Venerdì se ne sono andati Brayan e Brenda: con una sentenza discutibile, il giudice ha stabilito che tornino con la mamma. Non è che la cosa mi dispiaccia anzi sono contento per loro: a 7 anni hanno bisogno di tutto l'affetto possibile che penso solo un familiare possa dare ma ho l'impressione che sia stata presa una decisione affrettata, ignorando alcuni aspetti che reputo importanti e non prendendo totalmente in considerazione gli interessi dei fanciulli.
A rendermi perplesso sono il non aver considerato che i due fratellini, assieme ad altri due più piccoli, sono stati abbandonati dalla madre in un mercato; il fatto, emerso durante l'udienza, che Brenda si prendeva cura degli altri tre, arrivando a lavare e cucinare per loro; l'accorgersi che, durante la loro permanenza in hogar, i bambini non avevano ricevuto alcuna educazione; il sapere che il fratello maggiore, che è stato qui da noi, è stato colto a rubare in una casa con il convivente della mamma e, per ultimo, i problemi con l'alcool della madre: ora quest'ultima sta frequentando gli alcolisti anonimi ma, nonostante sia dell'idea che tutti meritino una seconda chance, in questo momento non avrei stabilito di mandarli subito a casa ma soltanto al termine di un processo che abbia valutato accuratamente i progressi della mamma, affinchè siano tutelati. Consapevole di ciò non mi resta che accettare il verdetto confidando che il giudice abbia tirato le somme ponderando cose di cui non sono a conoscenza e sperando che per i due si prospetti un futuro migliore del loro recente passato.
Ammetto che mi ci ero affezionato, in particolar modo a Brayan: le autorità gli avevano già cambiato due volte la data di nascita attibuendogli la stessa età della sorella, quando era palese a tutti qui in hogar che era più piccolo per lo meno di un anno. Col passare dei giorni si era avvicinato a me: spesso mi faceva mille domande su come era organizzata la giornata e quando avrebbe passato educazione fisica con me, molte volte si buttava per terra nella speranza che lo alzassi e lo portassi in braccio nella sua stanza, qualche sera capitava in infermeria non perchè stasse male ma per stare in mia compagnia, alla preghiera serale era il primo a venirmi a salutare con un forte abbraccio, mi veniva a cercare per dirmi che qualcuno si comportava male o lo infastidiva e negli ultimi due mesi aveva preso il “vizio”, durante i momenti di festa, di sedersi in braccio a me. Venerdì è venuto da me per l'ultima volta: aveva la faccia che esprimeva la trepidazione di tornarsene a casa ma anche un po' la tristezza nel salutarmi, mi ha stretto forte con le sue manine e ciò mi faceva venire un groppo alla gola... La sera mi è sembrato strano non vederlo alla preghiera, già mi mancava il suo abbraccio per augurarmi la buonanotte! Questo è il rovescio della medaglia nello stare in un hogar: cerchi di fare il massimo per questi bambini, magari ci si affeziona e poi ecco che arriva il momento in cui ci si deve congedare da loro, in cui speri che tutto quello che gli hai dato gli servirà in futuro... Non bisogna però farsi prendere troppo dalla tristezza di un'addio: per due che se ne vanno, ci sono altri settantasei che hanno bisogno di me! Me l'hanno ricordato Jaime, Teodoro, Jocelin e tutti coloro che in questo week end sono tornati dalle vacanze invernali: fa un certo che rivedere il refettorio pieno e il vociare dei ragazzi fin dalla mattina! Nel rivedermi c'è stato chi mi ha abbracciato e chi mi ha donato un grande sorriso: un bel segno per ricordarmi quanto sia importante per loro e farmi capire quanto apprezzano il mio cercare di esserci e preoccuparmi di ciascuno di loro.
Har baje
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