbandonò. Sebbene non potessi muovermi volevo stare con mia mamma,
piangevo e soffrivo molto perché ero sola al mondo.
Ho vinto questa malattia: uscita dal coma, mi cambiarono di
reparto. Lì c’erano molti bambini con sua madre mentre io ero sola e non mangiavo
perché volevo solo mia mamma. Quando era l’ora del pasto le infermiere si
dimenticavano di me. Mi cambiarono di ospedale e lì ho conosciuto ad una signora
che si chiama Gabriella ed è direttrice dell’ospedale “Comunidad encuentro”. Lì
c’erano molti giovani che soffrivano di altre malattie. Non potevano parlare
con me perché erano affetti da una patologia contagiosa ma, poiché io non
potevo camminare ed era l’unica bambina della struttura, loro venivano a chiaccherare
ugualmente con me: le infermiere si arrabbiavano molto perché potevano
infettarmi. Per questo motivo passavo da sola la maggior parte del tempo e se
le infermiere mi portavano in giardino era solo per qualche momento. Cominciai
ad alzarmi con l’aiuto di qualcuno però l’infermiera non era paziente: ne
soffrì molto perché nessuno capiva che non potevo farcela da sola. Desideravo
morire perché non avevo vicino nessuno della mia famiglia, sono rimasta sola
nei vari ospedali in cui sono stata: avevo bisogno di aiuto ed affetto,
piangevo molto perché desideravo solamente che mia mamma fosse lì con me ma non
lo fu mai. Provavo molto odio e chiedevo a Dio perché mi aveva fatto così, cosa
avevo combinato per rimanere sola ed abbandonata.
Successivamente mi portarono ad un hogar con molte bambine:
qui le ragazze mi aiutavano a camminare ma quando arrivavano le famiglie mi
sentivo male perché la mia non veniva mai a trovarmi. Comparve un signore che
mi accompagnò da un medico ed assunse un fisioterapista per me però poi se lo
porto via con sé: rimasi solo un’altra volta. Il centro chiuse e terminai a
vivere in una guarderia (struttura riservata ai bambini più piccoli). Lì stavo
bene ma accadde che la struttura dovette chiudere e dovevo andarmene un’altra
volta.
Fu allora che conobbi un sacerdote che era molto buono perché
mi accolse nell’hogar Santa Maria de los Angeles: qui ho conosciuto la signora
Liliana che è molto buona perché si occupò di me, visto che non ho nessuno al
mondo. Nel 2011 apparirono i miei fratelli ma mi abbandonarono un’altra volta:
la signora li cercava e li chiamava per telefono ma non risposero mai. Non ho
nessuno della mia famiglia accanto. Mi sono diplomata nel 2013 ma quel giorno
fu il più triste perché i miei fratelli non erano con me. Tutto questo tempo
sono rimasta sola.
Devo ringraziare la signora Liliana per essersi presa cura
di me ed appoggiarmi per andare avanti ogni giorno e realizzare così la
missione che Dio mi ha assegnato in questo mondo.
Ora lavoro nell’hogar però devo pensare al mio futuro e uno
dei miei sogni è quello di avere una casa così da disporre di un luogo dove
poter passare i miei giorni in futuro.
Vi ho raccontato la mia vita e le mie pene per quanto ho
passato sperando nel vostro aiuto per realizzare questo sogno. Vi ringrazio per
la vostra attenzione e spero in una vostra collaborazione.
Dio vi benedica e protegga sempre.
Un forte abbraccio
Liliana”
Har baje
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