lunedì 12 novembre 2018

Prime comunioni


Ieri ci sono state le prime comunioni: ormai sono tre anni che accompagno i ragazzi del centro verso questo Sacramento ma quello che provo in questo giorno per loro così speciale è sempre nuovo, diverso da quello precedente.
Nel vedere i ragazzi con le loro tuniche bianche, un po' intimoriti e con gli occhi che facevano trapelare un poco l'emozione del momento ed un pizzico di paura ho provato tenerezza ed ho ricordarto tutti i mesi passati insieme per prepararli a questa occasione: momenti di gioia, di risate ad altri meno belli, in cui mi toccava un po' metterli in riga. “Abbiamo camminato insieme fino a qui”, pensavo, “ed ora siamo arrivati insieme alla meta”: è vero perchè da febbraio ho fatto un viaggio con questi fanciulli in cui dovevo indicargli la direzione da seguire ed aspettare che tutti la prendessero, che nessuno si perdesse ma non ci sono riuscito.
Siamo partiti in 13, compreso il sottoscritto, purtroppo siamo arrivati in 10: due li ho persi per strada in quanto il giudice ha disposto che dovevano tornare in famiglia anche se uno di loro l'avevo già allontanato perchè i suoi problemi personali erano talmente grandi da impedirgli di seguirmi in questo momento ed erano prioritario che li risolvesse, l'altro è stata una mia piccola sconfitta personale... Non è stato facile per me negargli la possibilità di poter fare la prima comunione quest'anno ma a mio avviso mancavano proprio le basi: eppure con lui le avevo provate tutte, arrivando anche a fare catechismo solo con lui in modo che non avesse alcuna distrazione, al fine di motivarlo ma non ho ottenuto risultati. Più davo del mio e meno ricevevo da parte sua: persino quando si entrava nella nostra chiesetta, per la Messa o per pregare, non c'era modo di farlo stare perlomeno tranquillo, si divertiva a disturbare gli altri o a giocare. Come potevo suggerirgli su come si poteva amare a Dio se non dimostrava almeno un poco di affetto nei Suoi confronti? Stavo sbagliando metodo con lui? Sicuramente sì ma, nonostante i consigli che mi sono stati dati, non sono riuscito a trovarne uno che andasse bene anche se rimango dell'idea che tutto dipendesse anche dal suo interesse per l'argomento, che purtroppo non sono riuscito a suscitare. Più volte mi sono chiesto chi fossi io per negare a qualcuno di accedere all'Eucaristia perchè Gesù non l'ha negata nemmeno a Giuda ma alla fine ho gettato la spugna, non me la sono sentita di concedergli questa opportunità anche perchè qui, durante la celebrazione delle Prime Comunioni, come catechista avrei dovuto garantire al sacerdote, a Dio e davanti a tutta la comunità che fosse pronto per ricevere questo sacramento, quando sapevo benissimo che non lo era: la mia coscienza me lo impediva. Non potevo non pensarlo mentre vedevo i volti in parte sorridenti ed in parte nervosi dei suoi compagni vestiti di bianco non potevo pensare perchè sentivo che era stata persa un'occasione sia per me che per lui ma ero anche consapevole che tra pochi mesi ci sarebbe stata una chance per entrambi e che quanto successo ci avrebbe permesso di maturare.
La celebrazione è stata per me emozionante e, a differenza delle altre volte, sono stato più volte protagonista: oltre a garantire la preparazione dei fanciulli, li ho presentati per nome, gli ho acceso e dato in mano le candele per la rinnovazione delle promesse battesimale ed alla fine gli ho messo al collo un regalo che ho voluto fare loro come catechista per ringraziarli di aver camminato insieme in questi mesi. Nonostante la mia evidente agitazione, durante la Messa i ragazzi mi cercavano con gli occhi per avere un incoraggiamento, un sorriso che li rincuorasse e che gli dicesse che stava andando tutto bene e per capire se ancora li stessi accompagnando, come gli avevo assicurato pochi istanti prima, oppure no.
La soddisfazione più grande è stata nel vederli sereni, con gli occhi pieni di gioia una volta che avevano ricevuto l'ostia ed è aumentata ancora di più quando, rivedendo le foto, mi sono fermato su una in particolare: una delle bambine, una volta messa in bocca la particola, ha fatto un gesto di ringraziamento che non mi sarei aspettato, mettendo la sua mano all'altezza del cuore ed abbozzando un sorriso... Ho visto e riguardato quell'immagine e provo un po' di orgoglio perchè mi rendo conto che ha capito davvero tutto, ha fatto suo quello che ho cercato di trasmettere a lei ed ai suoi compagni ma provo anche un po' di invidia perchè quel gesto, che davvero dice tutto su come si deve vivere quel momento, non mi verrebbe mai in mente di farlo mentre quella bambina lo ha compiuto con una semplicità talmente disarmante che avrei voglia di fare mia: mi ha insegnato qualcosa in un momento importante e gliene sono grato perchè un catechista non smette mai di imparare e può continuare a crescere insieme e grazie ai suoi ragazzi.
Har baje

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