Niente da fare, lo sconforto nel constatare che il proprio lavoro non ha portato i risultati sperati ed il non sapere più a che santo votarsi a volte prendono il sopravvento: le ultime abbondanti piogge hanno reso nuovamente la strada tra i due cancelli un immenso acquitrino fangoso.
Vedere quanto sporca fosse l'acqua mi ha fatto desistere dal mettermi in moto in cerca di una soluzione almeno temporanea che garantisse al personale di entrare senza bagnarsi: la sensazione di schifo mi dominava ed ero riluttante al pensiero di muovermi in quella massa di melma ed acqua.
A spronarmi sono stati i ragazzi: senza remora alcuni di loro si sono tolti calzature e calzini e arrotolati i pantaloni per portare fuori dall'hogar rami tagliati e spazzatura: potevo essere da meno? Oltretutto mi ero portato un paio di stivali all'Italia: se non li utilizzavo adesso, quando? In questo modo potevo anche evitare che i bambini si bagnassero e fossero al contatto con l'acqua stagnante.
Con un po' di coraggio e di forza di volontà mi sono trovato a camminare nell'acqua per spostare mattoni e tavole di legno per fare un cammino, ho collocato lungo il bordo del cammino i sacchi di iuta che i ragazzi avevano riempito con sabbia, facendomi aiutare da alcuni di loro e non esitando a mettermi in prima persona quando lo sforzo era maggiore ed erano stanchi. Anche in questi primi due giorni di freddo, caratterizzati da forti piogge che hanno peggiorato la condizione dell'ingresso, non ci ho pensato due volte prima di mettermi gli stivali e spostare i mattoni mettendo le mani nell'acqua gelida, senza mai avere la preoccupazione di sporcarmi. Tutto questo perchè me l'hanno fatto capire i ragazzi e il mio agire è per loro, perchè questa è casa mia e perchè missione significa anche sporcasi le mani: se non sono il primo a farlo, come potrei chiederlo agli altri? Sarebbe del tutto inutile riempirsi la bocca di belle parole se poi non le si mette in pratica.
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento