Ieri ci sono state le prime comunioni:
ormai sono tre anni che accompagno i ragazzi del centro verso questo
Sacramento ma quello che provo in questo giorno per loro così
speciale è sempre nuovo, diverso da quello precedente.
Nel vedere i ragazzi con le loro tuniche
bianche, un po' intimoriti e con gli occhi che facevano trapelare un
poco l'emozione del momento ed un pizzico di paura ho provato tenerezza ed ho ricordarto tutti i mesi passati insieme per
prepararli a questa occasione: momenti di gioia, di risate ad altri
meno belli, in cui mi toccava un po' metterli in riga. “Abbiamo
camminato insieme fino a qui”, pensavo, “ed ora siamo arrivati
insieme alla meta”: è vero perchè da febbraio ho fatto un viaggio
con questi fanciulli in cui dovevo indicargli la direzione da seguire
ed aspettare che tutti la prendessero, che nessuno si perdesse ma non
ci sono riuscito.
Siamo partiti in 13, compreso il
sottoscritto, purtroppo siamo arrivati in 10: due li ho persi per
strada in quanto il giudice ha disposto che dovevano tornare in
famiglia anche se uno di loro l'avevo già allontanato perchè i suoi
problemi personali erano talmente grandi da impedirgli di seguirmi in
questo momento ed erano prioritario che li risolvesse, l'altro è
stata una mia piccola sconfitta personale... Non è stato facile per
me negargli la possibilità di poter fare la prima comunione
quest'anno ma a mio avviso mancavano proprio le basi: eppure con lui
le avevo provate tutte, arrivando anche a fare catechismo solo con
lui in modo che non avesse alcuna distrazione, al fine di motivarlo
ma non ho ottenuto risultati. Più davo del mio e meno ricevevo da
parte sua: persino quando si entrava nella nostra chiesetta, per la
Messa o per pregare, non c'era modo di farlo stare perlomeno
tranquillo, si divertiva a disturbare gli altri o a giocare. Come
potevo suggerirgli su come si poteva amare a Dio se non dimostrava
almeno un poco di affetto nei Suoi confronti? Stavo sbagliando metodo
con lui? Sicuramente sì ma, nonostante i consigli che mi sono stati
dati, non sono riuscito a trovarne uno che andasse bene anche se rimango dell'idea che tutto dipendesse anche dal suo interesse per
l'argomento, che purtroppo non sono riuscito a suscitare. Più volte
mi sono chiesto chi fossi io per negare a qualcuno di accedere
all'Eucaristia perchè Gesù non l'ha negata nemmeno a Giuda ma alla
fine ho gettato la spugna, non me la sono sentita di concedergli
questa opportunità anche perchè qui, durante la celebrazione delle
Prime Comunioni, come catechista avrei dovuto garantire al sacerdote,
a Dio e davanti a tutta la comunità che fosse pronto per ricevere
questo sacramento, quando sapevo benissimo che non lo era: la mia
coscienza me lo impediva. Non potevo non pensarlo mentre vedevo i volti in parte sorridenti
ed in parte nervosi dei suoi compagni vestiti di bianco non potevo
pensare perchè sentivo che
era stata persa un'occasione sia per me che per lui ma ero anche
consapevole che tra pochi mesi ci sarebbe stata una chance per
entrambi e che quanto successo ci avrebbe permesso di maturare.
La celebrazione è stata per me
emozionante e, a differenza delle altre volte, sono stato più volte
protagonista: oltre a garantire la preparazione dei fanciulli, li ho
presentati per nome, gli ho acceso e dato in mano le candele per la
rinnovazione delle promesse battesimale ed alla fine gli ho messo al
collo un regalo che ho voluto fare loro come catechista per
ringraziarli di aver camminato insieme in questi mesi. Nonostante la
mia evidente agitazione, durante la Messa i ragazzi mi cercavano con
gli occhi per avere un incoraggiamento, un sorriso che li rincuorasse
e che gli dicesse che stava andando tutto bene e per capire se ancora
li stessi accompagnando, come gli avevo assicurato pochi istanti prima, oppure no.
La soddisfazione più grande è stata
nel vederli sereni, con gli occhi pieni di gioia una volta che
avevano ricevuto l'ostia ed è aumentata ancora di più quando,
rivedendo le foto, mi sono fermato su una in particolare: una delle
bambine, una volta messa in bocca la particola, ha fatto un gesto di
ringraziamento che non mi sarei aspettato, mettendo la sua mano
all'altezza del cuore ed abbozzando un sorriso... Ho visto e
riguardato quell'immagine e provo un po' di orgoglio perchè mi rendo
conto che ha capito davvero tutto, ha fatto suo quello che ho cercato
di trasmettere a lei ed ai suoi compagni ma provo anche un po' di
invidia perchè quel gesto, che davvero dice tutto su come si deve
vivere quel momento, non mi verrebbe mai in mente di farlo mentre
quella bambina lo ha compiuto con una semplicità talmente disarmante
che avrei voglia di fare mia: mi ha insegnato qualcosa in un momento
importante e gliene sono grato perchè un catechista non smette mai
di imparare e può continuare a crescere insieme e grazie ai suoi ragazzi.
Har baje
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