giovedì 8 settembre 2016

Il bibosi nel motacù

Finalmente, dopo una decina di giorni di pioggia e di un freddo insolito per quest’epoca, è tornato il sole! Confesso che il maltempo mi è stato utile per sistemare alcune cose che avevo accantonato per mancanza di tempo: costretto a stare dentro casa sono riuscito finalmente a controllare e selezionare i film per i ragazzi, tradurre gli appunti sugli esercizi di fisioterapia che Francesco e Silvia mi hanno lasciato, sistemare un computer e fare qualche lavoretto che era quasi finito nel dimenticatoio. Ho avuto anche modo di poter approfondire alcuni aspetti della cultura boliviana di cui avevo sentito parlare anche grazie ai ragazzi, in special modo la storia del bibosi nel motacù.
Ad onor del vero Luis, il marito di Liliana, una volta me l’aveva accennata e ne ero rimasto così affascinato da promettermi di conoscerla meglio ma tra una cosa e l’altra non c’ero mai riuscito: devo ringraziare questi giorni di brutto tempo che mi hanno permesso di farlo, non tutto il male vien per nuocere!
Prima di raccontarla è obbligatoria una premessa: il motacù è una particolare specie di palma, dalle grandi foglie che vengono anche utilizzate per fare i tetti, mentre il bibosi è una specie di ficus benjamin, che qui raggiungono dimensioni notevoli. Non di rado nei giardini e per le strade capita di vedere il secondo attorcigliarsi, avvinghiarsi intorno al tronco del primo dando vita ad una sorte di simbiosi che porterà alla morte della palma e che ha acceso la fantasia della popolazione locale.
La tradizione del posto narra che molto tempo fa nella campagna viveva un giovane forte e robusto che si innamorò di una coetanea, conosciuta in una delle tante feste che si fanno al termine della mietitura. Sebbene l’amore fosse corrisposto i genitori della ragazza non vedevano di buon occhio il giovane e non accettavano la relazione dei due, arrivando a negare il permesso affinchè i due potessero vedersi.
Ai due innamorati non restò altra scelta che incontrarsi di nascosto e non perdevano occasione per farlo finchè un giorno i genitori di lei le comunicarono che avevano finalmente incontrato il suo futuro sposo, un giovanotto che rispondeva a tutti i loro requisiti, e che il matrimonio era fissato per l’indomani. La ragazza, consapevole che non poteva sfuggire a tale destino, si incontrò la notte stessa con il suo amato: non c’era altra alternativa che dirsi addio per sempre. Il giovane la prese tra le sue robuste braccia ed il loro abbraccio fu talmente forte che entrambi morirono nel farlo. Nel luogo dove si incontrarono per l’ultima volta comparve il primo bibosi nel motacù, a testimonianza del loro amore.
Una storia suggestiva anche se finisce tragicamente: per alcuni versi un po’ mi ricorda quella di Romeo e Giulietta e mi fa pensare che nonostante migliaia di chilometri di distanza e lingua, colore della pelle, cultura diverse l’uomo è sempre lo stesso, capace di creare dei racconti per spiegare fin dove può arrivare l’amore.
Har baje

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