lunedì 23 luglio 2018

Mezzogiorno di passione

E' mezzogiorno, la campana tocca per avvisare che il pranzo è servito, entrano tutti ad eccezione del più piccolo: ma dove sarà andato? Si va a cercarlo in due o tre e lo si trova giocando nascosto da qualche parte. Altre volte accade che entra per fare la preghiera ma quando ci si sta per sedere a tavola è sparito come per magia e bisogna andare a vedere dove si sia cacciato. Succede che a tavola si alza e scappa dal refettorio senza poi tornare, per cui tocca andare a prenderlo e riportarlo a mangiare e lo fa in più occasioni durante lo stesso pasto, non lasciando tranquillo a nessuno del personale. Il risultato è che non mangia granchè e la cosa comincia a preoccupare, visto che è gracilino di natura: che si può fare?
Il primo passo è stato passarlo dal refettorio dei più piccoli a quello dei più grandi in modo che, forse, si sarebbe sentito in qualche modo più responsabilizzato e con la speranza che sarebbe rimasto seduto perlomeno mentre mangiavamo ma ciò non ha prodotto risultati: ho smesso di contare le volte che il povero Kevin, uno degli educatori, ha dovuto corrergli dietro per poi riportarlo nella sale dove tutti pranzavamo.
Si è provato a farlo sedere sempre accanto a qualcuno del personale che si turnava di settimana in settimana per vigilarlo ma anche stavolta l'esito è stato negativo: il ragazzino approfittava di un momento di distrazione per svignarsela oppure faceva i capricci e piagnucolava buttandosi a terra. Poichè mangiava solamente un paio di cucchiai di minestra ed il resto lo lasciava lì, si è tentato di dargli quanto lasciava sul piatto alla merenda ma anche questo tentativo si è rivelato un fiasco.
La cosa non poteva lasciarmi indifferente perchè, sebbene il bimbo non fosse uno facile da gestire, non potevo accettare che non mangiasse o, perlomeno, facesse i capricci solo perchè quanto aveva nel piatto fosse di suo gradimento (e ciò capitava molto spesso): non potevamo assecondarlo in ogni suo desiderio, piano piano doveva abituarsi a pranzare con quanto gli si dava e non si poteva di certo aspettare che la fame lo vinca per vederlo a tavola, ne andava anche della sua salute. Ho deciso di farlo sedere vicino a me a mezzogiorno, nella speranza che terminasse almeno il pasto più consistente della giornata e devo ammettere che non è stato semplice: ogni occasione era buona per distrarsi o per uscire dal refettorio, non sono mancati i piagnistei e le arrabbiature sono state quasi all'ordine del giorno. Il fanciullo era stato abituato a fare sempre quello che voleva e bisognava fargli capire che nella vita non è così, non poteva mangiare sempre quello che più gli piaceva e che il cibo non va mai disprezzato ed aiuta anche a diventare più forti.
Ogni giorno dovevo escogitare qualcosa di diverso perchè la stessa strategia risultava valida soltanto una volta: si giocava a chi terminava per primo il piatto, si contava in quanto cucchiai si terminava la minestra, si prometteva che se avesse finito in tempo poteva aiutare a sparecchiare i tavoli (cosa che gli incanta fare)... C'erano giorni in cui era una lotta continua: lo obbligavo a sedersi anche se non voleva toccare cibo, gli intimavo che se continuava a comportarsi così non ci sarebbero stato alcun premio per lui, il mio pranzo era spesso interrotto dal fatto che disturbava gli altri ragazzi o se la svignava o si buttava nel pavimento per giocare e non posso contare le volte che dovevo alzarmi da tavola per andarlo a cercare. Ci son stati attimi in cui mi pareva di ritornare a quando avevo 7/8 anni e mia mamma cercava in tutti i modi di far mangiare il mio fratellino: cercavo di ricordarmi come ci riusciva per cercare di fare poi lo stesso con il mio piccolo amico. 
Le prime settimane sono state disseminate di piccole e grandi arrabbiature visto che mi toccava più volte portare a sedere il fanciullo e trattenerlo affinchè non si alzasse da tavola: non riuscivo a mangiar bene ma sapevo che era per il suo bene. Molte volte l'ho fatto rimanere da solo nel refettorio ammonendolo che non sarebbe uscito finchè non avesse terminato il cibo del piatto, andando a controllare se lo mangiasse veramente dopo aver scoperto che o lo buttava o lo regalava a chi doveva pulire la sala da pranzo. In altre occasioni l'ho accomodato sulle mie ginocchia in modo che non fuggisse da nessuna parte e potessimo pranzare senza problemi: ho ricevuto un richiamo per questo ma in cuor mio so che in quel momento era l'unica soluzione giusta da fare, anche se non andava ripetuta di frequente per evitare che si trasformasse in un'abitudine. E' capitato che io e lui ci siamo trattenuti nella sala per più di un'ora affinchè terminasse tutto ciò che si trovava nel piatto e devo dire che alla fine ero soddisfatto del fatto che ci fosse riuscito. Un volta è capitato che è venuto a cercarmi piangendo dicendomi che avrebbe mangiato tutto dopo che gli avevano portato via il pranzo in quanto, in mezz'ora, non lo aveva nemmeno toccato: mi sono seduto con lui perchè me lo ha chiesto e l'ho visto mangiare di gusto, facendomi provare una certa soddisfazione in quel momento. Ho quasi fatto i salti di gioia quanto ha voluto fare il bis di qualcosa che avevo cucinato io mentre non ho idea su come sono riuscito a mantenere la calma quando in un'occasione ha deciso di far volare il contenuto del piatto sul pavimento oppure in quella in cui ha rotto il cucchiaio perchè il cibo non era di suo gradimento
Ci sono stati giorni in cui mettermi a tavola significava prepararmi alla guerra perchè mi bastava dare un'occhiata al fanciullo per capire che il pranzo non sarebbe stato affatto una passeggiata ed avrei mangiato male: qualche volta son ricorso alle minacce di castigo, lo ammetto, e  credo che la mia pazienza ha rischiato più volte di abbandonarmi. Son arrivato a chiedere consiglio alla psicologa per capire cosa fare perchè ci son state volte in cui non sapevo più che pesci pigliare sebbene sapessi quale fosse la meta da raggiungere, sentivo che stavolta non sarei stato in grado di raggiungere quanto mi ero prefissato.
Non è stato facile ma alla fine le fughe del piccolo dal refettorio, i suoi capricci di fronte al piatto e le sue tante distrazioni sono solo un ricordo: ammetto che qualche volta ancora si verificano ma ora rappresentano l'eccezione e non la regola. Non posso non dirmi contento perchè credo che ci sia un po' del mio in questo risultato e non mi pento del tempo e delle energie spese per conseguirlo perchè l'ho fatto per il bene di questo fanciullo che altro non è che un piccolo regalo di Dio che ha voluto farmi.
Har baje

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