Sono soddisfatto, contento perchè oggi
i miei ragazzi che si stanno preparando alla Prima Comunione mi hanno
fatto un bel regalo: a poco più di una settimana dalla celebrazione
di questo sacramento gli ho proposto un piccolo esame ed i risultati
sono stati più che buoni.
Per me era importante sapere se erano
pronti, se avevano afferrato bene l'idea di quel che stanno per
ricevere ma soprattutto ciò rappresentava un riscontro del cammino
che avevo fatto con loro, volevo capire se ero riuscito a
comunicargli qualcosa: un caro amico mi ha consigliato che, prima di
inculcare dei concetti, era importante trasmettere la mia fede, come
la vivo e cercare di renderli partecipi di questo poichè è solo con
l'entusiasmo in cui manifesto il mio credo che posso far scattare una
scintilla negli altri. Non è stato semplice ma credo ne valga la
pena anche se a volte può costare: se non sono convinto non posso
pretendere poi di riempire di nozioni e di belle parole teste diverse
dalla mia in quanto non sarei credibile e ciò vale in qualsiasi campo.
Il test che ho proposto mirava a capire
se alcuni piccoli concetti ed il messaggio principale di questo percorso
partito a febbraio fossero stati recepiti in pieno perchè, in caso
contrario, sarebbe stato difficile per me affermare che questi
fanciulli erano pronti e sicuramente sarebbe stato un segnale del
fatto che non ho fatto un buon lavoro.
I ragazzi mi hanno letteralmente
stupito: man mano che leggevo le risposte date mi rallegravo perchè
quello che più mi premeva sapessero era rimasto impresso in loro,
certe risposte mi hanno sorpreso per le parole usate e che venivano
direttamente nel cuore così come i disegni che qualcuno ha voluto
fare per rispondere alla domanda su chi fosse Dio per loro, anzi devo
dire che qualcuno di questi mi ha letteralmente impressionato in
quanto mi ha trasmesso la loro idea in merito nel miglior modo
possibile. Se dovessi scegliere uno degli schizzi che mi sono stati
presentati la mia preferenza va a quello di Jorge un po' per la
storia di questo ragazzino e un po' per il modo in cui è nato:
all'inizio del test l'ho visto impacciato, un po' in difficoltà ma,
almeno inizialmente, alla cosa non avevo dato il giusto peso per cui
un po' ero deluso del fatto che, mentre la maggioranza aveva già
finito ed era andata a giocare, fosse lì ancora con il foglio bianco
davanti. Ne ho chiesto il motivo, ho cercato di metterlo a suo agio
perchè avevo bisogno di capire se qualcosa fosse entrato nella sua
testa, avevo bisogno di un piccolo appiglio per ammetterlo alla Prima
Comunione: mi sono offerto di aiutarlo nell'esame, di farglielo orale
in quanto ero consapevole delle sue difficoltà nello scrivere e nel leggere,
seppur abbia compiuto 10 anni. Sono rimasto esterrefatto nel vederlo
esplodere in un pianto che mi pareva una sorta di richiesta di aiuto,
una forma per comunicarmi che non poteva farcela: vista la situazione
gli ho detto di andare fuori a prendersi una boccata d'aria e di
andare a rinfrescarsi il volto, per pulirlo dalle lacrime. L'ho
lasciato così per un po' perchè ho capito che a volte è meglio
lasciar solo un ragazzo quando è in piena crisi per poi andarlo a
cercare quando si è tranquillizzato: passato un quarto d'ora l'ho
cercato nel bagno ed era ancora piuttosto scosso. Dovevo fare
qualcosa perchè mi spezzava il cuore vederlo così e come catechista
volevo accompagnarlo a fare questi ultimi metri che lo separavano dal
traguardo: non poteva mollare giusto adesso! Gli stavo allungando la
mano ma ancora non si decideva ad afferrarla: mi sono sentito
impotente, ho sentito una grande tristezza nel cuore che si è
tradotta con una voce quasi strozzata e con degli occhi che a stento
trattenevano le lacrime... Non so come mi siano uscite le parole di
bocca ma gli ho detto di non arrendersi, sarei stato al suo fianco se
avesse deciso di sforzarsi ma mentre le dicevo mi sembrava di perdere
la speranza. E' proprio in questo momento che è successo qualcosa di
impensabile, un piccolo miracolo se così si può chiamare: non so se
è stato il fatto di vedermi in quello stato o qualcos'altro, fatto
sta che Jorge mi dice che vuole che lo aiuti e mi spinge a tornare
con lui nella sala della catechesi, sembra che abbia superato il suo
momento difficile anche se ha ancora gli occhi lucidi.
Mi siedo con lui, prendo il suo foglio
e la pena e comincio a leggergli le domande: parto dalle più
semplici, quelle che so con sicurezza che conosce, per infondergli
fiducia. Le integro in quanto ho la certezza che nel suo cuore conosce
le risposte, devo solo cercare di tirargliele fuori. Ci riesco e mi
viene naturale abbracciarlo per fargli sentire che faccio il tifo per
lui, per dargli maggior sicurezza e perchè ne ha bisogno. Non
ricordo bene se al terzo o quarto quesito mi sorprende per quanto mi
dice, con una semplicità disarmante e usando parole che rendono
pienamente l'idea e non posso non essere contento di questo. Il
fanciullo è ormai tranquillo e capisco che il metodo che sto
utilizzando funziona, mi aiuta a togliergli dalla bocca quello che sa
e che non riesce ad esprimere. Mancava ormai la domanda su chi fosse
Dio per lui: sapevo che nel suo caso un disegno rappresentava la
miglior opzione possibile e così è stato. Nel pezzo di carta che
aveva davanti compare una croce dove c'è Gesù con davanti un cuore
grande, che rappresenta l'amore: è in quel momento che ho gioito per
lui, mi ha fatto capire davvero cosa significasse Dio per lui e mi ha
commosso perchè in quello schizzo ci ha messo quello che è ben
custodito nel suo cuore ed ha voluto tirar fuori. Nell'ammirarlo non
ho avuto dubbi: aveva superato brillantemente la prova e quando l'ho
guardato dicendogli “Jorge ce l'hai fatta, domenica riceverai la
Comunione per la prima volta” il suo volto si è illuminato ed è
spuntato un sorriso. Mi ha abbracciato, come per ringraziarmi per
averlo aspettato e teso una mano per aiutarlo, mentre io ero felice
per quello che questo piccolo era riuscito a fare.
Mi sono sentito appagato perchè non è
stato semplice ma sono in qualche modo riuscito a far sì che Jorge
riuscisse a tirar fuori quello che sapeva ed allo stesso tempo ero
grato in quanto tutti i miei fanciulli mi hanno piacevolmente stupito in quanto mi hanno fatto capire che hanno fatto loro quello che
desideravo trasmettergli: credo che per un catechista o meglio per un
pseudo-catechista come il sottoscritto sia la gioia più grande che
possa ricevere.
Har baje
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