mercoledì 4 ottobre 2017

L'orto continua...

L'altro giorno abbiamo raccolto l'insalata, la prima dell'anno: ha un verde intenso, ha delle foglie grandi e si fa notare già da qualche decina di metri di distanza. Non posso negare di essere soddisfatto ma più di ogni cosa mi rallegra il fatto che i ragazzi che mi stanno aiutando a coltivare erano i primi ad essere contenti, ad essere stupiti di quanto siamo riusciti a fare: il loro entusiasmo è davvero contagioso!
Non ne parlo molto, magari preferisco postare nella pagina facebook qualche foto, ma il progetto dell'orto è ancora vivo, procede lentamente come la crescita degli ortaggi e richiede pazienza affinchè i risultati si possano vedere. L'anno scorso non è andata troppo bene per via delle bizze del clima ma nei primi mesi del 2017 si sono raccolti i frutti: papaia, yuca e camote (una specie di patata dolciastra) che hanno permesso più pasti ai fanciulli, facendo così gioire i miei piccoli contadini che stavano per perdere ogni speranza circa il fatto che i loro sforzi potessero portare a qualcosa. Il problema è insegnarli ad aspettare: non si può avere tutto subito ed ogni cosa ha il suo tempo, specie in natura per cui, ad esempio, per la yuca ci vogliono almeno 9 mesi affinchè sia pronta per essere mangiata, per il camote quattro. L'attesa può spazientire, indurre ad abbandonare la strada intrapresa perchè non si vedono subito i risultati ma l'importante è non desistere, non mollare, continuare in quanto le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare: d'altronde le cose più belle sono quelle che si raggiungono impegnandosi fino all'ultimo e sapendo di aver dato il massimo. Non gli ho promesso che dandomi una mano tutto filerà sempre liscio: ci saranno momenti in cui si dovrà lavorare di più, altri meno, non mancheranno quelli di sconforto in cui gli sforzi compiuti sembreranno vani e sicuramente si avranno attimi di gioia e soddisfazione nel vedere i pomodori maturare, l'insalata crescere e nel raccogliere l'erba cipollina, tutte cose a cui hanno contribuito con le proprie mani. La cosa importante è che in questa attività non saranno mai soli: io li inciterò a dare il meglio, a stimolarli e poi avranno al loro fianco altri due o tre compagni con cui dividersi i compiti perchè qui il gioco di squadra è importante in quanto da soli non si possono raggiungere certi risultati, per farlo si ha bisogno della presenza degli altri con cui condividere il lavoro.
Quest'anno ho voluto fare un cambio radicale: prima di tutto ha rimpiazzato quasi tutti i fanciulli che davano una mano gli anni passati non perchè svolgessero male quanto chiedevo loro ma per il fatto che l'orto rischiava di diventare un circolo “esclusivo”, riservato a pochi eletti, e per la mia volontà di permettere ad altri quest'esperienza visto che questo progetto ha anche la finalità di farmi conoscere meglio i ragazzi, di dialogare di più e di fargli scoprire capacità che non pensavano di avere. Non obbligo nessuno a farvi parte: chiedo a tutti se sarebbero interessati a quest'attività e poi arriva la difficile scelta di decidere chi mi affiancherà per tutto l'anno tra chi voleva prendervi parte. A gennaio ne ho selezionato 16, 8 maschietti e 8 fanciulle, ma col trascorrere del tempo il numero è sceso per alcuni reinserimenti familiari e per qualche capriccio: non ho voluto sostituire chi se n'è andato per non rompere l'armonia di un gruppo che a poco a poco si andava formando e stava cominciando ad andare d'accordo e poi, visto che la ricompensa sarebbe stata un'uscita col sottoscritto a fine anno, non volevo che si creassero dei dissapori con gli ultimi arrivati.
Quest'anno poi ho deciso di ripulire l'orto da tutta la sabbia che il vento ha portato da quando è cominciato: ho perso il conto delle decine di carriole di sabbia portate in strada! Per dare nutrimento alla terra prima della semina sono andato a prendere coi ragazzi del fertilizzante naturale, gentilmente donato da una famiglia che alleva delle mucche: anche qui ho finito per dimenticare il numero dei sacchi caricati nella camionetta e portati a casa. Abbiamo realizzato anche una palizzata per proteggere dai forti venti la zona dove sarebbero stati seminati pomodori ed insalata, per evitare che la loro crescita fosse compromessa. Si è provveduto poi a cambiare i barattoli del latte in polvere con delle bottiglie di plastica per delimitare le zone dove avremmo coltivato in quanto si erano ossidate. Il lavoro è stato faticoso ma i ragazzi non si sono mai tirati indietro, nemmeno quando si trattava di togliere le erbacce che personalmente è la cosa più noiosa che si possa fare! Per questo ho voluto premiare il loro impegno a luglio portandoli a mangiare patasca, un piatto tipico che gli piace moltissimo: se lo sono meritati e questo aiuta anche ad incentivarli a continuare su questa strada.
Le ragazze sono quelle che lavorano meglio: si ripartono da sole i ruoli e a volte prendono l'iniziativa, come quando hanno voluto rinnovare il look dello spaventapasseri. Io le lascio fare perchè così l'orto lo sentono più loro. Non è da sottovalutare nemmeno l'operato dei più piccoli del gruppo che danno il massimo ogni volta che sono chiamati in causa mentre è coi più grandi che c'è qualche grattacapo in più: bisogna spronarli ogni cinque minuti, parlargli, incitarli altrimenti si perdono ma devo dire che, visto i risultati, tutto ciò vale davvero la pena.
Unico cruccio è la posizione dell'orto, troppo esposto al vento che porta di tutto e spesso non aiuta nella crescita delle piante. Quest'anno si è messo anche il freddo che si è fatto sentire per un tempo più prolungato del solito e ciò ha un po' ostacolato lo sviluppo degli ortaggi.
La cosa che mi soddisfa di più? L'aver fatto squadra per realizzare questo progetto: sono riuscito a coinvolgere un po' tutti i ragazzi, facendomi riempire le bottiglie di sabbia oppure aiutandomi a togliere quest'ultima dalla zona adibita alla coltivazione. Ho ascoltato anche i consigli di Don Claudio e Don Eliseo e ho accettato il loro prezioso aiuto nel piantare prezzemolo, camote e yuca: l'orto è anche un po' loro!
Motivo di orgoglio è vedere le espressioni felici dei ragazzi quando gli dico che è arrivato il momento della raccolta: è una cosa che li eccita un sacco! L'interesse che mostrano nel chiedermi come si lega una pianta di pomodoro ad un palo oppure come nascono i vari tipi di ortaggi mi rende contento perchè mi fanno capire che hanno preso a cuore questo progetto e lo sentono loro. Non vi dico poi la soddisfazione che provano quando vedono le verdure che hanno aiutato a coltivare nel piatto e la gioia che provano nel sentire la mia risposta affermativa alla domanda se quanto stavano mangiando proveniva dall'orto. Cose che mi restano dentro e mi fanno sorridere perchè mi fanno capire che ho costruito con questi ragazzi qualcosa che va ben oltre all'aspetto materiale: abbiamo fatto esperienza di condivisione, ascoltando e cercando di confrontarci, è stata un occasione di crescita per entrambi. Si è andati ben oltre lo scopo di coltivare: è un momento in cui si può parlare e conoscersi meglio, si può scherzare e confrontarsi liberamente senza mettere alcun paletto, anche se c'è da lavorare. A convincermi di questo è il fatto che sono gli stessi ragazzi a venirmi a cercare ed a chiedermi se si entra o no nell'orto: se non gli piacesse non si comporterebbero così e vado molto fiero di questo.
Quando è tempo di raccolta emerge un po' di rivalità tra i vari gruppi in cui ho diviso i miei piccoli aiutanti in quanto di solito solo ad uno spetta questo compito: ora le cipolle sono quasi pronte e fortuna vuole che ne abbiamo piantate così tante col risultato che non avremo litigi su quale gruppo toccherà tale compito... Ciascuno darà il suo contributo come lo ha dato finora perchè se l'orto sta dando questi risultati è grazie all'apporto di tutti e al lavoro di squadra, dove ognuno è importante e nessuno è escluso.
Har baje

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