L'altro giorno abbiamo raccolto
l'insalata, la prima dell'anno: ha un verde intenso, ha delle foglie
grandi e si fa notare già da qualche decina di metri di distanza.
Non posso negare di essere soddisfatto ma più di ogni cosa mi
rallegra il fatto che i ragazzi che mi stanno aiutando a coltivare
erano i primi ad essere contenti, ad essere stupiti di quanto siamo
riusciti a fare: il loro entusiasmo è davvero contagioso!
Non ne parlo molto, magari preferisco
postare nella pagina facebook qualche foto, ma il progetto dell'orto
è ancora vivo, procede lentamente come la crescita degli ortaggi e
richiede pazienza affinchè i risultati si possano vedere. L'anno
scorso non è andata troppo bene per via delle bizze del clima ma nei
primi mesi del 2017 si sono raccolti i frutti: papaia, yuca e camote
(una specie di patata dolciastra) che hanno permesso più pasti ai
fanciulli, facendo così gioire i miei piccoli contadini che stavano
per perdere ogni speranza circa il fatto che i loro sforzi potessero
portare a qualcosa. Il problema è insegnarli ad aspettare: non si
può avere tutto subito ed ogni cosa ha il suo tempo, specie in
natura per cui, ad esempio, per la yuca ci vogliono almeno 9 mesi
affinchè sia pronta per essere mangiata, per il camote quattro.
L'attesa può spazientire, indurre ad abbandonare la strada
intrapresa perchè non si vedono subito i risultati ma l'importante è
non desistere, non mollare, continuare in quanto le soddisfazioni non
tarderanno ad arrivare: d'altronde le cose più belle sono quelle che
si raggiungono impegnandosi fino all'ultimo e sapendo di aver dato il
massimo. Non gli ho promesso che dandomi una mano tutto filerà
sempre liscio: ci saranno momenti in cui si dovrà lavorare di più,
altri meno, non mancheranno quelli di sconforto in cui gli sforzi
compiuti sembreranno vani e sicuramente si avranno attimi di gioia e
soddisfazione nel vedere i pomodori maturare, l'insalata crescere e
nel raccogliere l'erba cipollina, tutte cose a cui hanno contribuito
con le proprie mani. La cosa importante è che in questa attività
non saranno mai soli: io li inciterò a dare il meglio, a stimolarli
e poi avranno al loro fianco altri due o tre compagni con cui
dividersi i compiti perchè qui il gioco di squadra è importante in
quanto da soli non si possono raggiungere certi risultati, per farlo si ha
bisogno della presenza degli altri con cui condividere il lavoro.
Quest'anno ho voluto fare un cambio
radicale: prima di tutto ha rimpiazzato quasi tutti i fanciulli che
davano una mano gli anni passati non perchè svolgessero male quanto
chiedevo loro ma per il fatto che l'orto rischiava di diventare un
circolo “esclusivo”, riservato a pochi eletti, e per la mia
volontà di permettere ad altri quest'esperienza visto che questo
progetto ha anche la finalità di farmi conoscere meglio i ragazzi,
di dialogare di più e di fargli scoprire capacità che non pensavano
di avere. Non obbligo nessuno a farvi parte: chiedo a tutti se sarebbero interessati a quest'attività e poi arriva la difficile
scelta di decidere chi mi affiancherà per tutto l'anno tra chi
voleva prendervi parte. A gennaio ne ho selezionato 16, 8 maschietti
e 8 fanciulle, ma col trascorrere del tempo il numero è sceso per
alcuni reinserimenti familiari e per qualche capriccio: non ho voluto
sostituire chi se n'è andato per non rompere l'armonia di un gruppo
che a poco a poco si andava formando e stava cominciando ad andare
d'accordo e poi, visto che la ricompensa sarebbe stata un'uscita col
sottoscritto a fine anno, non volevo che si creassero dei dissapori
con gli ultimi arrivati.
Quest'anno poi ho deciso di ripulire
l'orto da tutta la sabbia che il vento ha portato da quando è
cominciato: ho perso il conto delle decine di carriole di sabbia
portate in strada! Per dare nutrimento alla terra prima della semina
sono andato a prendere coi ragazzi del fertilizzante naturale,
gentilmente donato da una famiglia che alleva delle mucche: anche qui
ho finito per dimenticare il numero dei sacchi caricati nella camionetta e portati a
casa. Abbiamo realizzato anche una palizzata per proteggere dai forti
venti la zona dove sarebbero stati seminati pomodori ed insalata, per
evitare che la loro crescita fosse compromessa. Si è provveduto poi
a cambiare i barattoli del latte in polvere con delle bottiglie di
plastica per delimitare le zone dove avremmo coltivato in quanto si
erano ossidate. Il lavoro è stato faticoso ma i ragazzi non si sono
mai tirati indietro, nemmeno quando si trattava di togliere le
erbacce che personalmente è la cosa più noiosa che si possa fare!
Per questo ho voluto premiare il loro impegno a luglio portandoli a
mangiare patasca, un piatto tipico che gli piace moltissimo: se lo
sono meritati e questo aiuta anche ad incentivarli a continuare su
questa strada.
Le ragazze sono quelle che lavorano
meglio: si ripartono da sole i ruoli e a volte prendono l'iniziativa, come quando hanno voluto rinnovare il look dello spaventapasseri. Io
le lascio fare perchè così l'orto lo sentono più loro. Non è da
sottovalutare nemmeno l'operato dei più piccoli del gruppo che danno
il massimo ogni volta che sono chiamati in causa mentre è coi più
grandi che c'è qualche grattacapo in più: bisogna spronarli ogni
cinque minuti, parlargli, incitarli altrimenti si perdono ma devo
dire che, visto i risultati, tutto ciò vale davvero la pena.
Unico cruccio è la posizione
dell'orto, troppo esposto al vento che porta di tutto e spesso non
aiuta nella crescita delle piante. Quest'anno si è messo anche il
freddo che si è fatto sentire per un tempo più prolungato del
solito e ciò ha un po' ostacolato lo sviluppo degli ortaggi.
La cosa che mi soddisfa di più? L'aver
fatto squadra per realizzare questo progetto: sono riuscito a
coinvolgere un po' tutti i ragazzi, facendomi riempire le bottiglie
di sabbia oppure aiutandomi a togliere quest'ultima dalla zona
adibita alla coltivazione. Ho ascoltato anche i consigli di Don
Claudio e Don Eliseo e ho accettato il loro prezioso aiuto nel
piantare prezzemolo, camote e yuca: l'orto è anche un po' loro!
Motivo di orgoglio è vedere le
espressioni felici dei ragazzi quando gli dico che è arrivato il
momento della raccolta: è una cosa che li eccita un sacco!
L'interesse che mostrano nel chiedermi come si lega una pianta di
pomodoro ad un palo oppure come nascono i vari tipi di ortaggi mi
rende contento perchè mi fanno capire che hanno preso a cuore questo
progetto e lo sentono loro. Non vi dico poi la soddisfazione che
provano quando vedono le verdure che hanno aiutato a coltivare nel
piatto e la gioia che provano nel sentire la mia risposta affermativa
alla domanda se quanto stavano mangiando proveniva dall'orto. Cose
che mi restano dentro e mi fanno sorridere perchè mi fanno capire
che ho costruito con questi ragazzi qualcosa che va ben oltre
all'aspetto materiale: abbiamo fatto esperienza di condivisione,
ascoltando e cercando di confrontarci, è stata un occasione di
crescita per entrambi. Si è andati ben oltre lo scopo di coltivare: è un momento in cui si può parlare e conoscersi
meglio, si può scherzare e confrontarsi liberamente senza mettere
alcun paletto, anche se c'è da lavorare. A convincermi di questo è
il fatto che sono gli stessi ragazzi a venirmi a cercare ed a
chiedermi se si entra o no nell'orto: se non gli piacesse non si
comporterebbero così e vado molto fiero di questo.
Quando è tempo di raccolta emerge un
po' di rivalità tra i vari gruppi in cui ho diviso i miei piccoli
aiutanti in quanto di solito solo ad uno spetta questo compito: ora
le cipolle sono quasi pronte e fortuna vuole che ne abbiamo piantate così tante col risultato che non avremo litigi su quale gruppo toccherà tale compito... Ciascuno darà il suo contributo come lo ha dato finora
perchè se l'orto sta dando questi risultati è grazie all'apporto di
tutti e al lavoro di squadra, dove ognuno è importante e nessuno è
escluso.
Har baje
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