martedì 13 agosto 2024

Un piacevole imprevisto

E’ sabato e già la sera prima mi ero organizzato per quella che sapevo già essere una giornata impegnativa: c’era la Messa la mattina, seguita dal catechismo e poi nel pomeriggio incontro con i chierichetti ed orto con le più grandi. Mi ero portato pure avanti coi preparativi: per evitare corse dell'ultimo momento, avevo già stampato una sorta di verifica per i ragazzi di prima comunione per capire se avevano fatto loro dei concetti chiave.
Mi sono alzato presto per pulire e preparare la cappella, poi sulle 7 chiamo le ragazze che dovranno leggere, trovo persino il tempo per le prove dell’offertorio prima di dare una passata con lo straccio al pavimento. Stava andando tutto come previsto ma ecco che accade l’inaspettato: sento il cellulare suonare e vedo che ho un nuovo messaggio Whatsapp: era Padre Arturo che doveva venire a celebrare e mi chiede se posso andare a prenderlo, è rimasto senza benzina e pure senza soldi per poter arrivare fino a qui. Confesso di aver guardato in alto per qualche istante ma poi gli ho risposto che senza ombra di dubbio sarei andato da lui, a condizione che mi avrebbe mandato esattamente la posizione di dove si trovasse in quel momento. 
Tempo di finire le pulizie e di avvisare Liliana, prendo le chiavi della camionetta e vado a prendere il sacerdote: per fortuna non è molto distante, è a una ventina di minuti dall’hogar ma mi rendo subito conto che tornerò molto più tardi rispetto all’orario previsto per la Messa. 
Seguendo le indicazioni del navigatore arrivo alla fine di una strada asfaltata e devo proseguire per una sterrata, mi guardo intorno e vedo qualche casa senza intonaco o col tetto fatto in lamiera, ci sono pure delle mucche magrissime che brucano dell’erba secca. Non è una zona molto abitata e, in qualche modo, mi ricorda com’era la zona intorno al centro all’inizio della mia avventura in terra boliviana. Proseguendo comincio ad avere un po’ di timore che, nel giro di qualche minuto, svanisce nel vedere una specie di campanile tra i tetti di due case: ormai sono arrivato!
Prima di giungere a destinazione scorgo un ragazzino dormire su un marciapiede e, nel sentire la camionetta passare, si sveglia con aria spaventata. Finalmente arrivo davanti alla chiesa, sembra una cattedrale nel deserto: la stanno finendo di costruire, è da due anni che Padre Arturo ci sta lavorando. Lo vedo arrivare sorridente, vorrebbe farmi vedere l’opera ma gli propongo di farlo al ritorno, visto che siamo in ritardo, ed annuisce.
Durante il viaggio mi racconta che la zona in cui ci troviamo è molto povera e, grazie alla sua presenza, la comunità dei fedeli è cresciuta, nonostante il fatto che la chiesa non sia ancora consacrata (il Vescovo però ha permesso di celebrarvi la Messa) e che non esisti nemmeno la parrocchia, che verrà istituita a lavori conclusi.
Quando arriviamo in hogar ci aspettano i due chierichetti di turno e voliamo alla cappella per gli ultimi dettagli: è qui che ogni volta riscopro la profonda umiltà di questo sacerdote, visto che ad ogni mia domanda relativa alla celebrazione mi sorride e mi risponde di non preoccuparmi, di fare come da nostre abitudini visto che è al nostro servizio. Ammetto che ogni volta mi mette in crisi, sarei io quello che dovrei servirlo ed invece è lui, in prima persona, che si mette a completa disposizione della nostra comunità. Mi colpisce poi molto il suo restare immobile davanti all’ostia ed al calice ed il suo inginocchiarsi per più di qualche istante: un gesto di contemplazione, di adorazione che da un lato invidio e dall’altro cerco di fare mio.
Finita la Messa devo riportarlo a casa e capisco che dovrò rinviare all’indomani il catechismo: la cosa non mi impensierisce molto, sento che devo aiutarlo e sono proprio curioso di vedere quanto ha fatto in quella zona. Carico nella camionetta, insieme ad alcuni ragazzi, dei sacchi di vestiti che a noi non servono ma sicuramente la gente di cui si occupa Padre Arturo ne saprà far buon uso. 
Ritornati in compagnia di tre bambini nella chiesa in fase di ultimazione, scarico i sacchi dati in donazione e poi il sacerdote mi fa vedere l’interno dell’edificio: l’altare sta per essere finito, manca ancora qualche panca e c'è tanta luce che illumina l'interno. Guardo gli intagli nel legno del tabernacolo e non posso che rimanere a bocca aperta per la meraviglia, mentre il mio interlocutore mi fa da cicerone con un'espressione felice.
Mi racconta che la struttura è stata realizzata con il lavoro della comunità: ogni domenica, terminata la celebrazione, tutti restano per dare il loro contributo nel fare muri e pavimenti. I giovani che si preparano alla Cresima stanno realizzando un marciapiede in mattoni: così, mi dice Padre Arturo, sentiranno un po’ più sua questa chiesa. Mi mostra un appezzamento di terra e mi dice, nascondendo un po’ di orgoglio, che lì farà una cucina popolare per sfamare le famiglie più povere ma anche per raccogliere un po’ di fondi, visto che i soldi per fare la recinzione stanno finendo. 
Mi descrive la sua idea di come finire il campanile, che per come è fatto non può avere una campana, e ci metterà una statua della Madonna che gli è stata generosamente data e va messa ben in evidenza, anche se non rappresenta propriamente quella a cui la parrocchia sarà dedicata. 
Mi porta poi nella sua dimora, proprio attaccata alla chiesa: la cucina, la sala da pranzo e la camera da letto messi insieme sono grandi quanto la mia cucina! Lui è contento così mentre io mi sento piccolo piccolo, quasi mi vergogno della fortuna di avere ambienti più ampi rispetto al suo. Offre a me ed ai miei piccoli amici dell’acqua e comincia a parlare, di come la gente gli si è avvicinata e la comunità che segue continua a cresce fin da quando, due anni fa, hanno posto la prima pietra della futura chiesa. Mi racconta di come fa il catechismo, attraverso una croce di cartone che verrà completata con il susseguirsi degli incontri; mi informa di aver creato quattro pastorali (per la famiglia, per gli incarcerati, per il cibo, per i malati) e di far vivere loro delle esperienze forti che rafforzano chi ne fa parte: quella più recente è legata ad una Messa celebrata a casa di un’anziana che vive da sola senza energia elettrica ed acqua corrente e che ha spinto chi vi ha partecipato a cominciare ad aiutarla, senza che lei lo chiedesse. Aggiunge dicendo che durante la settimana la celebrazione eucaristica viene fatta ogni giorno in una casa diversa ed al posto delle offerte ciascuno porta del cibo da lasciare alla famiglia che li ha ospitati: è un modo per fare comunità e per conoscere i propri vicini, aiutandoli in qualche modo. Non posso non notare come i suoi occhi brillano mentre mi dice tutto questo, nell’ascoltarlo mi viene la pelle d’oca, mi emoziona davvero molto. 
La cosa che più mi fa venire le farfalle nello stomaco è quando mi spiega come fa l’adorazione eucaristica il giovedì: le quattro pastorali partono da quattro punti differenti, accompagnate a turno da lui con il Santissimo, ed arrivano tutte insieme nella chiesa… Sono rimasto senza parole, mi ha fatto venire la voglia di parteciparvi!
Ascoltando le sue parole capisco che non sia stato un caso quanto successo, sono sicuro che Qualcuno ci ha messo lo zampino in quell'intoppo: grazie Padre Arturo per avermi fatto conoscere quanto stai facendo e soprattutto nel tuo continuare a creare comunità, sei un esempio da seguire!
Har baje

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