martedì 19 giugno 2018

A volte basta poco

Non era una bella giornata, sebbene fosse quella in cui potevo riposare. Sembrava uno di quei giorni in cui era meglio restare a letto, evitare di uscire perchè me ne stavano capitando di tutti i colori ma sono bastati due piccoli fatti, due piccole luci a rendere meno grigio il senso di quanto vissuto oggi, anzi lo hanno trasformato in qualcosa di meraviglioso.
Già alla mattina potevo capire che forse oggi le cose non sarebbero andate nel verso giusto: la pasta che avevo preparato ieri non si era ancora seccata, a differenza delle altre volte, e pure in infermeria mi sono sentito come preso in contropiede visto che tutti i ragazzi che dovevano essere curati si sono presentati tutti in un colpo solo, quando invece capita che devo chiamarli più volte affinchè vengano. Non ho dato molto peso a ciò anche perchè mi ero svegliato con l'idea di andare a correre, fremevo al solo pensarci: l'intenzione era fare una decina di chilometri ma ecco che si verificano una serie di intoppi che mi rallentano, mi fanno perdere del tempo prezioso visto che devo andare in centro a far controolare la macchina necessaria alla nebulizzazione di Bautista perchè non vuole saperne di funzionare. Alla fine riesco a realizzare il mio proposito ma devo ridurre la distanza da percorrere perchè è già tardi e, per evitare traffico ed altri contrattempi, preferisco non rimandare di qualche decina di minuti la partenza per la città.
A Santa Cruz ci vado in macchina, visto che poi nel pomeriggio devo portare Sandra dal dentista e ne approfitto per fare delle spese, e stavo andando via tranquillo quando ecco che da una fila di autobus fermi sbuca correndo un pedone che attraversa la strada senza guardare: freno di colpo ma ciò non mi impedisce di colpirlo con il cofano della camionetta. Fortunatamente non cade, l'ho spinto solo un po' ma la paura è stata tanta: mi accerto che non si sia fatta niente e lui mi dice di no, anzi si scusa per aver attraversato così all'improvviso senza vedere se c'erano dei veicoli che stessero sopraggiungendo.
Passato lo spavento mi dirigo verso il negozio dove avevo comprato il nebulizzatore, visto che era ancora in garanzia: la viabilità è cambiata e non si trova parcheggio per cui devo girare per circa mezz'ora prima di poter stazionare da qualche parte mentre il raffreddore che mi fa compagnia da un paio di settimane mi fa sentire più stanco del solito e comincia a provocarmi un piccolo mal di testa. Finalmente trovo un posto dove potermi fermare con il veicolo, è un po' lontano dal luogo dove dove andare ma va bene: camminare non fa mai male.
Uscito dal negozio decido di andare a fare una passeggiata per il centro: nonostante non faccia caldo mi è venuta voglia di mangiarmi un gelato per cui mi dirigo verso il negozio dove lo compro di solito perchè, oltre ad essere buono, il martedì fanno delle promozioni speciali. Già mi sto pregustando la coppetta che mi comprerò quando ecco che ricevo l'amara sorpresa: l'esercizio oggi è chiuso per una gita sociale... Vabbè, mi dico, farò un cambio di programma: continuo a camminare quando sento qualcosa di strano nella scarpa sinistra... Guardo e vedo che la suola si sta scollando: provo a metterci una pezza, provo a muovermi in modo tale che non si stacchi completamente ma ogni tentativo si rivela inutile tanto che decido di farne a meno e la tolgo. Nel frattempo il mal di testa cresce, mi fanno male gli occhi e ho una gran voglia di andare a casa e mettermi a letto per non far altri danni ma c'è la mia figlioccia che mi aspetta per portarla dal dentista e non posso di certo annullare l'impegno.
Mai una scelta fu più azzeccata: una volta arrivato all'hogar dove Sandra si trova, suono il campanello e mi fanno entrare in attesa che lei si prepari. Passano pochi minuti ed ecco che da lontano noto venire verso di me lei e Ruth Karen, l'altra mia figlioccia che è da dicembre che non vedevo più. Non ci potevo credere, ero letteralmente sorpreso ed il mio cuore ha iniziato a battere forte: mi ha corso incontro, mi ha abbracciato più volte e dai suoi occhi traspariva la felicità di potermi incontrare. Abbiamo scambiato due battute ma ciò è bastato per sentire il mio corpo riempirsi di gioia: sono davvero contento di quest'incontro casuale perchè ha dato un senso ad una giornata in cui tutto sembrava andar storto.
Non è l'unica cosa positiva della giornata: il dentista toglie a Sandra l'apparecchio dalla parte superiore della bocca perchè i suoi denti sono del tutto sistemati mentre per l'arcata inferiore c'è ancora da aspettare. La ragazza non se l'aspettava e nemmeno io: la guardo e posso soltanto verificare che davvero è tutto a posto, la sua dentatura è perfetta ed il suo sorriso è smagliante. Mi osserva incredula, toccandosi dove prima c'erano gli attacchi dell'apparecchio, e gli passo uno specchio: si sorprende del risultato e ne è contenta. La sua felicità è contagiosa e non posso che sentirmi ripagato del fatto che mi fissi e mi regali un bel sorriso: sono soddisfatto, entusiasta perchè come padrino vedere la mia figlioccia al settimo cielo è qualcosa di indescrivibile, è una grande ed intesa emozione che riempie il cuore, sento che non sto più nella pelle per quanto è successo. Mi dice che già gli sembra strano di non tenere più l'apparecchio, che già gli manca ma la rassicuro che si abituerà presto a non averlo, anzi adesso la sua dentatura è molto più bella di prima, e lei mi risponde con una nuova espressione da cui traspare tutta la sua gioia.
E' bastato davvero poco per cambiare una giornata che altrimenti sarebbe stata da dimenticare o quasi: un incontro inatteso, un abbraccio, un sorriso... Piccoli gesti che mi hanno riempito di gioia e di amore, sentimenti sempre capaci di trasformare tutto ciò che gli capiti a tiro: anche un martedì storto.
Har baje

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