martedì 10 luglio 2018

Pillole amare

Un paio di settimane fa la psicologa mi dice che ha qualcosa da mostrarmi: lo dice quasi sottovoce, in modo che soltanto io possa ascoltarla, e si guarda attorno per assicurarsi che non ci sia nessun ragazzo nei paraggi. 
Una volta sicura che fossimo soli, tira fuori il cellulare mentre mi informa che quanto mi farà vedere è quello che gli aveva mandato una sua amica che lavora in un altro centro: si tratta di un articolo in cui si parla di un gruppo di ragazzi di strada che si è formato di recente e che vive nei pressi del cambodromo, una zona di Santa Cruz dove si svolgono parate o grandi eventi. Inizio a leggerlo e scopro che questo clan si sta ingrandendo, arruolando nelle sue file anche delle fanciulle: il giornalista ne riporta il nome di alcune e la mia attenzione si concentra su uno in particolare... Viene riportata anche la sua età e, sebbene possa essere soltanto quella presunta, ho un sussulto: guardo la psicologa e le chiedo se quella citata è proprio la ragazza che penso. Mi risponde di sì e me lo ripete anche quando le domando se ne è proprio sicura perchè non riesco a credere che una delle tante giovani passate di qui in questi anni si ritrovi ora a vivere per strada, a sniffare clefa (una droga a base di benzina) ed a farsi complice delle malefatte dei componenti del suo gruppo. Mi conferma che le sue fonti non si sbagliano ma non riesco ancora a ritenerlo vero: so che è intelligente e non posso credere che abbia scelto questa strada anche se ammetto che ha il suo bel caratterino, con il quale io e tutto il personale dell'hogar abbiamo avuto a che fare. Dopo il suo trasferimento ad un altro centro mi avevano riferito che, dopo nemmeno un mese, era scappata ed aveva deciso di vivere con la famiglia, facendo da bambinaia alle nipoti: nonostante ciò aveva continuato a frequentare gli ambienti salesiani, ad andare a messa e a stare in contatto con i ragazzi che aveva conosciuto negli hogares in cui ha vissuto. Posso solo presumere cosa l'abbia portata ad una scelta simile: il vivere con un padre che si ubriaca, ad una famiglia che non gli mai dato l'amore di cui aveva bisogno... Lei aveva e credo abbia tuttora una carenza di affetto tale che la spinge a riempire il suo vuoto interiore con chiunque le capita davanti: non le importa se per lei ciò sarà un bene o un male e credo che stavolta le cose per lei non andranno affatto per il meglio, anche se spero con tutto il cuore di sbagliarmi.
Resto turbato dalla notizia e, dopo qualche giorno, ne ricevo un altra che mi rattrista ancora di più: un padre salesiano mi confida che uno dei ragazzi che era stato ospite qui ha cominciato a lavorare male e da quando è iniziata la scuola non ci è mai andato, anche se risulta iscritto regolarmente, preferendo gironzolare per la piazza ai libri. Ma come è possibile? La cosa mi sorprende: questo sarebbe il suo ultimo anno di scuola, dovrebbe essere un incentivo ed invece... Lo ricordo come un tipo silenzioso ma sempre allegro, preoccupato per il fratello minore ed a cui piace lavorare e lo fa con passione: che gli è capitato per cambiare così? Forse una delusione d'amore, l'ennesima porta in faccia in una vita così breve ma già costellata di cocenti sconfitte e rifiuti...
Non riesco a togliermi dalla testa questi tristi racconti e poi penso ai miei fanciulli, a quelli che il Signore mi ha affidato perchè me ne prenda cura: sono tutt'altro che perfetti forse perchè la vita gli ha riservato più amarezze che soddisfazioni. Qualcuno ha la voglia di andare avanti, di migliorare e di non piangersi addosso: cercano di dare il proprio meglio negli studi e sono sempre i primi a dare una mano quando serve. Altri sono un po' più pigri, nel senso buono, perchè hanno bisogno della spinta giusta per cominciare a cambiare, ad essere una persona migliore e cercare di lasciarsi il passato alle spalle, anche se sarà difficile. Alla fine poi c'è chi resta schiavo dei suoi fantasmi e manifesta il suo disagio con grida, marachelle, con il non collaborare, con le botte: non ci sono parole o piccoli castighi che li possano spingere almeno a provare a cambiare, a fargli capire che possono dare una svolta alla loro vita solo se lo desiderano... Sì perchè alla fine è questione di volontà perchè puoi fare di tutto per aiutarli, cercare di stare accanto a loro per far intendere loro che non sono soli, trovare la chiave necessaria per parlare al loro cuore, dare tutto l'affetto che vuoi ma se non colgono l'occasione che gli si sta dando i risultati non ci saranno. Parliamoci chiaro: nonostante tutti gli sforzi non c'è certezza che i ragazzi che passano per un centro di accoglienza avranno un futuro migliore, puoi solo cercare di dargli le basi per affrontare al meglio quello che li aspetta fuori per essere delle persone buone, sperando che un giorno forse si ricordino di quanto hai fatto per loro e agiscano di conseguenza. C'è solo una cosa da fare: continuare a dargli amore perchè tutti ne avvertiamo la necessità e loro in particolare ne hanno un forte bisogno, con la  consapevolezza che ciò non potrà che fargli del bene.
Har baje

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