giovedì 19 maggio 2022

Basta una scintilla...

Ci sono volte in cui basta poco perchè l'imprevedibile accada: ci sono occasioni in cui assume la forma di una scintilla in grado di scatenare un incendio, in altre è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Quel che è certo è la fragilità di questi ragazzi, capaci di andare in frantumi per qualcosa che apparentemente sembra non dire nulla.
E' accaduto anche oggi: avevo visto uno di loro gridare, piangere, prendersela con una pietra scagliandola in terra con tutta la forza che aveva in corpo. Non mi sono avvicinato, a mia scusante posso dire che in quel momento stavo portando da mangiare alle anatre, ma quella scena mi ha turbato: cosa gli era capitato? Avevamo appena finito di mangiare e lui, che siede alla mia tavola, era tranquillo, oserei dire contento e nulla faceva presagire quanto avevo davanti. 
Passano un paio di minuti e, mentre mi dirigo verso la mia stanza, mi sembra di intravederlo camminare a passo sostenuto verso il cancello di entrata del centro. Poco dopo arriva la chiamata di Liliana: mi informa che il fanciullo è fuori di sé ed è scappato, se si può dire così. Mi chiede di andare da lui e parlargli, facendo tornare all'hogar l'educatrice che è andato a cercarlo.
Subito mi rimetto le scarpe e vado di corsa verso l'entrata: noto che c'è un auto ferma e subito per la testa mi passano dei brutti pensieri che vanno dal timore che sia stato investito o di qualcuno che ha avuto la “bella” idea di filmare la scena. Sperando che i miei presentimenti fossero sbagliati, arrivo e vedo il ragazzo visibilmente scosso, pieno di rabbia, che grida e piange. Davanti a lui c'è una coppia, che intuisco stavano nella macchina, il tuttofare e l'educatrice che tenta invano di calmarlo. Cercando di rimanere sereno invito quest'ultima a tornare al centro rassicurandola che me ne sarei occupato personalmente poi, rendendomi conto dello stato d'animo del mio piccolo amico, decido di sedermi di fianco a li, mantenendo una certa distanza. Sta urlando, grida “mamma” e “papà”, dice di volerli lì ed è straziante il modo in cui lo fa, mi ha davvero lacerato il cuore. 
Provo a parlargli, gli chiedo cosa sia successo ma, non ottenendo alcuna risposta, capisco che devo aspettare che tutta quella rabbia, quella disperazione che lo sta animando si esaurisca. E' una sofferenza vederlo così ma non posso far altro che attendere il momento giusto: arriva proprio nel momento in cui la coppia opta affinchè uno di loro vada a comprargli da bere in una rivendita non molto distante, la vedo che è provata nell'assistere alla scena. Cogliendo l'attimo, mi avvicino e lo abbraccio mentre continua a piangere, almeno ora ha una spalla su cui può farlo, gli accarezzo la nuca sussurrandogli che mi aveva fatto preoccupare. Nel frattempo la donna della coppia arriva e gli porge una bottiglietta di coca-cola che beve tutto di un sorso: non posso che ringraziarla per quel gesto. I due mi chiedono se potranno fargli visita, mi faccio dare il loro numero per farli richiamare e mi ritrovo nuovamente a dirgli grazie prima di congedarli: li vedo come due buoni samaritani che si sono fatti trovare pronti al momento giusto. 
Capisco che il fanciullo non ha intenzione di scappare per cui invito anche il tuttofare a tornare all'hogar: rimango solo con lui, l'ideale per capire cosa abbia innescato tutto questo. Mi racconta tutto per filo e per segno, seppur singhiozzando, e rimango stupito del motivo: una scaramuccia con un suo compagno di stanza, un qualcosa che accade spesso ma stavolta ha prodotto un risultato inaspettato. Lo rincuoro, gli faccio promettere che cercherà di non farsi prendere così dalla rabbia e che potrà contare su di me: è ancora scosso ma il peggio è passato. Non posso che essere contento anche se resto colpito ancora una volta da quanta sofferenza sia celata nei cuori di questi fanciulli e di come ciò li renda fragili, da combattere soltanto stando loro vicino quando più ne hanno bisogno e purtroppo non è detto che questo possa bastare.
Har baje

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