E' l'ultima tappa prima di tornare a
Santa Cruz: con gli amici di Mision Vida si fa visita a quella che
ormai tutti chiamano la “abuelita”, una signora cieca ad un
occhio che dice di aver compiuto 100 anni e si occupa dei suoi figli
disabili. Ci raggiunge uno di loro e, dopo averlo salutato, non posso
fare a meno di notare i suoi piedi: sono sporchi, le unghie sono
lunghe e rovinate e al solo vederli provo una specie di disgusto, mi
fa una certa impressione guardarli. Malgrado questo non esito, è
come se sapessi già quello che dovevo fare e lo compio come se fosse
la cosa più normale al mondo in quella situazione: lo aiuto a
provarsi un paio di zoccoli di plastica per vedere se sono della sua
taglia.
In quel preciso momento i sentimenti
provati pochi attimi prima scompaiono ed alla mente mi riaffiora il
racconto della lavanda dei piedi: non ne so il motivo, forse sarà
stata la fame visto che avevamo solo fatto una colazione veloce ed
ormai era pomeriggio inoltrato, magari sarà stata la stanchezza che
mi ha giocato un brutto scherzo ma mi piace pensare che sia stato un
messaggio che Qualcuno ha voluto inviarmi. Per mia fortuna il secondo
paio di ciabatte, l'ultimo che avevamo in dotazione, gli calza a
pennello ed in cambio ricevo un sorriso che faccio fatica a
dimenticare e che rappresenta il ricordo più bello di tre giorni
passati ad aiutare le persone che vivono in alcuni villaggi sparsi
nel territorio di Gutierrez, a più di 200 chilometri di Santa Cruz.
Devo solo ringraziare gli amici di
Mision Vida per poter avuto la possibilità di rivivere
quest'esperienza: hanno voluto che
partecipassi, nonostante non fossi stato presente alle loro riunioni
che avevamo fatto nel corso degli ultimi 12 mesi, e gliene sono
grato perchè ho capito una volta di più quanto sono stato fortunato
nella mia vita a nascere ed a vivere in un paese come l'Italia.
Questa volta non tutto è filato
liscio, ci sono state alcune difficoltà come la scarsa
affluenza della gente del posto, che nei primi due giorni ci ha un
poco sconfortato, ma è stato il freddo a creare più di qualche
grattacapo. Il destino ha voluto che stavolta noi uomini potessimo
dormire in una stanza come le donne e non più sul pavimento della
vecchia chiesa del paese, come successo l'anno scorso: è stato un
grosso vantaggio perchè non credo avremmo riposato bene visto che le
temperature si abbassano notevolmente durante la notte tanto da
lasciare un sottile strato di ghiaccio sui tetti e sulle auto. Non
avendo riscaldamento si dormiva con più coperte e personalmente, per
riscaldarmi, non esitavo ad indossare un maglioncino e dei calzini di
lana per evitare di prendere freddo: in quei momenti ricordavo con
una certa nostalgia i momenti passati al caldo nella mia casa in
Italia mentre fuori faceva freddo e proprio non riuscivo a capire
come la gente del posto potesse convivere con le basse temperature in
quelle condizioni.
Nella casa parrocchiale dove abbiamo
trovato alloggio non c'era acqua corrente per cui per lavarsi era
necessario andare a prendere l'acqua in un bidone posto in giardino e
la stessa situazione si verificava quando si andava al bagno, visto
che era impossibile fare uso dello sciacquone e ci si doveva
arrangiare con un secchio per pulire il wc. In quei momenti ammetto
che mi è davvero mancato il fatto di veder salire l'acqua una volta
aperto il rubinetto o il solo azionare lo scarico, soprattutto quando
dovevo uscire la mattina presto e vedevo una sottile brina ricoprire
ogni cosa: il solo sfiorare il barile dove riempire il recipiente per la toilette mi
gelava le mani! Anche lavare i piatti e le tazze non era semplice,
nonostante tutto ce la siamo cavata però personalmente ho potuto
apprezzare quella piccola comodità di poter reperire l'acqua con un
piccolo gesto come il girare una manovella: non è una cosa così
scontata, penso di essere fortunato ad avere avuto questa possibilità
per gran parte della mia vita... Quanti al mondo possono godere di
questo?
Ripenso alle case che ho visto: alcune
fatte di paglia e fango, altre che sembrano un ammasso informe di
lamiere, tavole di legno e teli e con il pavimento di terra
battuta... Uno stile di vita completamente diverso dal mio: non
riesco a comprendere come si possa solamente abitare lì dentro, dove
il vento e freddo entra da tutte le parti ed i letti, se si possono
chiamare così, non sono altro che un paio di sacchi di iuta, se va
bene. L'acqua che arriva direttamente al bagno è un lusso che qui
nessuno si può permettere e nel vedere tutto questo non posso non
sentirmi in colpa per il solo fatto di poter dormire su un materasso,
protetto da delle pareti di mattoni, ed allo stesso tempo non
ritenermi fortunato per questo.
La vita qui deve essere dura, l'ho potuto vedere negli occhi degli anziani e dei bambini che ho potuto aiutare consegnando loro i farmaci di cui avevano bisogno e spiegando loro quando dovevano assumerli: non potevo fare molto altro per loro se non accoglierle con un sorriso sulle labbra e offrendogli la miglior parte di me in quei pochi istanti in cui sono stato in contatto con loro per poi congedarmi con l'augurio che potessero passare il resto della giornata nel miglior modo possibile. Glielo dovevo solamente per il fatto che nella vita ho avuto molto più fortuna di loro ed è giusto poter condividere qualche momento con loro anche solo per fargli capire che c'è qualcuno che li pensa e cerca di fare qualcosa per aiutarli.
Vorrei ringraziare ad uno ad uno tutti
i quasi quattrocento volti che ho incrociato in questi tre giorni
perchè mi hanno arricchito coi loro sguardi e sorrisi di
ringraziamento e per quello che ci hanno offerto da mangiare mentre
eravamo lì a servirli: hanno voluto condividere con noi quel poco
che avevano e questo mi è rimasto nel cuore e nella testa... E'
proprio vero che nessuno è così povero da non poter donare qualcosa
all'altro: grazie gente di Gutierrez per avermelo ricordato!
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento