domenica 15 gennaio 2023

Quel bambino nel presepe

Eccomi qui, finalmente ho il tempo per mettere in ordine i miei pensieri dopo un periodo, quello natalizio, un po' complicato anche per il fatto che il personale è andato in vacanza. Non ho nulla da rimpiangere, ho cercato di dare il meglio in tutto quello che ho fatto, era per i ragazzi e proprio per questo ne valeva la pena: non mi sono risparmiato ma mi posso dire felice, contento per come è andata. A darmi la carica era un altro bambino, non uno qualsiasi ma uno speciale che ricordiamo proprio nel tempo appena trascorso: è lì nel presepe, con sua mamma e Giuseppe, circondato da diversi animali a fargli da compagnia. Al guardarlo fa tenerezza, non so come ma dentro di me nasce la voglia di prendermene cura finchè sarà grande, lo vedo così indifeso che quasi mi sento in dovere di fare qualcosa per lui ed ho l'impressione che in cambio mi regali nuove forze.
Nel fissarlo mi viene in mente Oscar, uno dei più piccoli, che resta come sotto ipnosi mentre mi vede tagliare l'erba salvo poi sorridermi e salutarmi con la mano non appena i suoi occhi si incrociano con i miei.
Assomiglia a Carlitos, che toccava il cielo con un dito mentre stava divorando la torta al cioccolato che gli avevo comprato in una passeggiata, visto che raramente qualcuno viene a fargli visita.
Mi ricorda Jesus, non soltanto per il nome, che non ha nessuno e in questo periodo vuole sempre aiutarmi. E' un buon ragazzo quando vuole ma nei momenti brutti è capace di dirti cose irripetibili. Col tempo ho capito che è meglio lasciarlo fare, è il suo modo per svuotare il cuore da tutto il dolore che porta: l'importante è stare con lui, fargli sentire che non è solo proprio quando più mi verrebbe voglia di mandarlo al diavolo.
In quel  fanciullo rivedo Yobana che proprio a Natale noto piangere disperata, mai l'avevo vista così, perchè non ne vuole proprio sapere di vedere chi è venuto a trovarla perchè le ricorda fin troppo bene il motivo per cui si trova qui.
A pensarci bene ha anche il volto di Oliver, che una volta è arrivato nei pressi del mio ufficio pieno di rabbia e gridando: l'ho avvicinato e non so come l'ho calmato, facendomi spiegare che il tutto era dovuto al non aver ricevuto nulla durante una visita di un gruppo di volontari. Inutile cercare di fargli capire che quanto ci era arrivato non era bastato per tutti però è stata sufficiente la mia presenza giusto in quegli attimi per sistemare le cose: mai ho investito così bene il mio tempo! E pazienza se ho dovuto mettere da parte quanto stavo facendo: in quel momento lui era la mia priorità!
Mi ricorda i fanciulli che in questi giorni sono entrati nel centro, le loro espressioni di paura, di sconforto e di inquietudine per trovarsi catapultati in una realtà completamente sconosciuta e non per propria scelta. Mi hanno spinto a chiedermi come fosse meglio comportarmi con loro e la risposta è sempre stata essere me stesso, aspettando e rispettando i loro tempi.
Ha l'aspetto di Juan, uno dei più vivaci e che ne combina di tutti i colori, che piangeva perchè nella sua borsa di Natale c'erano solo vestiti e non giocattoli, che ne aveva già ricevuti a volontà grazie ai tanti benefattori che sono venuti a farci visita in questi giorni. Non è cattivo sebbene crei sempre qualche grattacapo: una volta dovevo farlo studiare per vedere se era pronto a ricevere la prima Comunione ma non voleva perchè per l'ennesima volta aveva buttato le ciabatte nel tetto. L'avevo sgridato dicendo che doveva tirare fuori il buono che è in lui visto che sono convinto che ciascuno di noi si porta dentro qualcosa di speciale, è sempre lì nonostante tutto il male e gli sbagli che possiamo fare, e dipende soltanto da noi mostrarlo al mondo oppure no: non so se saranno state queste parole ma, appena uscito dalla sua stanza, si è seduto in un angolino e si è messo a piangere come non mai. Era uno strazio vederlo così mi sono avvicinato, gli ho messo una mano sulla spalla e l'ho consolato, mentre qualche lacrima scendeva pure nel mio volto: mi ha fatto tenerezza e mi è sembrato naturale comportarmi così, in quel frangente ho provato le stesse sensazioni che provo nel guardare quel pargolo che è il protagonista del presepe. 
Mi considero fortunato perchè quel bambino che ora sta nella mangiatoia non lo vedo solamente a Natale ma ogni giorno attraverso i ragazzi che mi sono stati affidati: non sono dei santi, e sono il primo a dirlo, ma sono vittime indifese che mi spingono a tirare fuori il meglio in ogni occasione, con l'unica certezza che è la sola cosa giusta da fare. In cambio ricevo nuove energie ogni volta che mi regalano un sorriso, proprio come riesce a darmele quel fanciullo che nascendo ha cambiato il mondo.
Har baje

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