Quella passata è stata una settimana tosta, in cui credo di aver tutto quello che avevo ed ancora oggi ne sto pagando le conseguenze: non solo perchè era la Settimana Santa e come responsabile dell'area spirituale mi sono ritrovato in prima linea ma anche per i tanti spunti su cui riflettere.
Penso alla domenica delle Palme: come non scordare il mio incontro con Rut, la mia figlioccia? Mi aveva contattato qualche giorno fa, era nuovamente nei guai, le avevano rubato il cellulare mentre stava scendendo dal pulmino e dal tono dei messaggi che mi aveva inviato era disperata. Ammetto di non averle risposto sia per mancanza di tempo sia per imbarazzo visto che mi scriveva dal numero di una sua amica e lo dico con un po' di vergogna, mi sentivo a disagio visto che mi chiedeva nuovamente aiuto e stavolta ero fortemente tentato di dire no. Ho preferito il silenzio, con la speranza che le cose si sistemassero da sole ma nuovamente torna a cercarmi, sempre col numero dell'amica: che fare? Tentenno, mille voci che si contraddicono a vicenda invadono la mia testa, vacillo su quale sia la cosa migliore da fare ed alla fine le dico che la aspetto qui in hogar. Non ho ancora idea su cosa le dirò, l'unica certezza è che sono preoccupato per lei ma so che quest'incontro farà bene ad entrambi.
Arriva, la faccio accomodare e mi faccio raccontare la sua disavventura per filo e per segno: i suoi occhi inumidiscono ed alla fine infila la sua testa tra le braccia incrociate sul tavolo, era disperata! Vederla così mi ricorda quel “perchè mi hai abbandonato?” ascoltato e letto chissà quante volte durante la mattinata e mi sblocca, capisco quello che è giusto fare: la rincuoro, le faccio capire che tutto si può risolvere e cerco di deviare il discorso verso altri argomenti al fine di tranquillizzarla. Mi racconta così che i primi esami fatti sono andati bene e che l'attrezzatura medica che le ho aiutato a comprare funziona perfettamente, le consiglio come gestire le sue entrate ed un poco mi arrabbio quando scopro che spesso non mangia alla sera. E' una bella chiacchierata che si conclude con una sorpresa che le faccio: l'aiuterò a comprarsi un cellulare a condizione che anche lei, coi pochissimi risparmi che ha messo da parte, metta la sua parte e ne acquisterà uno usato, visto che per acquistarne uno nuovo il budget è impegnativo. Non sa che dire, è commossa e non sa come ringraziarmi ma per me basta e avanza vederla più serena e con la certezza che non si deve sentire abbandonata, c'è qualcuno che sempre sarà al suo fianco e si fa aiutare da persone come il sottoscritto per far sentire la sua presenza.
Con la testa ritorno a mercoledì, a quel nuovo arrivo che spiazza: ha meno di tre anni e da quello che ci raccontano la sua storia è tristissima, vittima di una violenza che non dovrebbe nemmeno esistere, soprattutto se si ha quell'età. Mi chiedo se davvero c'è un senso in tutto questo, non so se il centro è preparato per ospitarlo, se io ne sarò capace ma nel vederlo tutti i dubbi vanno via, mi riempio di tenerezza forse perchè mi ricorda i miei nipoti che potrebbero essere suoi coetanei e mi ripeto, mi convinco che se questo piccolo è venuto qui un motivo ci sarà: qui può trovare un rifugio, un po' di quell'affetto che purtroppo non ha ricevuto e spetta a tutti noi, io per primo, riuscire a rendere questo possibile.
I ricordi mi portano alla veglia di preghiera del giovedì santo: con il gruppo pastorale ho allestito un altare nel campo coperto dove custodire le Ostie consacrate ed i ragazzi a turno sono venuti all'adorazione che avevo preparato. E' stato un momento emozionante in quanto preparato in base all'età dei differenti gruppi ma quello che più mi ha toccato il cuore è stato il tempo trascorso coi ragazzi che frequentano la scuola secondaria: mi ha completamente spiazzato il fatto che in molti, davanti alla croce, hanno cominciato a piangere, a svuotarsi di tutto il dolore che avevano dentro. Mi hanno commosso perchè non li ho mai visti così, so benissimo le sofferenze che celano nel loro cuore ma il ritrovarmi testimone di come le hanno fatte fuoriuscire senza paura mi ha sorpreso, non me l'aspettavo. E' stato un momento di condivisione talmente intenso che mi ha spinto per la prima volta a pregare con loro in italiano, facendo trapelare quello che mi turba.
Alla fine penso ai ragazzi, a come ultimamente si comportano mettendo a dura prova le educatrici e tutto il personale in generale: mi sento impotente, ci sono momenti in cui non so proprio che pesci pigliare e vorrei gettare la spugna soprattutto quando ti deludono, ti mancano di rispetto ma sarebbe troppo facile voltarsi dall'altra parte e rinnegare il cammino fatto fin qui. L'unica opzione è amarli anche se costa, sapendo bene che molti di loro nemmeno sanno cosa significhi perchè non l'hanno mai sperimentato nella loro giovane vita e non sarà di certo una passeggiata: ce lo dimostra proprio in questi giorni Chi per amore è morto per noi sulla croce che percorrere questa strada ne vale davvero la pena!
Har baje
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