“Lasciate la speranza o voi che
entrate”: è quello che mi viene sempre alla mente quando varco
l'ingresso della Caja de Salud, visto che l'unica mia certezza è l'ora in cui vi ci entro mentre non posso nemmeno azzardare una previsione di quanto
tempo ci vorrà perchè possa tornare a casa.
Con la sanità
boliviana ho avuto a che fare già in altre occasioni ma da quest'anno, complice il fatto che la
responsabile dell'infermeria del centro la mattina lavora presso un'altra sede, spesso mi tocca portare i ragazzi dal medico e così ho
approfondito la mia conoscenza su un sistema che a volte mi lascia a
bocca aperta: a volte capita che gli ambulatori si spostino
all'interno della stessa sede e nessuno dei dipendenti a cui mi sono
rivolto sapevano dirmi la loro esatta collocazione; succede che ti
avvisino all'incirca dopo due ore di attesa (se va bene) che il
dottore è assente e pertanto il servizio ai pazienti è sospeso
oppure accade che abbiano ricettato un farmaco che in Bolivia non è
in commercio.
I ragazzi, essendo ospiti di un hogar, hanno un'assicurazione che permette loro di accedere al servizio sanitario dello stato, a condizione di avere tutti i documenti di riconoscimento necessari, e questo è un aspetto più che positivo visto che le prestazioni sono del tutto gratuite, così come le medicine sempre che siano disponibili presso il dispensario dello stesso ospedale: in caso contrario si devono comprare. Praticamente lo Stato provvede alla loro salute e paga la quota mensile che ne garantisce la copertura sanitaria: a volte la salda in ritardo e ciò in un'occasione mi ha creato un piccolo inconveniente. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che per una consulta del medico dobbiamo andare nella sede dedicata alla zona in cui il centro risulta iscritto, che si trova ad una ventina scarsa di chilometri: di mattina presto si impiegano circa 25 minuti di auto ma in orari di punta ci si arriva dopo più di un'ora. All'arrivo si deve prendere la “ficha”, ovvero il numero con il quale il medico ti riceverà: praticamente chi arriva prima meglio alloggia visto che l'attesa a volte sembra non finire mai... Mi è capitato di portare due ragazze alla Caja de Salud all'una e mezza del pomeriggio e di rientrare in hogar stremato dopo le venti!
I ragazzi, essendo ospiti di un hogar, hanno un'assicurazione che permette loro di accedere al servizio sanitario dello stato, a condizione di avere tutti i documenti di riconoscimento necessari, e questo è un aspetto più che positivo visto che le prestazioni sono del tutto gratuite, così come le medicine sempre che siano disponibili presso il dispensario dello stesso ospedale: in caso contrario si devono comprare. Praticamente lo Stato provvede alla loro salute e paga la quota mensile che ne garantisce la copertura sanitaria: a volte la salda in ritardo e ciò in un'occasione mi ha creato un piccolo inconveniente. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che per una consulta del medico dobbiamo andare nella sede dedicata alla zona in cui il centro risulta iscritto, che si trova ad una ventina scarsa di chilometri: di mattina presto si impiegano circa 25 minuti di auto ma in orari di punta ci si arriva dopo più di un'ora. All'arrivo si deve prendere la “ficha”, ovvero il numero con il quale il medico ti riceverà: praticamente chi arriva prima meglio alloggia visto che l'attesa a volte sembra non finire mai... Mi è capitato di portare due ragazze alla Caja de Salud all'una e mezza del pomeriggio e di rientrare in hogar stremato dopo le venti!
La maggior difficoltà è rappresentata
dal fatto che si è obbligati a passare dal medico di base prima di
qualsiasi visita specialistica: è il primo passo visto che in
quel momento si apre la cartella clinica del paziente o se ne crea
una nuova nel caso la prima si sia persa. Una
volta che il dottore dà il consenso ad un esame specialistico
bisogna andare a prenotarlo: raramente l'attesa passa il mese ma la
cosa che mi ha letteralmente sorpreso è che ti fissano solamente il
giorno e non l'ora visto che anche qui vige la regola per cui si
verrà ricevuti in base all'ordine di arrivo che viene ben
rappresentato dal numero che ti è stato consegnato appena ne fai
richiesta. Alcuni reparti ricevono al massimo 5 persone per cui
bisogna fare i salti mortali per rientrare tra questi, altrimenti
tocca chiedere un nuovo appuntamento.
La ficha è onnipresente nella Caja de
Salud: senza il numero di attesa non si va da nessuna parte! Se devi
andare a fare un esame ne hai bisogno, se devi recarti allo sportello
“Vigencia” per accertare che sei in regola per ricevere le cure
necessarie non ne puoi essere sprovvisto; per ricevere i farmaci
prescritti devi richiederla... Purtroppo però a volte i display che
indicano quale numero stanno servendo non funzionano molto bene: mi è
capitato non molto tempo fa con un ragazzo che doveva fare delle
analisi del sangue. Al mio arrivo mi hanno dato il numero 100 e mi ero
sorpreso guardando il pannello luminoso segnare il numero 97, vista la
moltitudine di gente che era lì presente ben prima di me. Dopo
qualche minuto ho capito che le persone allo sportello stavano
chiamando a voce alta i vari numeri perchè nessuno sapeva come
azzerare lo schermo: praticamente quello mostrato a video era
l'ultima ficha a cui era stato garantito il servizio il giorno prima!
Vista la difficoltà nell'ascoltare quello che veniva detto, mi sono
avvicinato ed assieme ad un signore ripetevo a voce alta i numeri di attesa di cui gli impiegati stavano chiamando il turno: una
situazione a dir poco surreale!
Impossibile poi non imbattersi nella
burocrazia: una volta preso il numero di attesa si deve andare a
“Vigencia”, dove controllano se ci sono le condizioni per poter
erogare la prestazione, successivamente si ritorna presso
l'ambulatorio dove si riceverà la consulta e poi, nel caso in cui si
riceve la ricetta, questa deve essere avvallata nuovamente da
“Vigencia”, che pone un timbro di controllo. Il tutto
rigorosamente con la ficha e sempre dovendo aspettare, praticamente
la regola fondamentale quando ci si reca alla Caja è portare
pazienza e tanta direi! Non sempre però l'attesa dà i risultati
sperati: le soluzioni date sono quelle che al centro erano già state
adottate e capita che rispondano in brutta maniera, come ad esempio
che non sono specializzati coi bambini.
Non tutto è però da buttare: c'è un
dottore che si è preso a cuore il caso di uno dei nostri
piccoli ospiti affetto da artrite reumatoide. A volte lo
riceve per primo anche se non siamo arrivati dopo rispetto ad altri; è
disponibile a visitarlo anche quando non è il giorno in cui si
dedica ai pazienti esterni della struttura ospedaliera e quando siamo
a corto delle medicine che dobbiamo somministrargli ci dice di
passare e di chiedere di lui al pronto soccorso. Mi ha dato anche il
suo numero in caso di emergenza: devo dire che è una persona buona,
sono testimone dell'amore e della cura che mette quando esamina il
fanciullo e dell'attenzione che ha nei suoi confronti, ci sta
aiutando molto per far in modo che possa ricevere un farmaco
biologico che rallenti l'avanzare della malattia. Lo considero un
angelo e devo dire che vale davvero la pena sudare le famose sette
camice alla Caja se questi sono i risultati!
Har baje
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