martedì 18 marzo 2014

Scuola

Devo ammettere che, da quando è cominciata la mia avventura, ho avuto più volte a che fare con il sistema scolastico boliviano: è da mettersi le mani nei capelli!!!
L'istruzione qui è suddivisa in due cicli: il grado primario, che sono sei anni e che dovrebbe andare dai 6 ai 12 anni, ed il livello secondario, che è di altri 6 anni e dovrebbe concludersi ai 18 anni d'età con il diploma... Il condizionale è d'obbligo perchè almeno nel caso dell'hogar e per le bocciature non sempre la classe frequentata coincide con l'età: quest'anno ci è capitato di iscrivere al primo anno di primaria due bambine di quasi 10 anni perchè non sono mai andate a scuola ed abbiamo dei quattordicenni all'ultimo anno del primo ciclo di studi; in generale si valuta il livello d'istruzione di ogni singolo ragazzo per capire quale classe meglio gli si addice.
A seconda della scuola, si organizza l'orario: poiché il colegio (così si dice in castellano l'edificio scolastico) dove vanno i nostri ragazzi è piccolo e vi risultano iscritti più di 800 per entrambi i cicli di studio, si è stabilito che la primaria va alla mattina mentre la secondaria frequenta nel pomeriggio. Questa suddivisione, mi dicono, è diffusa anche in altre realtà educative.
L'anno scolastico coincide quasi del tutto con l'anno solare: si inizia i primi di febbraio e si conclude a fine novembre, con una pausa di due settimane a luglio. Ci sono diverse interruzioni collegate alle festività nazionali e non: da noi, ad esempio, si resta a casa in caso di anniversario della fondazione dell'istituto, se i maestri hanno un corso d'aggiornamento oppure se piove poiché molti professori vengono da fuori e la viabilità diventa un enorme problema in caso di acquazzoni (da non ignorare il fatto che la strada per arrivare alla scuola è sterrata e che bastano poche gocce per trasformarla in un cammino fangoso). Quest'anno è capitato anche il fatto che, dopo il primo giorno di scuola, i ragazzi son rimasti a casa per tre giorni di fila: la motivazione? L'erba del cortile era alta più di un metro e le aule erano molto sporche, così come banchi e sedie: so che capita anche in Italia, ma vi assicuro che i boliviani hanno un concetto di pulizia molto distante dal nostro e se mi dicono che una cosa non è pulita c'è da temere il peggio! Mi ha sbalordito che non sia stato nulla per rendere presentabile la struttura fin dal primo giorno!
A togliere ore di studio ai ragazzi ci pensano anche i preparativi per le ricorrenze legate alla storia della Bolivia e di Santa Cruz: per ben due settimane tutto verte all'organizzazione di coreografie, di balli e di canti, lasciando stare tutto il resto!
Quando non ci sono particolari festività, i ragazzi vanno in classe ma devo ancora capire la durata delle lezioni: sono più le volte che stanno fuori che dentro, e se qualcuno non ne vuole sapere di starsene seduto ad ascoltate il professore restano all'esterno a giocare senza che nessuno li richiami. Anche la qualità non è il massimo: cogliendo l'occasione di fotocopiare i libri di testo, vedo che all'ultimo anno di primaria ancora si studia la punteggiatura, in matematica si fanno cose che da noi si fanno in terza/quarta elementare... Per non parlare dell'inglese!! Se gli chiedi “what's your name?” (cioè qual'è il tuo nome), che è tra le prime cose che uno impara, ti vedono con due occhi che sembrano dirti “ma cosa stai dicendo?”.
Altra cosa che mi ha lasciato a bocca aperta è una serata di danze organizzata a fine anno: se lo studente ha delle materie insufficienti, le ha abbonate se balla bene ed è promosso! Della serie che importa che non sai fare due conti o non sai scrivere, quel che conta è saper danzare bene!
Molti mi hanno confermato l'idea di un'istruzione bassa, come ha ammesso lo stesso presidente Morales: accortosi del problema, questi vorrebbe creare dei giovani più preparati e per farlo è intenzionato ad aumentare le ore di studio. Ciò provoca il problema delle strutture, che sono piccole ed inadeguate, e non rappresenta a mio avviso una soluzione: prima di ampliare l'orario scolastico, si dovrebbe migliorare l'efficenza della scuola evitando che, in 45 minuti complessivi, quelli effettivi non siano solamente 20/25, riducendo a una la pausa della merenda (ora sono 2), diminuendo i giorni in cui si rimane a casa... Insomma dare priorità alla qualità e non alla quantità!
Morales ha il merito di aver ridotto il fenomeno dell'abbandono scolastico tramite il bono Juancito Pinto, una piccola cifra data agli studenti al termine dell'anno scolastico, ma è il solo aiuto che lo Stato offre: ogni famiglia deve provvedere a comprare i libri ed il materiale scolastico necessario, e soprattuto per l'hogar è un salasso! Inoltre va pagata una retta mensile a cui va aggiunta una tassa d'iscrizione: fortunatamente noi paghiamo soltanto la seconda perchè il colegio è all'interno della nostra struttura e gli affittiamo i locali. La convivenza tra hogar e scuola però non è semplice: la direttrice e la giunta scolastica vorrebbero usufruire dei nostri spazi , ma a questo ci opponiamo... ci prendiamo cura un'ottantina di ragazzi, con diverse problematiche, e non ci sembra giusto togliere quel poco che hanno per darlo ad altri! Già il campo dove giocano è fonte di problemi: i professori portano gli studenti a fare educazione fisica ed i nostri sono così privati dell'opportunità di utilizzarlo, e pensare che siamo in casa nostra! A volte usano i nostri lavandini ed occupano parte del nostro corridoio: lì ci tocca a turno chiedergli se per favore possono stare solo nel campetto perchè stanno occupando una proprietà privata. Altre volte accade che dobbiamo riparare quello che hanno rotto come, ad esempio, è accaduto di recente con una rete che separa le due strutture: non so come è stata fatta cadere ed è toccato a me e don Claudio mettere una pezza! Meglio poi sorvolare sulle riunioni di classe: ci dicono che non gli diamo libri e le cose che i professori richiedono, che non li seguiamo, si lamentano in generale dei ragazzi ... Non ci resta che sorridere e ricordargli che la nostra realtà è particolare e che non è semplice reperire i fondi per il bene dei ragazzi: io stesso a volte mi rattristo per il fatto che ai miei ragazzi non riesco a dare il meglio che meritano ma so anche che con pazienza qualcosa si riuscirà a fare! La cosa che però più mi fa ridere è essere rimproverati da chi, in un mese e mezzo di scuola, ha fatto rimanere a casa i ragazzi per tre settimane e ha cambiato 5 volte gli orari di inizio e di fine delle lezioni, creando a noi e a tutti i genitori non pochi problemi: so che non siamo perfetti ma penso che a volte sia meglio tacere o parlare con discrezione, dialogando si arriva a capirsi senza mettersi in una posizione di superiorità, avendo ben presente la trave che trafigge i nostri occhi e non solo la pagliuzza presente in quelli altrui.
Har baje

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