Oggi, per rompere la solita routine che
caratterizza i miei martedì, ho deciso di cambiare zona per
passeggiare e rilassarmi, cercando di mettere da parte i molti
pensieri che in questi giorni mi stanno assillando: la scelta è
ricaduta su un'area dove c'è un grosso mercato che ho avuto
occasione di girare poche volte e questa era l'occasione buona per
conoscerla un po' di più.
Avevo appena finito di pranzare e mi
sentivo appagato per quanto avevo avuto la fortuna di mangiare quando mi ritrovo davanti a me una di quelle scene che è in grado
di cambiare il senso della giornata: stavo attraversando la strada,
precisamente stavo camminando sopra la parte coperta del canale che
divideva le due carreggiate quando da lì vedo uscire
prima due, poi tre ed infine cinque ragazzi accompagnati da una
fanciulla. Erano sporchi, i loro vestiti sudici e qualcuno non aveva
l'espressione molto lucida... Erano giovani e di molto, visto che i
più piccoli dovrebbero aver avuto meno di 10 anni. Nell'osservarli
non ho dubbi che siano dei ragazzi di strada, che trovano rifugio
sotto i ponti o nei canali di scarico disseminati in tutta la città.
La mia attenzione non è tanto sul loro
aspetto ma si concentra su quello che hanno in mano due dei più
giovani: delle bottigliette di plastica piene di qualcosa che non è
acqua, è trasparente ma ha delle sfumature giallastre... Non riesco
a capire bene cosa sia sebbene sia passato molto vicino a loro.
Per qualche motivo non riesco a
distogliere lo sguardo da quel gruppo: non è la prima volta che vedo
dei ragazzi di strada, anzi spesso ho visto gente seduta
tranquillamente, dormire o uscire dai canali che passano sotto le
strade. Non è certo un bel vedere ma davanti a queste scene comincia
a ronzarmi in testa una voce destinata ad accompagnarmi per diverso
tempo: stavolta però sono talmente preso da quanto sta avvenendo
sotto i miei stessi occhi che mi fermo di colpo e mi dimentico di
qualsiasi cosa, persino di attraversare l'ultimo pezzo di strada che
mi avrebbe portato direttamente al mercato.
Sento i ragazzi parlare a voce alta e
poi vedo uscire da sotto il ponte quello che sembra un adulto, almeno credo visto che per tutto il tempo mi darà le
spalle, che comincia a dagli delle indicazioni, mi dà l'idea che li stia dividendo in gruppi e gli spieghi per filo e per segno quali compiti debbano svolgere. Fin qui
apparentemente nulla di strano ma poi ecco avvenire quello che più mi ha colpito: il più piccolo toglie il tappo della bottiglietta, avvicina
quest'ultima al suo naso e l'annusa, anzi sembra farsi una sniffata
di quello che vi è contenuto. Credo di essermi sbagliato, a volte
gli occhi possono tradire, ma quel gesto glielo vedo fare svariate
volte, in un modo da farlo sembrare come la cosa più naturale del
mondo, ed in pochi istanti noto l'espressione del suo volto cambiare.
Sono letteralmente sconvolto: avrà la stessa età di molti dei
ragazzi del centro!
Davanti a questa scena mi risveglio da
quella specie di torpore che mi aveva preso al primo impatto ed
attraverso la strada: ero basito di quanto ero stato testimone e ogni
due passi mi volto per vedere ancora quel gruppo, nella speranza
che mi sia immaginato tutto.... Purtroppo no, quel bambino
continua con la bottiglietta in mano ed ogni tanto se la porta al
naso per inalarne l'odore. Rimango come scioccato, non riesco a
non pensare a quanti giovani, a quante persone si trovino in quelle
condizioni ed il mio cuore si riempie di tristezza, la felicità che
avevo appena finito di pranzare se n'è andata ed ha lasciato posto a
sentimenti non proprio positivi. Continuo a girarmi finchè non mi
ritrovo in un punto tra le bancarelle che mi impedisce di rivedere
ancora una volta quel gruppo di giovani, mi verrebbe voglia di tirare
un respiro di sollievo ma non riesco a star tranquillo, non riesco a
capacitarmi di quella realtà nemmeno ora che l'ho colta grazie ai
miei occhi mentre nella mia testa continua a tormentarmi una voce che
mi chiede “E tu cosa puoi fare per loro? ”.
Non riesco a comprendere il motivo per cui sembro
l'unico ad essere così colpito da quelle immagini quando tutta la
gente che era lì presente in quel momento sembra indifferente o
almeno non ha fatto una piega davanti a tutto questo: sono diventato troppo
sensibile o forse gli altri si sono abituati a vedere queste scene?
Perchè rimango così angosciato mentre gli altri mi paiono così
impassibili? L'unica cosa certa è che non voglio farmi il callo con
queste situazioni, dicendo che è una cosa normale e non si può
risolvere, perchè davanti a me c'è una persona, un fratello che ha
bisogno di aiuto.
Har baje
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