La vita dell'hogar non sempre è costellata da episodi positivi ed è normale che possano accaderne di spiacevoli che obbligano in qualche modo a fermarsi, a riflettere se si sta andando nella giusta direzione oppure sia meglio tornare sui propri passi o dare una giusta sterzata per riprendere il cammino. Si tratta di momenti importanti in quanto aiutano a crescere, utili e necessari per capire se quanto si sta facendo è quello a cui si aspirava e risponde realmente ai propri obiettivi perchè spesso, almeno per il sottoscritto, ci si fa prendere dalla frenesia e dall'entusiasmo rischiando di dimenticare i veri motivi che spingono a dare tutto per raggiungere quanto desiderato.
In questi anni ne ho viste di tutti i colori e ne sono sempre uscito arricchito e più consapevole della realtà che mi circonda ma recentemente si sono verificati due episodi, avvenuti a distanza di pochi giorni l'uno da altro, che mi hanno profondamente segnato e lasciato un peso nel cuore, molto simile ad un senso di colpa. Niente di particolarmente grave, tutto si è risolto nel miglior modo possibile però qualcosa mi è rimasto dentro nonostante sia passata qualche settimana e non riesco proprio a fare a meno di pensarci.
Mi chiedo se potevo fare qualcosa di più, se davvero non mi ero accorto di nulla oppure avevo in qualche modo ed incoscientemente chiuso gli occhi e finto che tutto andasse a gonfie vele. Ci sono attimi in cui mi interrogo se ho in qualche modo ignorato qualcosa che potesse presagire quanto stava per accadere, se sono stato un buon ascoltatore dei protagonisti delle due vicende visto che spesso venivano a cercarmi, a parlarmi di qualsiasi argomento ed uno addirittura mangiava alla stessa mia tavola.... Possibile che non avessi intravisto niente? Non ci sono risposte a questo visto che ormai la cosa fa parte del passato e non può essere cambiata, tuttavia il dubbio resta. Mi sono trovato nella necessità di fermarmi, di pensare e di parlare, o meglio di sfogarmi, con qualcuno perchè una parte di me mi diceva che in parte ne ero colpevole nonostante fossero avvenuti mentre ero occupato in altre faccende e quindi in una situazione al di fuori di una mia responsabilità diretta, sebbene conosca quanto a volte sia difficile trattare con questi ragazzi, vittime innocenti di qualcosa molto più grande di loro, per cui non si sa mai come potrebbero reagire o sentirsi. All'inizio mi sono sentito frustato per il fatto che i miei tentativi di rattoppare l'accaduto sono risultati vani, non hanno prodotto quanto volevo nonostante tutto l'impegno che ci avevo messo.
Mi hanno rincuorato dicendomi che sono cose che capitano in tutti i centri anzi ce ne sono alcuni in cui si verificano molto più spesso, che nessuno del personale poteva prevederlo o evitare che accadessero, che è da mettere in preventivo che possano succedere e che, per fortuna, questi casi hanno avuto quello che si può definire un “lieto fine” ovvero si siano conclusi nel miglior modo possibile ma niente da fare: non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione di sentirmi un poco responsabile dei due fatti e non sapevo darmi un motivo. Non mi bastava dire che quel che era successo era già passato e quindi dovevo gettarlo nel dimenticatoio: dovevo andare a fondo della questione, dovevo capire se e dove avevo sbagliato per capire questo stato d'animo e non ricadere in futuro nello stesso errore.
Ho compreso che non ho nulla da rimproverare agli altri né a me stesso perchè non si può in alcun modo impedire a questi fanciulli di fare qualcosa quando a spingerli sono i loro desideri più grandi, è praticamente impossibile: si può cercare soltanto di ascoltarli, darli consigli, farli sentire che non sono soli e che sono importanti, unici. E' compito di ciascuno che lavora qui farlo e non è detto che i risultati arriveranno: ciò vale anche per me e cerco di adeguare la mia presenza alla necessità dell'hogar cercando di non pestare i piedi a nessuno e rispettando il ruolo che ognuno riveste in quanto credo che essere missionari significhi anche mettersi al servizio senza se e senza ma, cercando sempre il dialogo perchè solo con gli altri si può creare qualcosa. Col passare del tempo però mi sono concentrato troppo sulla manutenzione della struttura e sono venuto meno alle motivazioni per cui ho deciso di essere qui, anzi diciamo che le ho messe un po' da parte: aiutare i più deboli! Non che non lo faccia cercando di assicurare un ambiente confortevole ai fanciulli e riparando le cose quando si rompono ma effettivamente negli ultimi mesi ho un po' trascurato il fatto di ascoltarli, di stare con loro, di giocare, di condividere un po' di tempo assieme: questo sì che è da biasimare poichè, se volevo, potevo ritagliarmi dei momenti per farlo!
Ancora una volta ho avuto modo di capire che nulla accade per caso: questi due episodi sono serviti a farmi capire che stavo prendendo una direzione sbagliata, una strada che mi stava allontanando da quello che mi sono ripromesso sempre di fare. Sono stati un toccasana, un poco doloroso in certi frangenti, ma devo ringraziare di averli vissuti perchè mi sono serviti per correggere il tiro e cercare di migliorare quanto faccio per i miei ragazzi.
Har baje
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