Ieri finalmente è salito il sole! Era quasi un mese che non
lo vedevamo e per tutto questo tempo il cielo è stato coperto, con giornate di
forte vento che si alternavano ad altre caratterizzate da una pioggia leggera,
e le temperature si sono abbassate come minimo di circa 7/8 gradi: per me si
tratta di una novità perché, da quando sono qui, questo clima durava al massimo
una settimana.
Premetto una cosa: i boliviani di Santa Cruz non sono
abituati a temperature al di sotto dei 20 gradi, per cui se il termometro
indica 16° già tirano fuori dagli armadi gli abiti più pesanti che hanno. Potete
immaginare cosa sia stato per loro questo periodo, visto che si è scesi fino a
8° con un forte tasso di umidità e il persistere del sur, un vento freddo che
arriva dalla Patagonia!
Qui in hogar ci si è attrezzati il meglio possibile, dando
una doppia coperta ai ragazzi che dormivano indossando pure felpe pesanti. Molti
giorni non era possibile fargli fare la doccia visto che non c’è l’acqua calda
e per le basse temperature: anch’io ho dovuto farne a meno, anche se nel mio
bagno ho la possibilità di scaldare l’acqua con un dispositivo elettrico, semplicemente
perché faceva troppo freddo! La soluzione è stata quella di anticipare l’orario
per lavarsi subito dopo il pranzo, visto che è il momento più caldo della giornata.
Ci si veste a cipolla perché non c’è il riscaldamento, ci si
cerca di scaldare come si può mentre il freddo passa per le tante piccole
fessure dei serramenti, che non permettono l’isolamento termico della
struttura: quando soffia il vento, lo si sente entrare chiaramente attraverso le piccole aperture presenti nelle porte e nelle finestre! La battaglia quotidiana è
quella di far indossare a tutti maglie o felpe pesanti perché molto spesso i
ragazzi salgono in magliette a maniche corte e pantaloncini come se nulla fosse
e bisogna corrergli dietro, spiegandogli che se non si coprono rischiano di
ammalarsi. A volte la risposta alla domanda sul motivo per cui non si indossa
un capo pesante è che risulta sporco: personalmente ciò mi mette in difficoltà perché
so che non hanno molti vestiti a disposizione ma devono pur coprirsi… Il
problema poi è che negli ultimi giorni c’era molta umidità ed i vestiti che
venivano lavati tardavano ad asciugare, impiegavano circa tre o quattro giorni
a seccare per cui si era obbligati a vestirsi con dei panni sporchi! E’ proprio
il forte tasso d’umidità che dà più di un grattacapo, visto che aumenta la
percezione del freddo e non agevola le pulizie. Lo scorso fine settimana credo che abbiamo raggiunto il 100%: le pareti del corridoio della struttura dove
si trovano i refettori parevano grondare di sudore, non si sapeva che
inventarsi per potersi scaldare e alla fine quando sono andato a dormire mi
sono ritrovato pigiama e lenzuola come se fossero appena usciti dalla lavatrice…
Un vero e proprio incubo!
Se questo periodo è per noi un poco difficile, è fuori da
queste mura che le cose si complicano: coi miei occhi ho potuto vedere in che
condizioni si trovano le persone, tra cui molti ragazzi, che vivono in strada.
A differenza di altre volte li incontro a dormire sotto gli influssi di droga o
alcool in orari inconsueti: segno che hanno passato una brutta nottata e
solamente con il sorgere del sole riescono a riposare. Li guardo ripararsi con
tutto ciò che gli è capitato a tiro: stracci, cartoni, coperte, borse di
plastica. Alcuni li ho scorti dormire dentro le cabine dove si trovano gli
sportelli automatici delle banche, altri accostarsi usando come cuscino le
scarpe rattoppate, qualcuno l’ho visto alzarsi con un volto che diceva tutto… Li ho osservati e posso intuire almeno in parte quanto sia stato difficile sopravvivere alla notte appena trascorsa. Faccio qualche passo in più
e mi ritrovo con delle mamme coi loro piccoli a chiedere qualche moneta, così
come un fanciullo che avrà avuto sui 10 anni… L’ho visto tremare e tendere la
mano per l’elemosina come se si vergognasse a farlo, non riesco a dimenticarne
il volto. Capisco che anche per lui, come per le persone che avevo appena
incontrato, questi giorni sono stati tutt’altro che semplici. Che fare davanti a tutto questo? Non molto ma sapevo di avere un'unica scelta: ho condiviso con loro quel poco che avevo con me con la
consapevolezza che in quel momento sarebbe stato più utile a loro che al sottoscritto, nell’attesa
che il sole torni a splendere più a lungo.
Har baje
Proprio una bella testimonianza (bellissimo racconto di vita vissuta), bravo Marco.
RispondiEliminaNon ti ho incitato tanto prima (scusami se ne avevi anche bisogno) ma questa è la vita (e non è sempre contornata di provvidenza, quella cosa che trovo citata spesso nei tuoi racconti) comunque sai che ti seguo sempre e spero che, nonostante tutto, continui ad andare avanti "Tuttinsieme".
Ciao e stammi bene.
Andrea The Killer