Ci sono volte in cui le notizie che più ti sorprendono arrivano nel momento più impensato: a me è capitato nelle
prime ore della mattinata di un venerdì in cui non riuscivo proprio
ad ingranare e dovevo sforzarmi per vincere la pigrizia e la poca
voglia di fare. Proprio nel momento in cui stavo per uscire vincitore
da questa battaglia ecco arrivare Liliana che con fare serio mi dice
che Roberto, l'ultimo dei miei figliocci a rimanere in hogar, sarebbe
stato trasferito in un altro centro e se ne sarebbe andato in un paio
di ore: era appena arrivato l'ordine dalle autorità e si doveva
procedere, l'unica cosa che mi consiglia è di parlargli.
Sono rimasto senza parole, sebbene sapessi da qualche giorno che
il ragazzo se ne sarebbe andato: di colpo
ho perso la voglia di fare che a fatica ero riuscito a ritrovare, ero
completamente sorpreso anche se ero ben consapevole che, dopo avergli
fatto un esame che ci avevano richiesto, era soltanto questione di
tempo però mai non avrei immaginato che questo momento arrivasse
così presto!
Dopo le parole di Liliana la mia mente
ha cominciato, senza che lo chiedessi, a rivivere come un flashback
tutti i momenti passati insieme: la prima volta che l'ho visto; il suo giocare ed il suo voler stare sempre con la
sorella; la volta che si è trafitto il piede con un ferro e la corsa
all'ospedale; la voglia di aiutarmi e di cercarmi; il momento in cui
mi ha chiesto di essere suo padrino di prima comunione; gli istanti
(davvero pochi) in cui si è arrabbiato con me quando lo riprendevo
per qualcosa; lo stare sempre in compagnia del suo miglior amico Fernando tanto che tutti, nel vederli, capivano quanto fossero
inseparabili; il doverlo supplicare di venire all'infermeria per
curargli un fungo del piede che non ne voleva proprio sapere di sparire;
l'orgoglio con cui mi mostrava i suoi voti e la vergogna nello
svelarmi le materie in cui andava male; la sua tristezza per il fatto
che non veniva più nessuno a fargli visita; i suoi tentativi di
portarsi il gatto in stanza ed il cercare ogni volta il mio sguardo di
approvazione per andare a fare la comunione. Credo di essere l'unico
dell'hogar ad averlo sempre chiamato con il suo nome, visto che gli
altri si rivolgevano a lui sempre usando il cognome: poichè
preferisco parlare con le persone chiamandole per nome, una volta gli
ho chiesto se avesse piacere che potessi farlo anche con lui e la sua
risposta è stata un sorriso, accompagnata dalla convinzione che fosse una buona idea a condizione però che usassi Roly, il suo secondo
nome, ed è così che credo sia iniziata la nostra amicizia.
Nel rivangare il passato scopro che non
non l'ho mai visto piangere mentre il suo sorriso invece l'ho ben
presente e sembra accompagnarmi continuamente in questo viaggio nella
mia memoria. Era già qui quando sono arrivato nel 2013, aveva 6 anni
ed era grassottello, l'ho visto crescere fino a diventare un
ragazzino, un adolescente con il vizio di cercare di "flirtare" con le
bambine, cosa che di per sé non è un male ma diventa un problema
quando ci si trova in un centro di accoglienza misto.
Posso dire senza ombra di dubbio che
Roly è un ragazzo buono, disposto sempre ad aiutare senza mai
esitare ed aspettare un premio, con il sorriso sempre stampato sulla
faccia però ha un lato oscuro che non può lasciarmi indifferente e
che è la causa del suo trasferimento: sapevo che durante le vacanze estive aveva fatto qualcosa di cui non si può andare fieri e non ci avevo dato il giusto peso ma un paio di mesi fa è
stato protagonista di un fatto su cui il centro non poteva affatto sorvolare. Ho ancora impressi nella mente quegli istanti: quando Liliana mi ha
chiamato nel suo ufficio pensavo fosse per l'inizio di una
riunione già prevista per quel pomeriggio ma quando ha fatto anche
il nome di Roly mi è suonato nella testa un campanello di allarme... Era stato accusato di qualcosa che non era la solita marachella su cui si poteva chiudere un occhio e quando, con le spalle al muro, ha confessato la sua colpevolezza ero sotto shock,
ammetto di avere avuto paura visto che quello che aveva combinato era una cosa che andava ben oltre le mie capacità e non avevo la più pallida
idea di come aiutarlo, mi sembrava di avere davanti un
perfetto sconosciuto perchè in quel momento non riconoscevo in lui nulla di
quel fanciullo di cui avevo avuto la fortuna di essere padrino. Aveva
bisogno di appoggio, questo lo sapevo, ma in quel frangente ero come
paralizzato: ho dovuto aspettare i miei ed i suoi tempi per poi
avvicinarlo in occasione di un pranzo che gli ho offerto per potergli
parlare a quattrocchi, senza che nessun altro potesse ascoltare. L'ho
rimproverato però allo stesso tempo mi ha rassicurato di aver capito la lezione ed è
stato liberatorio vedere che i miei consigli li ha messi tutti in pratica: purtroppo però ciò non è bastato in quanto la sua bravata, se
così si può chiamare, andava contro le regole del centro e, per evitare che potesse ripetersi, l'unica soluzione era che se
ne doveva andare.
Non è stato semplice salutarlo e
stavolta posso ringraziare Dio di non aver dovuto accompagnarlo al
nuovo centro cui era destinato perchè credo che non avrei retto:
l'ho cercato e lui mi è venuto incontro con il suo solito sorriso e
mi ha abbracciato forte. Con un groppo in gola gli ho chiesto come si
sentiva e di farsi coraggio, di farsi valere in quanto è un ragazzo
forte e pieno di buona volontà, che non si tira indietro se c'è da aiutare, e
che saprà dimostrare che quanto aveva combinato sia stato soltanto
un incidente di percorso. L'ho preso nuovamente tra le mie braccia
mentre i miei occhi cominciavano ad inumidirsi e lui mi chiedeva se l'avrei
portato al suo nuovo hogar, cogliendo nella sua richiesta il
bisogno di avermi al suo fianco ancora una volta, ma purtroppo non
potevo. In quegli istanti mi chiedevo quanto ancora questi ragazzi
dovessero continuare a pagare gli errori altrui visto che quanto hanno vissuto in
passato continua a ripercuotersi nelle loro vite e possono trasformarsi in un grosso problema nella fase dell'adolescenza, come in questo caso:
non posso far altro che accompagnarli fino a dove mi è possibile,
cercando di far capire loro che un'altra via è possibile.
Con Roly se n'è andato dal centro l'ultimo dei miei figliocci e la cosa da un lato mi rattrista però
so che avrò modo di rivederlo ancora perchè, come per gli altri,
cercherò di andarlo a trovare: me lo ha chiesto, anzi il sorriso che
lo contraddistingue gli ha illuminato il volto forse come non mai quando gli ho promesso che andrò a visitarlo mi spinge a dover mantenere la parola data ad ogni costo. Glielo devo per quanto è riuscito a darmi in questi anni ed è la cosa più
giusta da fare, soprattutto se costituisce il modo migliore affinchè possa
continuare ad avere fiducia negli altri ed a sentirsi amato.
Har baje
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