Non era una bella giornata, sebbene
fosse quella in cui potevo riposare. Sembrava uno di quei giorni
in cui era meglio restare a letto, evitare di uscire perchè me ne
stavano capitando di tutti i colori ma sono bastati due piccoli
fatti, due piccole luci a rendere meno grigio il senso di quanto
vissuto oggi, anzi lo hanno trasformato in qualcosa di meraviglioso.
Già alla mattina potevo capire che
forse oggi le cose non sarebbero andate nel verso giusto: la pasta
che avevo preparato ieri non si era ancora seccata, a differenza
delle altre volte, e pure in infermeria mi sono sentito come preso in
contropiede visto che tutti i ragazzi che dovevano essere curati si
sono presentati tutti in un colpo solo, quando invece capita che devo
chiamarli più volte affinchè vengano. Non ho dato molto peso a ciò
anche perchè mi ero svegliato con l'idea di andare a correre,
fremevo al solo pensarci: l'intenzione era fare una decina di
chilometri ma ecco che si verificano una serie di intoppi che mi
rallentano, mi fanno perdere del tempo prezioso visto che devo andare
in centro a far controolare la macchina necessaria alla
nebulizzazione di Bautista perchè non vuole saperne di funzionare. Alla
fine riesco a realizzare il mio proposito ma devo ridurre la distanza
da percorrere perchè è già tardi e, per evitare traffico ed altri
contrattempi, preferisco non rimandare di qualche decina di minuti la partenza per la
città.
A Santa Cruz ci vado in macchina, visto
che poi nel pomeriggio devo portare Sandra dal dentista e ne
approfitto per fare delle spese, e stavo andando via tranquillo
quando ecco che da una fila di autobus fermi sbuca correndo un pedone
che attraversa la strada senza guardare: freno di colpo ma ciò non mi impedisce di colpirlo con il cofano della camionetta. Fortunatamente
non cade, l'ho spinto solo un po' ma la paura è stata
tanta: mi accerto che non si sia fatta niente e lui mi dice di no,
anzi si scusa per aver attraversato così all'improvviso senza vedere
se c'erano dei veicoli che stessero sopraggiungendo.
Passato lo spavento mi dirigo verso il
negozio dove avevo comprato il nebulizzatore, visto che era ancora in
garanzia: la viabilità è cambiata e non si trova parcheggio per cui
devo girare per circa mezz'ora prima di poter stazionare da qualche
parte mentre il raffreddore che mi fa compagnia da un paio di
settimane mi fa sentire più stanco del solito e comincia a
provocarmi un piccolo mal di testa. Finalmente trovo un posto dove
potermi fermare con il veicolo, è un po' lontano dal luogo dove dove
andare ma va bene: camminare non fa mai male.
Uscito dal negozio decido di andare a
fare una passeggiata per il centro: nonostante non faccia caldo mi è
venuta voglia di mangiarmi un gelato per cui mi dirigo verso il
negozio dove lo compro di solito perchè, oltre ad essere buono, il
martedì fanno delle promozioni speciali. Già mi sto pregustando la
coppetta che mi comprerò quando ecco che ricevo l'amara sorpresa:
l'esercizio oggi è chiuso per una gita sociale... Vabbè, mi dico, farò
un cambio di programma: continuo a camminare quando sento qualcosa di
strano nella scarpa sinistra... Guardo e vedo che la suola si sta
scollando: provo a metterci una pezza, provo a muovermi in modo tale
che non si stacchi completamente ma ogni tentativo si rivela inutile
tanto che decido di farne a meno e la tolgo. Nel frattempo il mal di
testa cresce, mi fanno male gli occhi e ho una gran voglia di andare
a casa e mettermi a letto per non far altri danni ma c'è la mia
figlioccia che mi aspetta per portarla dal dentista e non posso di
certo annullare l'impegno.
Mai una scelta fu più azzeccata: una
volta arrivato all'hogar dove Sandra si trova, suono il campanello e
mi fanno entrare in attesa che lei si prepari. Passano pochi minuti
ed ecco che da lontano noto venire verso di me lei e Ruth Karen,
l'altra mia figlioccia che è da dicembre che non vedevo più. Non ci
potevo credere, ero letteralmente sorpreso ed il mio cuore ha
iniziato a battere forte: mi ha corso incontro, mi ha abbracciato più
volte e dai suoi occhi traspariva la felicità di potermi incontrare.
Abbiamo scambiato due battute ma ciò è bastato per sentire il mio
corpo riempirsi di gioia: sono davvero contento di quest'incontro
casuale perchè ha dato un senso ad una giornata in cui tutto
sembrava andar storto.
Non è l'unica cosa positiva della
giornata: il dentista toglie a Sandra l'apparecchio dalla parte
superiore della bocca perchè i suoi denti sono del tutto sistemati mentre per l'arcata inferiore c'è ancora da aspettare. La ragazza non se
l'aspettava e nemmeno io: la guardo e posso soltanto verificare che
davvero è tutto a posto, la sua dentatura è perfetta ed il suo
sorriso è smagliante. Mi osserva incredula, toccandosi dove prima
c'erano gli attacchi dell'apparecchio, e gli passo uno specchio: si
sorprende del risultato e ne è contenta. La sua felicità è
contagiosa e non posso che sentirmi ripagato del fatto che mi fissi e
mi regali un bel sorriso: sono soddisfatto, entusiasta perchè come
padrino vedere la mia figlioccia al settimo cielo è qualcosa di
indescrivibile, è una grande ed intesa emozione che riempie il
cuore, sento che non sto più nella pelle per quanto è successo. Mi
dice che già gli sembra strano di non tenere più l'apparecchio, che
già gli manca ma la rassicuro che si abituerà presto a non averlo,
anzi adesso la sua dentatura è molto più bella di prima, e lei mi
risponde con una nuova espressione da cui traspare tutta la sua
gioia.
E' bastato davvero poco per cambiare
una giornata che altrimenti sarebbe stata da dimenticare o quasi: un
incontro inatteso, un abbraccio, un sorriso... Piccoli gesti che mi
hanno riempito di gioia e di amore, sentimenti sempre capaci di trasformare tutto ciò che gli capiti a tiro: anche un martedì storto.
Har baje
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